Nelle ultime quarantottore, la presenza di navi da guerra cinesi e aerei militari ha preoccupato parecchio le autorità dell’Isola di Taiwan e la comunità internazionale. Ancora una volta, la flotta militare d’altura cinese ha superato il limite delle acque territoriali taiwanesi e lo spazio aereo dell’isola indipendente, provocando tensioni tra Pechino e Taipei.
Taipei- Un’azione fin troppo repentina per le autorità di Taiwan, quando all’alba del 14 Ottobre, la flotta della Marina e dell’Esercito di Liberazione Popolare Cinese, appare nelle acque territoriali di Taiwan, con un imponente schieramento aeronavale. Strong Net, il sistema di sorveglianza aerea, rileva nervosamente con i suoi impianti radar, le fregate classe Jangwei e gli aerei da caccia Sukhoi, decollati dalla Liaoning, la portaerei cinese, apparsa al largo delle coste di Taipei accompagnata da una formazione navale in assetto di guerra, per un totale di ventidue navi da guerra e altrettanti aerei da caccia. Si tratta, dell’ennesima esercitazione aeronavale cinese che in realtà è codificata come una prova tecnica di invasione da parte delle forze armate di Pechino, nei confronti dell’isola indipendente di Taiwan, considerata la provincia ribelle.
Da Taiwan, quella fermezza anticinese, forte anche dell’appoggio della comunità internazionale e della presenza americana nelle acque antistanti l’Isola di Formosa, un messaggio chiaro ed indelebile che negli ultimi anni ha irritato parecchio il reggitore supremo del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping. Pechino, dal canto suo, ha già dichiarato più volte di non retrocedere sulla volontà di impossessarsi di quella che è considerata la legittima proprietà della Cina e non intende allentare la morsa, avvertendo la autorità internazionali solidali con Taiwan, di non intromettersi nelle rivendicazioni territoriali e storico culturali, avanzate dal governo cinese.
In un briefing tenutosi a Pechino, Chen Binhua portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan, ha dichiarato che “la Cina non prometterà mai di rinunciare all’uso della forza su Taiwan”.
Un monito nei confronti dei separatisti di Taiwan e del presidente William Lai, protagonista del discorso indipendentista in occasione della festa nazionale. Parole pronunciate da Lai, in chiave anticinese che hanno ulteriormente irritato i vertici di Pechino. Dal canto suo Pechino considera Taiwan un diritto inalienabile, secondo Chen Binhua, una parte integrante dei territori cinesi che va conquistata anche pacificamente, visto l’esiguo numero dei separatisti presenti nell’isola e che non rappresentano la maggioranza nella popolazione di Taiwan. “Ad ogni modo, il nostro governo non tollera ingerenze da parte della comunità internazionale. Taiwan è un nostro diritto territoriale di appartenenza ai territori cinesi e non può essere trascurato”, ha concluso il funzionario cinese.
Alla luce dei fatti, il responsabile per la sicurezza nazionale di Taiwan, Tsai Ming-yen ha replicato duramente alle parole espresse da Pechino, rimarcando la ferma intenzione delle autorità di Taiwan a respingere qualsiasi attacco da parte delle forze cinesi. “Pechino ha condotto le manovre aeronavali contro sè stessa e ha reso favorevoli e più forti, i legami tra la nostra isola e la comunità internazionale”, ha detto Tsai nel corso di una conferenza stampa.
Nel frattempo, la flotta d’altura cinese, staziona al largo di Taipei impegnata-secondo le fonti dell’ammiragliato cinese-in un’imprecisata esercitazione aeronavale, lo Stretto di Taiwan rimane un via vai di aerei e navi cinesi in costante movimento, così come la flotta del Mar Giallo e del Mar Cinese Meridionale, rimane in allerta.
Gli Stati Uniti, rimarcano il loro pieno sostegno nei confronti dell’Isola di Taiwan, forti anche del fatto che Los Angeles e San Diego, rappresentano il grosso delle basi navali della US Navy nel Pacifico, con l’intenzione di far transitare naviglio militare nei pressi delle isole del pacifico e ad un centinaio di miglia dal Mar Cinese Meridionale.
Taiwan infine, punta sul sostegno della comunità internazionale, ed in particolare di Washington, posizione che non lascia indifferente Pechino, riluttante e desiderosa di mostrare i muscoli, nei confronti dei separatisti consapevoli di sentire sul proprio collo il fiato del Dragone Cinese.