Riceviamo e pubblichiamo una nota di riflessione sul concetto di “Partecipazione e Democrazia” da parte del noto politico locale prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio della Regione Puglia.

Nella mia precedente nota il tema affrontato è stato “la Partecipazione”. Anche per la rilevante astensione dei cittadini alle elezioni europee.  Un segnale significativo per la democrazia che per la prima volta nella nostra storia Repubblicana ha registrato un’affluenza alle urne sotto il 50 %, che conferma la crisi della Democrazia e non riguarda solo l’Italia ma anche l’Europa.

Ci volevano i rivolgimenti della storia di questo periodo per rivedere i cattolici, spronati da Papa Francesco, a farsi “Baluardo della Democrazia” facendo sentire la loro voce a Trieste dove si discute e ci si confronta sulle difficoltà del sistema Democratico in occasione della 50^ settimana sociale.

I Cattolici sensibili alle sfide e al cambiamento in corso, hanno avviato una riflessione corale per affrontare la malattia che affligge il sistema democratico. È un appuntamento che va avanti sin dal 1927 quando era in vigore il “Non expedit Papale” che limitava la partecipazione dei fedeli alla Politica Italiana.

Il tema di questa edizione “Partecipazione e Democrazia” è stato scelto un paio di anni fa, ed ha l’ambizione e mira a dare un’anima alla Politica anche per la disillusione dei cittadini nei confronti dei Partiti e di come gestiscono il Potere.

È questo il tempo del Governo della Destra, in Italia, con la Meloni; In Francia, in Germania avanza la Destra e alla Casa Bianca si affaccia lo spettro di Trump; La democrazia sta vivendo in tutto il mondo una stagione difficile, ed è preoccupante che questo accada anche in America, un Paese che non ha mai conosciuto dittature e al quale è stato riconosciuto il ruolo di guida del mondo Occidentale. Lo scorso anno la settimana sociale si tenne a Taranto con al centro tematiche di grande interesse socio-politico come il rapporto “uomo – lavoro – ambiente”.

Sono eventi di grande spessore, per qualità e per partecipazione, i più significativi realizzati nell’attuale orizzonte politico, caratterizzato da profondi sconvolgimenti.

Molto incisiva e ben accolta la “Lectio” del Presidente della Repubblica, Mattarella, che evocando i grandi pensatori politici, come Toniolo, De Gasperi, La Pira, Rousseau, Maritain ha invitato i cattolici a portare avanti questa nobile storia che è radicata nei principi della dottrina sociale della Chiesa e tornare alle radici del pensiero democratico, che è fatto di: bene comune, giustizia, solidarietà, sussidiarietà, libertà e soprattutto di Democrazia.

Con il suo discorso Mattarella si è messo dentro la storia della settimana sociale ed ha risvegliato l’orgoglio cattolico, che politicamente, sepolta l’esperienza della Democrazia Cristiana, è stata mortificata tanto che molti cattolici si sono sentiti irrilevanti e poco ascoltati in altri partiti. Invito rivolto ovviamente a tutti a non sentirsi analfabeti della Democrazia e ad adoperarsi per metterla in pratica ogni giorno, partecipando e non parteggiando, facendo in modo che tutti siano inclusi nella vita del Paese.

Vigilare e stimolare la partecipazione alla vita politica che è purtroppo ai minimi storici, per evitare la deriva democratica in cui il potere viene esercitato solo da una élite  ristretta.

I cattolici devono battersi con coraggio ed ostacolare tutte le semplificazioni di sistema o di restrizione dei diritti, in nome del dovere di governare. Una democrazia della maggioranza è una contraddizione ed è il preludio della sua fine. È il tempo di interrogarsi e proporre azioni concrete, perché le derive che stiamo vivendo possono portare ad un populismo nel quale si delega una persona o ad un gruppo la gestione del potere e la risoluzione dei problemi. Fa bene Papa Francesco ad indicare nella Fede la via maestra contro quel “Consumismo che anestetizza la nostra società”.

Partire dunque dal dovere di partecipare, fondamento essenziale della nostra vita democratica. La Chiesa è scuola di partecipazione e di cittadinanza attiva, consapevole delle difficoltà e dell’invecchiamento della democrazia. Da Trieste è salita una voce profetica: il Noi deve tornare a popolare la nostra città, i nostri quartieri al posto dell’io individuale che è, soprattutto, a livello politico, sta crescendo, dividendo ed isolando gli uomini gli uni dagli altri.

Nel 1944 l’Italia, dopo la caduta del fascismo e del nazismo, affrontò la ricostruzione civile e politica in modo esemplare grazie all’impegno dei cattolici, guidati dalla lungimiranza del politico Trentino Alcide De Gasperi.

Riproporre ai politici di oggi le sue lezioni può aiutare i cattolici e il paese a definire il cammino della democrazia. In questi giorni ho letto un saggio del giornalista Antonio Polito dal titolo “Il Costruttore”, che può tornare utile, perché commenta e sintetizza in modo organico le 5 lezioni di De Gasperi, che vado a riproporre all’attenzione generale in modo sintetico.

La prima lezione dell’autorevole profeta Europeo per un vero democratico è saper essere Antifascista e Anticomunista al contempo, rompendo nel 1947 la formula dell’alleanza di governo basata sull’unità antifascista, compromessa dalle contraddizioni degli alleati.

La seconda lezione o teorema è aver capito che per l’Italia la politica estera è la chiave della politica interna. È avvenuto con l’accordo per l’Alto Adige a tutela della minoranza tedesca, e con l’adesione al Patto Atlantico in prospettiva di un nuovo ordine europeo, creato anzitutto, contro i vecchi nazionalismi in materia militare.

Su ispirazione di De Gasperi fu varato il Trattato della Comunità Europea di Difesa; All’articolo 38 vennero indicate le scelte strategiche dell’Atlantismo e dell’Europeismo, sfidando la neutralità della Chiesa (né con gli USA né con l’URSS) poi nel 1948 ci fu la svolta filoamericana di Papa Pio XII.

La terza lezione riguarda l’economia con la seguente enunciazione: il rigore serve per la crescita, questa fornisce le risorse per le riforme sociali. Senza crescita non ci sarà nessuna riforma sociale. La sua dottrina sul rigore si scontrò con il partito della spesa pubblica impersonato da Fanfani, e da statista vince la resistenza ideologica e personale presente nel suo partito, la Democrazia Cristiana.

La quarta lezione riguarda il Sud consapevole che lo sviluppo del Sud è una leva indispensabile per l’intero Paese. Una idea antisecessionista “Ante Litteram” fu la istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, finalizzata ad interventi straordinari e strutturali, varata con la legge del 1952 per lo sfollamento dei Sassi di Matera. La città lucana un anno dopo, erigerà una statua in suo onore.

La quinta lezione è un monito di bruciante attualità; “Il leader è forte se sono forti le Istituzioni e non i Partiti”.

Sono racchiuse, in 5 lezioni,  il pensiero e l’eredità di De Gasperi “un modello da emulare”.

Ci sembrano lontani tempi in cui nel Parlamento si confrontavano i partiti di Maggioranza e di Opposizione, che pur avendo ideologie ed opinioni differenti, si esprimevano senza offendere o denigrare l’interlocutore. Anche perché la Politica con la P maiuscola è una cosa seria e va praticata in maniera altrettanto seria, in cui l’orizzonte fondamentale resti sempre la “Costituzione della Repubblica italiana” quella Carta che i Padri costituenti hanno scritto “col cuore e con il sangue” dopo il referendum del 2 giugno 1946, a 20 anni dalla dittatura fascista.

È doveroso ricordare assieme a De Gasperi, statisti che hanno segnato la Storia Repubblicana come Moro, Berlinguer e Almirante.

Come non rammentare un grande Pontefice, Paolo VI che definì la Politica “la più alta forma di carità”. Ma dov’è finita la “carità Politica”.

Riflettiamo, oggi più che mai, sulle parole del Papa Montini e sull’esempio del passato, tornando a partecipare ai processi sociali e alla vita democratica. Ogni cristiano è coinvolto davanti a questo grande compito che la storia gli affida ed è chiamato a difendere la Democrazia assieme a tutti i cittadini italiani.

Cordialità Prof. Pepe Pietro