Le perplessità degli operatori e la richiesta di un tavolo di confronto.

Assohotel Confesercenti e le altre organizzazioni nazionali rappresentative delle imprese turistico ricettive, segue da tempo e con attenzione il dibattito sulla riforma della fatidica imposta di soggiorno.

Di recente al  Ministero del Turismo e al Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono state formulate rassicurazioni sul fatto che non ci saranno aumenti, che gli adempimenti saranno semplificati e che l’imposta sarà destinata al turismo:  ma il resoconto dell’incontro tra i due Ministeri e l’ANCI non sembra muoversi in questa direzione.

Assohotel nazionale ribadisce  la contrarietà all’adozione di meccanismi che favoriscano l’aumento della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese e prevedano l’applicazione dell’imposta di soggiorno anche nei comuni non turistici.

Invece Assohotel e le altre associazioni di categoria suggeriscono di concentrare l’attenzione sulla messa a punto di quegli aspetti della normativa attuale che non ancora non funzionano al meglio, racchiusi in quattro punti fondamentali:

  1. ​stabilire che l’imposta sia contenuta entro un tetto massimo, in misura ragionevole, che non ecceda il livello attuale;
  2. ​definire un meccanismo semplice da comunicare al cliente e facile da applicare per il gestore, riducendo al minimo gli adempimenti formali;
  3. adottare un regolamento quadro, per assicurare uniformità sul territorio nazionale;
  4. ​garantire la trasparenza sull’utilizzo del gettito, che dovrà essere restituito al turismo.

Ne parliamo con Giampiero Laterza coordinatore provinciale Assohotel:

“sono in linea con le posizioni di Assohotel nazionale: l’applicazione dell’incremento di questa imposta  va ostacolata ed evitata. Gli alberghi non sono il bancomat dei Comuni. E non vogliono esserlo. Gli albergatori devono già affrontare una crisi epocale sia di clientela sia di concorrenza sleale, fanno ogni giorno tanti sforzi per andare avanti.  Se l’incremento della tassa di soggiorno lo vogliono adottare le grandi città come Roma, Venezia e Firenze, facciano pure. Ma questo aggravio non può essere applicato Urbi et orbi.”

Dello stesso avviso anche Angelo Matacchiera di Assohotel Taranto:

“imporre un aumento della tassa di soggiorno è come pagare due volte la stessa tassa:  una volta la paga la  struttura e una volta la paga il cittadino. Invece negli Usa la tassa di soggiorno era  nata come “tassa di scopo” per migliorare il servizio per i turisti.  Questa tassa si trasforma in un obbligo capestro che farà allontanare la clientela e non aiuterà lo sviluppo del settore”

Su questo tema così importante Assohotel provinciale si muoverà in questa direzione: chiederà, da subito, a tutti i Comuni che stanno già applicando la tassa di soggiorno di aprire un tavolo di confronto per fare chiarezza sugli introiti e condividere la loro destinazione, concentrando l’utilizzo sul miglioramento dei servizi turistici sul territorio.