L’inquietante scenario del Conflitto israelo-palestinese con ingenti perdite umane e gravissime conseguenze economiche.

Gaza-Sembra uno scenario apocalittico, e in effetti lo è, la Striscia di Gaza è diventata un paese fantasma, come se non fosse mai esistita, o addirittura, fosse una colpa gravissima-quella dei palestinesi-quella di cercare l’inalienabile diritto dell’indipendenza.                                                      Dallo scoppio della guerra, ai giorni attuali, Gaza è diventata il paese fantasma per eccellenza, con una gravissima crisi economica, seconda solo alla seconda intifada e un ingente numero di morti. Secondo le stime ONU, dall’inizio del conflitto il 40% di tutte le vittime coinvolte nel conflitto sono bambini inferiori all’età di 18 anni, un dato triste che la dice lunga in termini del ricambio generazionale in medio oriente, nel breve periodo.                   Una crisi umanitaria senza precedenti che ha indebolito ulteriormente il capitale umano, con il 75% della popolazione di Gaza, costretta ad abbandonare le proprie case distrutte dall’artiglieria israeliana, si parla di 1’7 milioni di palestinesi rimasti senza casa ed in condizioni di estrema povertà. Sono 2,3 milioni i palestinesi che allo stato attuale sono alle prese con la scarsità di cibo, acqua, elettricità, carburante e medicine. Un dramma umanitario e interminabile, causato ancora una volta dalla logica della follia predominante nelle sale del potere.                                                Un terzo dei trentasei ospedali esistenti a Gaza, funziona solo parzialmente, il resto delle strutture hanno cessato l’attività per mancanza di corrente elettrica e materiali sanitari. Sono 1,2 milioni i palestinesi rimasti senza casa e dallo scoppio del conflitto i danni alle infrastrutture e ai beni immobili, sono di immani proporzioni con 23.000 unità abitative totalmente distrutte dai bombardamenti, con danni irreversibili alla viabilità, alle condutture idriche e al sistema di distribuzione dell’energia elettrica.

Disastrosa la situazione economica, con l’intero sistema produttivo in ginocchio e con una crisi economica senza precedenti che ha messo in serie difficoltà l’Autorità Nazionale Palestinese, incapace ad autofinanziarsi e con un regime fiscale relativo agli introiti, inesistente.        Nella Striscia di Gaza, i dati congiunturali parlano di una netta caduta del PIL, pari all’80% da 670 milioni di dollari si è passati a 90 milioni di dollari, con tutte le attività ferme e con un’economia circolare che nel breve periodo è scesa sotto la soglia minima consentita e con un regime fiscale inesistente (stime dell’istituto di statistica palestinese PCBS), un danno sostanziale che si aggira intorno agli 1’5 miliardi di dollari. Negli ultimi quattro mesi, la situazione è andata a peggiorare ulteriormente con una perdita secca in termini di introiti fiscali, pari al 35%, con tutti i settori paralizzati dalla violenza del conflitto e legati alla sua durata.                                                                                                                                                                      In termini brevi, l’unica speranza per il popolo palestinese, sarebbero gli aiuti umanitari provenienti dalla solidarietà delle altre nazioni, per il resto la crescita è bloccata dagli inasprimenti del conflitto con i paesi confinanti come Libano e Siria e con i vicini dell’Iran e dello Yemen, che in ultima analisi avrebbero condizionato la durata del conflitto, oltre i territori palestinesi.                                                                                                                            Dal canto suo Israele al tavolo internazionale, non demorde e continua il progetto d’invasione in Libano e l’allargamento dei propri confini verso est- sud est nei territori della West Bank in Cisgiordania, continuando sempre con la volontà di non lasciare i territori occupati.                                             Un dramma senza fine che ha messo in ginocchio, la già precaria economia palestinese, relegandola nei meandri della più grave recessione economica da quando esiste il conflitto israelo-palestinese.                                                                                                                                                 In mancanza di accordi internazionali, su un eventuale cessate il fuoco, mai accettato da entrambi le parti, e con Libano e Iran scesi in campo pronti ad una guerra senza nessun ripensamento, i danni inflitti all’economia locale palestinese ammontano a 3’5 miliardi di dollari dallo scoppio del conflitto geolocalizzato. La situazione economica potrebbe peggiorare fino al totale disfacimento del connettivo socio economico palestinese, con l’entrata in guerra dell’Iran che ha già iniziato una campagna missilistica contro lo stato ebraico.                                                                                                      Strano: i fondi economici per armare gli eserciti si trovano sempre e comunque ed in qualsiasi contesto. Non si trovano invece fondi di ristoro e aiuti per le popolazioni afflitte dallo spettro della guerra, questa, ultima analisi è una delle tante sfaccettature della “Stupidità Umana”.