Certamente complice la diretta televisiva dell’evento, ma la notizia che la premier Meloni non ci sarebbe stata, ha fatto sì che è giusto una sparuta minoranza di fasce tricolori quella che ha occupato solo una piccola parte della ampia sala congressi, considerando gli oltre 300 primi cittadini che già Puglia e Basilicata contano insieme. E per di più, appena a mezzogiorno, sono stati almeno una decina – al limite con lo sgarbo istituzionale e forse un segnale al palco– i sindaci che, sabato scorso, non hanno neppur ascoltato il discorso del Ministro alle Imprese e al Made in Italy, Adolfo D’Urso, prima dell’apertura ufficiale della 87^ Fiera del Levante di Bari: ovvero l’ineludibile appuntamento annuale dell’Italia con il Sud che, almeno ai suoi tempi d’oro, era coronato dalla presenza di illustri ospiti stranieri e delle più importanti figure nazionali non solo istituzionali, ma anche del miglior mondo imprenditoriale e della finanza non solo italiano.
Non certo il pienone di tante passate edizioni, un’immagine che ci è quasi suonata come una rappresentazione plastica del clima generale di incertezza che regna, tra i sospesi al vaglio degli inquirenti e le tante divisioni tra partigianerie diverse, in cui praticamente tutti, senza distinzioni, sembrano alla ricerca di una propria quadra in vista delle elezioni regionali forse più importanti d’Italia, anche per i suoi riflessi internazionali. Quelle che comunque vedono al centro la universale Città di S. Nicola che, consacrata “Ponte di Pace tra Oriente e Occidente” non solo cristiani, nel 1990, con Papa Wojtyla e il premier Andreotti, potrebbe oggi. ancor più motivatamente che allora, vedere partire da qui – con Politica, Chiese del Mondo e Papa Francesco – una iniziativa tale che possa costringere tutte le diplomazie, nessuna esclusa, a cercare immediate e concrete soluzioni diplomatiche per fermare «la guerra per procura» che, realisticamente a rischio di divenire nucleare e globale, sta già distruggendo, per ora solo economicamente, Italia ed Europa.
Né più né meno, secondo una nostra personale chiave di lettura, la verosimile scommessa sulla Pace con Bari protagonista- necessariamente dissimulata – accesa da quella indubbia protagonista della geopolitica internazionale che guida il nostro Paese (v. BariSera La Meloni e la”melina” del 7ottobre 2022 ). Quanto potrebbe anche spiegare il perché Giorgia Meloni abbia condiviso la scelta strategica di un candidato sindaco, alle ultime Amministrative, nel più che accreditato Fabio Romito: una risorsa non del suo partito ma di quello della coalizione più apertamente critico verso la conduzione smaccatamente servile e filo atlantista dell’ UE, E dunque una volta eletto, il sindaco ideale, in accordo con la Chiesa, per poi sostenere in loco una iniziativa “terza” per la Pace, ma presa indipendentemente dalla politica nel nome di Dio…e che dunque non pregiudicasse la partita al Risiko mondiale, quello reale in atto e con guerre in corso, che la Meloni sta giocando per l’Italia a carte rigorosamente coperte; praticamente come tutti, d’altronde, e in attesa del risultato delle elezioni americane con l’incognita tra pace o guerra, a seconda che vinca Trump o la Harris.
Ma carte forse anche troppo nascoste, visto che il tema della pace mondiale – non certo credibilmente proponibile dai progressisti per impostazione ideologica e visione internazionale – avrebbe potuto fare la differenza in queste elezioni, se almeno accennato in campagna elettorale da parte della destra e del centro, in nome di quei valori cristiani e tradizionali che sono un elemento quasi identitario della “baresità”: tra «pacifinti», pacifisti ideologici a senso unico e quelli che non hanno votato perché confusi o sfiduciati della politica, non certo, secondo noi, ci sarebbe stato un astensionismo di oltre il 50% sapendo che il voto a cui erano chiamati tutti era anche un voto per la pace. Né quantomeno ci sarebbe stato quel quasi plebiscito a favore della sinistra che ha portato a Bruxelles l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, già ventilato candidato alla poltrona di governatore di Puglia, e ora pesante ipoteca per le regionali dell’anno prossimo, considerando la comprovata efficienza della macchina organizzativa e di propaganda di cui può disporre.
Comunque sia e tornando al presente, sùbito qualche titolo come “Fiera delle polemiche”, poiché l’assenza fisica della nostra premier ha fornito un facile pretesto al governatore Michele Emiliano per tacciarla, sostanzialmente, di non aver voluto accettare il confronto con chi, al potere da vent’anni, oggi ritiene di poter praticamente rivendicare il successo attuale della Puglia soprattutto alla sinistra, oltre ad offrirgli l’occasione per aprire una parentesi sul grosso rischio, per il Sud e la nostra regione, rappresentato dall’autonomia differenziata. L’esatto contrario di quanto invece sostenuto dal Ministro D’Urso e del messaggio di fiducia per il futuro lanciato in video, ad apertura della manifestazione, dalla Giorgia nazionale che, ricordando un G7 voluto qui, ha invece parlato di «un Sud locomotiva d’Italia» e di un cronoprogramma di progetti già avviati con importanti investimenti, peraltro ulteriormente garantiti dalla presenza, ora in Europa, di un importante Vice Commissario con delega come l’esperto e accreditato a livello internazionale Raffaele Fitto, pugliese e persino con una grande esperienza regionale nella sua storia personale.
Inutile ripetere una cronaca già ampiamente trattata da tutti i media, sul palco, oltre agli ospiti menzionati, impossibile non citare il neo sindaco di Bari Vito Leccese per il suo benvenuto ai presenti e, a precedere il taglio del nastro, gli interventi finali della volitiva imprenditrice e presidente della Fiera, Simonetta Lorusso, e del presidente della società di gestione del quartiere fieristico Gaetano Frulli, che hanno parlato di progetti di ampliamento e modernizzazione di questa Campionaria, nata peraltro circa un secolo fa come una grandiosa vetrina (comunque fisicamente restata tale prima della sua parcellizzazione) nel sogno realizzato dall’allora Ministro dei Lavori Pubblici, Di Crollalanza, di fare della sua Bari, negli anni ‘30, la splendida “Porta d’Oriente” dell’Italia nel Mediterraneo.
Un nome citato anche dal palco, quello di Araldo di Crollalanza, non è comunque mancato un doveroso ricordo anche dell’indimenticabile Pinuccio Tatarella. Il che ci offre l’occasione, visto che in fin dei conti di politica stiamo parlando, almeno di un accenno, dopo quanto già precedentemente pubblicato (v. Corriere Puglia e Lucania.it sul “… centrodestra al contrattacco “del 13 luglio u,s,) su una seconda riunione sempre dal titolo “I baresi del centrodestra – uniti per andare oltre” di circa una settimana prima di questo evento, e che ha riempito la sala convegni di Villa Romanazzi di un pubblico accaldato e non solo strettamente d’area.
Ancora una volta tanta voglia di riscatto di «una Bari che può e deve rinascere» come appello dei più svariati interventi, ma con tutti praticamente ancora increduli per quel 70% alla sinistra, a causa di una maggioranza che ha praticamente disertato le urne «e da recuperare al più presto». Mugugni e accuse di ritardi e mancato ascolto delle istanze dal basso anche per individuare il nome di un candidato che possa andare “oltre” per catalizzare un consenso diffuso attraverso temi concreti e condivisibili, tanta la voglia di fare registrata. Qualche protagonismo di troppo e angoli da smussare, evidente a nostro avviso la mancanza di una cabina di regia veramente capace di fare sintesi delle varie anime e l’assenza di spin doctor capaci di suggerire strategie e tradurle in modo efficace ad uso dei media. Insomma un centro destra forte e che, se organizzato per bene, può davvero riscattare il risultato delle amministrative e sovvertire ogni pronostico per le prossime regionali.
Due destini comuni e collegati tra loro, quello di una Fiera del Levante che sogna un ritorno a una grandezza perduta e quello di una Bari, o parte importante di essa, che lotta per mantenere vivi i suoi valori più sentiti e tradizionali, ecco come il report dell’apertura di questa Campionaria ha finito col trasformarsi nel ritratto di una Città tra passato e presente, ma il cui futuro dipenderà anche dal prossimo voto dei suoi cittadini e di quelli pugliesi in generale. E qui, scusandoci della lunghezza, finisce il nostro tentativo di fare la nostra parte non solo da semplici cronisti.
Enrico Tedeschi