Gentile Direttore,
Leggo su ben 20 testate diverse, nazionali e non, unanime dissenso per l’apertura della cosiddetta “stanza
dell’ascolto“ all’ospedale Sant’Anna di Torino. Per chi non lo sapesse, si tratta di uno spazio dedicato ai volontari del Centro di aiuto alla vita che si occupano di accogliere donne incinte pronte ad abortire, per offrire loro un’alternativa.
Dalle femministe sempre arrabbiate ai partiti della sinistra, tutti, nessuno escluso, si stracciano le vesti invocando il diritto della donna ad esercitare la propria autodeterminazione per eseguire un infanticidio prima della nascita. Già questo sarebbe, giustamente,  un motivo di dissenso per l’aborto: è dato scientifico che, dal momento del concepimento, inizia la vita di un essere umano unico e irripetibile, diverso dai suoi genitori.

Ma c’è un altro problema, del quale ben pochi si occupano.

Chi è veramente femminista non dovrebbe essere contraria ad aiuti che possono salvare la donna.
Chi è veramente femminista dovrebbe aver capito che abortire è una piaga, un dramma per il quale pagano le donne.
Chi è veramente femminista  dovrebbe condurre battaglie di conquista, non di autodistruzione.
Chi è veramente femminista non permetterebbe mai all’uomo di scaricare il problema “gravidanza inaspettata“ sulla donna.
Cosa accade infatti alla donna dopo l’interruzione volontaria di gravidanza? Anche in questo caso non ci sono grandi divergenze tra studi psicologici:(https://www.istitutopsicoterapie.com/conseguenze-psicologiche-dellinterruzione-di-gravidanza-volontaria/
[1]_) ”I sintomi principali che fanno rientrare la SPA ( Sindrome
Post-aborto) nella categoria della sindrome post traumatica da stress
sono:_

_Esposizione o partecipazione ad un’esperienza di aborto, percepita come uccisione volontaria di un bambino ancora non nato;_
_Rivivere in modo intrusivo l’evento dell’aborto;_
_Sforzi per evitare di riportare alla memoria i ricordi legati
all’interruzione di gravidanza;_
_Altri sintomi associati all’evento come senso di colpa e sensazione
di essere sopravvissuti che non erano presenti prima del trauma.”_

Torniamo quindi al quesito iniziale: se tutti coloro che si scagliano contro la “stanza dell’ascolto“ avessero torto? Se fosse
necessario, invece, fare una riflessione e rivedere le proprie posizioni? Se l’ideologia fosse un velo opaco che copre la verità? Se le femministe, sull’aborto, avessero sbagliato tutto?

Prof. Vittoria Criscuolo

vicepresidente Pro-life insieme

Prolifeinsieme

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