Di Raffaele Gaggioli

Sin dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, l’attenzione delle forze armate israeliane è stata rivolta soprattutto verso due suoi confini.

Il primo è stato ovviamente quello con la Striscia di Gaza, territorio palestinese controllato da Hamas. Dopo l’attacco il governo israeliano ha quindi ordinato l’invasione del territorio per distruggere il gruppo terroristico e liberare gli ostaggi israeliani.

Il secondo è invece il confine con il Libano. Oramai da decenni, la zona è teatro degli scontri quasi quotidiani tra le forze armate israeliane ed il gruppo terroristico di Hezbollah. Come Hamas, Hezbollah è un gruppo terroristico sciita sostenuto militarmente e politicamente dalla Repubblica Islamica d’Iran.

Sin dalla conclusione della guerra civile libanese (1975-1990), Hezbollah controlla quasi totalmente il sud del Paese e ha una notevole influenza sul governo civile in Beirut. In effetti, grazie alle sue risorse economiche e militari, Hezbollah è considerato da molti il vero governo libanese.

Sin dall’inizio della guerra in Gaza, Hezbollah ha quindi tentato di assistere Hamas mediante una serie di bombardamenti contro la regione israeliana della Galilea. Oltre a costringere gli abitanti della regione ad evacuare, questi attacchi non sembravano comunque stare producendo risultati significativi.

Lo scorso luglio un razzo di Hezbollah aveva però colpito un campo di calcio nel Golan, uccidendo 12 ragazzini appartenenti alla comunità drusa israeliana. Anche se i leader del gruppo terroristico avevano sin da subito negato ogni responsabilità, era diventato sin da subito evidente che il razzo fosse partito da una delle loro postazioni.

Di fronte a questo bombardamento, Israele aveva reagito con una serie di attacchi mirati per indebolire il più possibile Hezbollah. Oltre alla distruzione di molte piste da lancio e depositi di munizioni, gli attacchi arei israeliani avevano ucciso Fuad Shukr, uno dei principali comandanti militari del gruppo terroristico.

Non solo questi attacchi avevano dimostrato la superiorità militare di Israele, al punto che le sue forze aeree avevano potuto impunemente colpire i sobborghi di Beirut, ma avevano anche privato Hezbollah di alcuni dei suoi principali leader militari.

Tuttavia, la perdita di materiale e uomini non aveva dissuaso Hezbollah dal proseguire i suoi scontri con le forze armate israeliane. A differenza dell’’Iran, il gruppo terroristico libanese aveva infatti rifiutato di attendere la fine delle trattative per un possibile cessate il fuoco tra Hamas e Tel Aviv prima di riprendere le ostilità.

Secondo alcuni analisti, Hezbollah semplicemente non può permettersi una tregua con Tel Aviv. Da un lato, il gruppo terroristico ha rifiutato le richieste di Hamas di invadere via terra Israele.

Dall’altro lato, qualsiasi accordo con Israele sarebbe visto come un segno di debolezza. Hezbollah ammetterebbe indirettamente di non essere in grado di sconfiggere Israele, indebolendo la sua posizione sia in Libano sia nel resto del mondo arabo.

Tuttavia, le recenti azioni di Israele contro il gruppo terroristico potrebbero cambiare la situazione.

Pochi giorni fa il Libano è stato sconvolto ancora una volta da una serie di esplosioni, ma stavolta non si è trattato di semplici bombe. All’improvviso, i walkie-talkie e i cercapersone in dotazione ai membri di Hezbollah hanno iniziato ad esplodere.

I servizi segreti di Tel Aviv avevano infatti fornito questi strumenti elettronici, segretamente modificati per esplodere a comando, ad Hezbollah attraverso una serie di aziende fasulle. In poche ore, il sistema di comunicazione di Hezbollah è stato gravemente danneggiato.

Questo ha costretto Ibrahim Aqil e gli altri leader militari di Hezbollah ad incontrarsi di persona per discutere la situazione, anziché discutere via radio come di consuetudine. Durante la loro riunione, l’edifico dove si trovavano è stato però bombardato da un caccia israeliano.

A differenza delle occasioni precedenti, ora il sud del Libano e i quartieri fondamentalisti di Beirut sono dominati dal silenzio. I leader di Hamas non possono rilasciare nessun messaggio di propaganda a causa della distruzione della loro rete di comunicazione, né tantomeno coordinare una risposta militare a causa della perdita di almeno dieci dei loro comandanti militari.

L’unica risorsa rimasta a loro disposizione è l’ampia rete di tunnel sotterranei che si dirama per buona parte del Libano.

Ora, bisogna vedere cos’abbia intenzione di fare Israele. Il primo ministro Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant potrebbero decidere di invadere il Libano, in modo da costringere Hezbollah a ritirare le truppe dal confine e garantire così la sicurezza della Galilea.

Gli Stati Uniti hanno però già dichiarato che non sosterranno quest’operazione militare, in quanto causerebbe una pericolosa escalation.  Inoltre, molti ricordano che Israele aveva già tentato un’operazione simile nel 1982 ma era stato costretto a ritirare le sue truppe nel 2000 senza aver ottenuto alcun risultato.

Di Raffaele Gaggioli

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