A distanza di un paio d’anni ci ha lasciato  Caterina Valente, anche lei riconosciuta ed acclamata artista ciociara  questa grande donna, figlia della emigrazione.

Due tre anni addietro ci ha lasciato Gina Lollobrigida, figlia di Subiaco, che per mezzo secolo ha fatto godere il mondo intiero, ora una figlia di San Biagio Saracinisco, questo antico paesetto ai piedi delle Mainarde in Valcomino che oggi conta due-trecento anime…  In queste brevi linee dedicate a Caterina Valente richiamo alla memoria,  a parte le antiche  vicende medievali coi Saraceni razziatori arrivati fino a quei luoghi e che hanno dato il nome alla località, soprattutto la feroce esperienza durante la seconda guerra mondiale vicino al fronte di Cassino che ne causò la totale distruzione. Rammento che alcuni anni addietro Caterina Valente è stata presentata  per la prima volta nel libro  “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride” che caldamente raccomando.  La vera caratteristica sociale e folklorica  della popolazione di San  Biagio e delle sue frazioni sparse nel territorio erano il nomadismo e l’emigrazione  non solo stagionali: li si incontravano nelle località  vicine  come braccianti e giornalieri  o nei  mercati e fiere della zona  come  venditori della fortuna col pappagallo nella gabbia o come cantastorie e cartomanti,  ammaestratori di cani e perfino talvolta del povero orso marsicano  e addirittura con la scimmietta  e anche  come esperti mestieranti: arrotini, ombrellai, ramai, piattai e vasai, cordai. Altrove si incontravano  i pifferari e zampognari pure di San Biagio  che in occasione di certe celebrità religiose abbandonavano,  a partire dalla Immacolata Concezione, le rispettive famiglie  per almeno tre settimane, andando a suonare e a cantare la Nascita del Bambinello  a Natale davanti alle edicole o alle case  nelle grandi città, non solo Roma e Napoli, per guadagnare il loro gruzzolo:  altri spostamenti in più occasioni durante l’anno. La tradizione degli artisti girovaghi già verso la fine del 1700 la incontriamo  all’estero specie in Francia, Inghilterra e Germania e chissà dove altro, i veri pionieri della emigrazione italiana, iniziata proprio dalla Valcomino: S.Biagio, Picinisco e sue frazioni, Cardito di Vallerotonda, Vallegrande di Villalatina, da Atina, da Cerasuolo di Filignano furono gli avamposti.

Allorché iniziò la grande emigrazione italiana  a livello nazionale dopo l’Unità, la diaspora divenne continua fino al quasi spopolamento di questi luoghi e in tale esodo dalla metà del 1800 gli artisti girovaghi continuarono la loro peregrinazione  con la presenza  della donna che ballava e suonava il tamburello;  uno spettacolo consueto per le vie delle città europee e naturalmente non solo ciociari ma anche i posteggiatori e i mandolinisti napoletani e anche pur se un numero esiguo, gli arpisti di Viggiano di Potenza.

Da  notare  che i suonatori di zampogna e di piffero di San Biagio erano particolarmente conosciuti, ci fu perfino qualche importante artista, quale Henri Lehmann, che fu attratto a quei tempi a San Biagio grazie ad uno di questi artisti girovaghi, un Iaconelli, che aveva conosciuto  a Parigi.  E tra questa umanità, verso la fine del 1800 e gli inizi del 1900,  a  Parigi, ammaliante e sfavillante, che tutti accoglieva e tutti faceva valere, incontriamo anche questo ragazzo organettaro di San Biagio; Giuseppe Valente che al momento opportuno si unì con Maria, ballerina, cantante, esperta di strumenti  musicali, spigliata ed espansiva e assieme vissero la loro esistenza sui palcoscenici delle strade e dei teatri e nel 1931misero al mondo quel capolavoro di figlia, Caterina: la rete fornisce infinite informazioni  su questa artista sprizzante gioia di vivere e entusiasmo e comunicazione.

Da evidenziare la sua assoluta umanità ed umiltà,  la non comune spontaneità  e amore del pubblico, la grande versatilità e ricchezza espressiva:  richiesta e apprezzata  in tutto il pianeta, dove era di casa, anche perché la sua carriera l’aveva abituata al cosmopolitismo e alla padronanza delle principali lingue europee. A Parigi  negli stessi anni delle esibizioni  di Caterina, anni ’55-’65, un altro massimo artista teatrale e televisivo pure  di origini ciociare e cioè quell’impagabile

Coluche, una autentica reliquia della  popolazione francofona, anche lui estroverso, aperto, amante della gente specie dei poveri e anche degli animali,  mieteva successi e riconoscimenti: rinvio ai miei articoli su questo inimmaginabile personaggio, reale patrimonio della Francia e dei Francesi, più ancora di Caterina Valente, laddove in Italia è zero completo,  senza parlare  della Ciociaria…

Michele Santulli

foto Caterina Valente