Fai, Flai e Uila: “Proposta di aumento salariale inadeguata”
Dopo nove mesi di trattative per il rinnovo del Contratto Provinciale di Lavoro degli Operai Agricoli e Florovivaisti delle Province di Bari e Bat (limitatamente a 7 comuni ex Provincia di Bari), scaduto il 31 dicembre 2023, le rappresentanze sindacali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila-Uil, si sono viste costrette ad interrompere ieri sera il negoziato, avviato lo scorso mese di dicembre con Confagricoltura, Coldiretti e Cia.
La piattaforma rivendicativa oggetto di trattativa contiene, oltre alla richiesta di aumento salariale per il biennio 2024-2025, anche una scommessa sullo sviluppo complessivo del settore che abbiamo lanciato alle parti datoriali su punti qualificanti e con un “alto valore sociale”. Intendiamo portare avanti una proposizione costruttiva sui temi del mercato del lavoro, della bilateralità, del welfare contrattuale, del sistema degli appalti, sulla sicurezza sul lavoro, sui permessi e sulla violenza di genere.
Ma d’altra parte da ormai 9 mesi stiamo riscontrando un atteggiamento poco aperto e costruttivo che ha portato allo stop delle trattative, dopo numerosi cambi di direzione su temi che erano stati già oggetto di condivisione.
L’interruzione delle trattative è avvenuta dopo l’ennesimo “no” all’aumento dei salariali dei lavoratori agricoli che in questi anni hanno visto ridursi drasticamente il loro potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Sono gli stessi lavoratori celebrati per la loro abnegazione e il loro sacrificio profuso durante il Covid i quali, oggi, non vengono rispettati nel loro diritto ad una vita dignitosa.
La proposta di parte datoriale è, infatti, uno schiaffo per tutte le persone impegnate nei campi che contribuiscono, con il loro lavoro, a rendere i nostri prodotti delle eccellenze in Italia e nel mondo. Un irrigidimento che riteniamo immotivato e irrispettoso quello palesato dalle parti datoriali, ferme nel negare un aumento salariale legittimo che, come organizzazioni sindacali, abbiamo richiesto in piattaforma. E tutto ciò, senza considerare che proprio negli ultimi anni è cresciuta notevolmente l’attenzione dei Governi verso il mondo agricolo, con agevolazioni e tutele che hanno consentito alle aziende di ridurre i costi oltre ad acquisire risultati e performance di rilievo per il settore.
In questi anni abbiamo assistito ad un balzo dell’export dei prodotti agricoli pugliesi con aumenti a doppia cifra per le più importanti filiere come quella olivicola (+25%) e dell’ortofrutta (+18%). Nello stesso tempo continua a crescere il numero degli agriturismi, un aumento superiore 50% in 10 anni, con un’offerta di qualità che fa registrare una crescita esponenziale degli ospiti sia per la ristorazione che per l’alloggio.
I dati testimoniano, quindi, una significativa controtendenza di sviluppo del settore agricolo, rispetto invece ad altri settori produttivi che ancora faticano ad uscire dalla crisi generalizzata. Questi i trend di un settore che, statistiche alla mano, accresce di valore, ma non riesce a ripartire il plus valore all’interno della filiera.
Nello stesso tempo, però, i rappresentanti delle imprese lamentano, durante le stagioni di raccolta, la penuria di manodopera soprattutto specializzata come, ad esempio, la figura del potatore, profilo ricercatissimo nel comparto agricolo, che però al tavolo di concertazione si vorrebbe demansionare con ripercussioni nefaste per il mercato del lavoro agricolo. La nostra posizione è chiara: per attrarre manodopera è necessario restituire dignità ai lavoratori rendendo più attrattivo il settore.
Queste, dunque, le ragioni che, come sindacati, ci spingono a stigmatizzare e disapprovare l’atteggiamento di chiusura posto dalle parti datoriali, interrompendo ogni trattativa al tavolo contrattuale. Pertanto, proclamiamo lo stato di agitazione del settore agricolo delle Provincie di Bari e Bat, annunciando iniziative di presidio e mobilitazione che saranno programmate nelle prossime ore.