© foto di SSC Bari
In un contesto calcistico in cui il Bari sembra muoversi come i personaggi di Samuel Beckett in *Aspettando Godot*, sempre in bilico tra la ricerca di un’identità perduta e la speranza di un futuro migliore, arriva finalmente una vittoria che spezza il circolo dell’attesa. La partita contro il Mantova, squadra rivelazione, si presentava come un’insidia, un test di maturità per i biancorossi. La sfida non era solo contro l’avversario, ma contro le insicurezze e le difficoltà che hanno caratterizzato l’inizio di stagione.
Se la squadra virgiliana, con la freschezza tipica delle neopromosse, ha cercato di imporre il proprio gioco, il Bari ha saputo rispondere con saggezza e personalità. L’approccio tattico di Longo è stato pragmatico: un 3-5-2 che ha puntato sulla solidità difensiva e sul pressing alto, elementi che hanno reso difficile per il Mantova trovare spazi. Il Bari sembrava combattuto tra il fare e il non fare, tra la prudenza e il rischio. Ma alla fine, ha scelto di agire.
Il primo tempo ha visto un Bari compatto e deciso, con un Lella ispirato che, al 31′, ha trovato il gol del vantaggio con un colpo di testa su calcio d’angolo pennellato da Falletti. Proprio Lella, alla sua prima da titolare, si è subito trasformato in protagonista, come un personaggio uscito dalle pagine di una fiaba, un barese che fa gol con la maglia del Bari, nello stadio dei suoi sogni e che va ad esultare sotto la “Nord”. Il suo gol è stato il simbolo di una squadra che, nonostante le difficoltà, ha trovato il coraggio di prendere in mano il proprio destino.
Tuttavia, il calcio – è risaputo – non è una scienza esatta e ogni partita riserva sorprese inaspettate. Le ammonizioni di Lella, Vicari e Pucino hanno reso la seconda parte dell’incontro una battaglia di nervi. Il Mantova ha spinto, schiacciando il Bari nella propria metà campo, ma senza creare vere e proprie occasioni da gol. Qui si è visto il valore della resistenza e della gestione del gioco da parte dei biancorossi, una prova di maturità che non ha lasciato spazio agli errori.
Come nel romanzo *Delitto e castigo* di Dostoevskij, il Bari ha dovuto affrontare momenti di sofferenza per ottenere la sua redenzione. La squadra, sotto pressione, ha retto all’urto, con una difesa solida e un gruppo coeso che ha dimostrato di essere già una famiglia, capace di soffrire e lottare insieme. Nel calcio, come nella vita, le difficoltà non sono che tappe necessarie verso la crescita e la vittoria finale.
Il secondo gol, siglato da Mantovani al 90′, ha chiuso definitivamente i giochi. Anche questo arrivato da calcio piazzato, a suggellare una vittoria che ha visto il Bari padrone dei dettagli tattici, un segno evidente dell’impronta di Longo sulla squadra. Proprio come una tragedia greca, la partita ha visto momenti di tensione alternarsi a sprazzi di luce, ma alla fine il destino ha sorriso ai pugliesi.
La vittoria contro il Mantova non è solo una questione di tre punti. È il primo vero segnale di un gruppo che sta crescendo, che sta imparando a conoscersi e a lavorare insieme. È una vittoria che porta con sé una ventata di entusiasmo, una nuova speranza per il futuro, come se, dopo tanto tempo trascorso a guardare oltre l’orizzonte in cerca di risposte, finalmente il Bari avesse trovato la propria strada.
Ora, con cinque punti in classifica, si può guardare al futuro con più ottimismo. Come scriveva Italo Calvino ne *Il barone rampante*: “Il vento cambia, bisogna essere pronti a cavalcarlo”. E così il Bari, galvanizzato da questa vittoria, sembra pronto a spiccare il volo, con la consapevolezza che, dopo aver superato le difficoltà, si può guardare avanti con rinnovata fiducia.
Le parole di Longo a fine partita non lasciano spazio a dubbi: la squadra ha mostrato carattere, pressing alto, ripartenze veloci, e un atteggiamento finalmente vivace e brillante. Una vittoria che può essere un punto di svolta, un momento in cui il Bari ha smesso di aspettare, e ha iniziato a costruire il proprio futuro con determinazione.
Massimo Longo