di Irene Agovino
Sono giorni che la politica italiana, nonostante tantissimi problemi, si sta concentrando sul caso Boccia- Sangiuliano. Ma cosa è accaduto? E perché la bionda “fatale”, come l’hanno ribattezzata altri giornali, sta facendo tremare i salotti bene? É il 26 agosto quando l’imprenditrice- non si sa bene di cosa- Maria Rosaria Boccia, 41enne di Pompei, pubblica sul suo profilo instagram un ringraziamento al ministro Gennaro Sangiuliano, capo del Dicastero della Cultura, per una presunta nomina.
Si affrettano i responsabili della comunicazione del Ministro a smentire che la gentile donzella sia effettivamente parte dello staff; eppure, dai social della dottoressa Boccia si evince che ella partecipa ad eventi tutt’altro che privati, con competenze che sembrerebbe non avere. Insorgono il 27 agosto le opposizioni, con il Partito Democratico che dice: “di volerci vedere chiaro sulla gestione opaca del Ministero”, con la signora che continua a pubblicare foto ad eventi importanti, anche con la presenza di altri esponenti del governo. A questo punto, interviene direttamente la premier Giorgia Meloni, che ospite da Del Debbio su Rete4 sembra credere alle parole del Ministro e smentisce che la signorina sia effettivamente un membro dello staff. Ma la Boccia pubblica anche documenti privati del G7, dimostrando effettivamente di essere a conoscenza di dettagli importanti e afferma di aver partecipato a riunioni di gestione dell’evento che si terrà a breve(19-22 settembre 2024).
Ora, che Sangiuliano ha fatto anche capire che ci fosse del tenero tra i due, la questione è un’altra. In un Paese in cui chi come noi è laureato in materie umanistiche deve faticare solo ad avere un lavoro, piazzare “l’amica” o solo pensare di farlo nei luoghi pubblici, grida vendetta al cospetto di Dio. E non importa se alcuni colleghi citano i precedenti governi, perché questo aveva promesso tutt’altro- tanto da cambiare la sigla del Miur in Mim, istruzione e merito- ma come si evince, nessuno può vantare superiorità morale. Certo, io non ricordo un Craxi voler far diventare consulenti le sue innumerevoli amanti, né un Fini o un Bossi piangere in tv e chiedere scusa a tutti, tranne che ai propri elettori, ma io sono una “cattivella” di parte. Per questo, e solo per questo, la storia Sangiuliano-Boccia è tutt’altro che una puntata di una soap opera spagnola o una puntata della peggior televisione italiota.
No, non è un fatto privato se la signora- senza competenze nel settore e con un buco di oltre 14.000 euro- aspira a diventare consulente di un Ministro che porta in giro ad eventi lavorativi non si sa bene chi e – molto probabilmente- con soldi pubblici. É il classico malcostume di una classe dirigente che da Tangentopoli in poi- io avevo 5 anni- è andata solo peggiorando, con l’aggravante di spacciare per parresia- cioè per verità politica- quello che è invece mero interesse. Ed è una cosa che li accomuna tutti, senza distinzione.