Dario Patruno
In questi giorni le pagine dei quotidiani on line e cartacei sono monopolizzate dalla vicenda Boccia vs.Sangiuliano.
Non voglio entrare nel merito perché quello che scrivo oggi potrebbe essere smentito domani da altre rivelazioni, registrazioni e chat.
Quello che interessa a Dio, alla Patria e alla Famiglia italiana è onorare questi valori e per la Famiglia arrivare a fine mese. I poveri cui il Papa dedica lezioni magistrali sono al centro dell’azioni di Governo con segni tangibili? Il reddito di inclusione che ha sostituito il reddito di cittadinanza non ha ridotto la povertà.
Si dice che l’occupazione è cresciuta ma i posti con contratti a tempo indeterminato non crescono abbastanza. Al primo settembre i precari nell’insegnamento hanno raggiunto quota 250.000 e ogni anno aumentano di 15.000 unità. Se il prossimo concorso che potrebbe essere bandito entro fine anno con l’immissione in ruolo si19.000 insegnanti, si sistemerà meno dell’8%. A questo punto sorge spontanea una domanda: quanti ragazzi preparatissimi, laureati aspirerebbero a diventare in maniera onesta responsabile dei grandi eventi del Ministero della Cultura come la Boccia?
La bella presenza aiuta ma può essere elemento fondamentale e decisivo per scalare le vette del potere? Dov’è la meritocrazia tanto sbandierata?
Siamo seri e diamo a chi è già stato esaminato con concorsi nazionali la immissione in ruolo o l’assunzione a tempo indeterminato.
I giornalisti tornino ad occuparsi a tempo pieno alla ricerca di problemi da risolvere?
Ma il bene comune sono un sostantivo “il Bene” e un aggettivo” comune” abusati ma poco praticati perché non creano consensi? Rimango sconcertato e se volete adirato per usare un eufemismo.
Il Papa, il 13 novembre 2023, alla Messa per la settima Giornata Mondiale dei Poveri, chiede ai fedeli di “diventare dono per gli altri” di fronte all’indifferenza di una società indaffarata e distratta. “Pensiamo a quanti sono oppressi, affaticati, emarginati, alle vittime delle guerre e a coloro che lasciano la loro terra rischiando la vita; a coloro che sono senza pane, senza lavoro e senza speranza”
La povertà è uno scandalo al quale bisogna rispondere seguendo il messaggio del Vangelo che indica ai cristiani di mettere “in circolo la carità”, di condividere il pane, di moltiplicare l’amore. Francesco, nell’omelia della Messa per la settima Giornata mondiale dei Poveri, in San Pietro, lancia il suo appello a reagire contro le tante forme di miseria, combattendo l’egoismo. “Non sotterriamo i beni del Signore”, è il suo richiamo, perché quando tornerà “ce ne chiederà conto”.
Pensiamo allora alle tante povertà materiali, alle povertà culturali, alle povertà spirituali del nostro mondo, pensiamo alle esistenze ferite che abitano le nostre città, ai poveri diventati invisibili, il cui grido di dolore viene soffocato dall’indifferenza generale di una società indaffarata e distratta. Quando pensiamo alla povertà dobbiamo dimenticare il pudore, la povertà è pudica, si nasconde, dobbiamo noi andare a cercarla, con coraggio. Pensiamo a quanti sono oppressi, affaticati, emarginati, alle vittime delle guerre e a coloro che lasciano la loro terra rischiando la vita; a coloro che sono senza pane, senza lavoro e senza speranza. Tante povertà quotidiane, e non sono due, tre, sono moltitudine, i poveri sono moltitudine.
I cristiani sono chiamati a condividere i beni donati da Gesù: il suo amore, la sua misericordia, la sua compassione, la gioia e la speranza, affinché ognuno, “secondo il dono ricevuto e la missione che gli è stata affidata, si impegni a “far fruttare la carità” e ad essere vicino a qualche povero”.
Il 6 giugno 2013 il papa ha detto «Ma, lei dà l’elemosina?». «Sì, padre!». «Ah, bene, bene. E, mi dica, quando lei dà l’elemosina, guarda negli occhi quello o quella a cui dà l’elemosina?». «Ah, non so, non me ne sono accorto». «E quando lei dà l’elemosina, tocca la mano di quello al quale dà l’elemosina, o gli getta la moneta?».
Questa domanda è rivolta a ciascuno di noi, nessuno escluso.
E ricordiamo che quello che è penalmente irrilevante non sempre è moralmente lecito. E la moralità appartiene a tutti, è richiesta a tutti e in maggior misura a coloro che ci rappresentano e dovrebbero essere testimoni di una vita esemplare.
I governati mi chiedo sono migliori dei governanti? Non lo so ma sono tentato dal rispondere affermativamente.
Che Dio ci protegga!