Ritorniamo a parlare dell’autore del Cappello del Prete, una sorta di giallo antesignano, di questo milanese nato nel 1851 che è stato professore presso l’Accademia Scientifica e Letteraria.
Accanto alla docenza presso l’Accademia De Marchi si impegnò in numerose iniziative benefiche volte alla diffusione dell’educazione presso i ceti popolari.
Va ricordata anche la pubblicazione di alcune antologie per la gioventù ad uso didattico e la cura della collana “La buona parola” per l’editore Vallardi.
Questo esponente degli Scapigliati, movimento culturale dell’ambiente letterario lombardo della seconda metà dell’Ottocento, fu alquanto originale puntando ad uno stile naturalistico.
Il suo romanzo più importante è Demetrio Pianelli (1890); sua prosecuzione tematica e narrativa è Arabella (1893).
Da un suo romanzo pubblicato su rivista e poi ripudiato, Redivivo (1909 postumo), Pirandello trasse la vicenda narrata in Il fu Mattia Pascal.
Oltre a raccolte di racconti e poesie, De Marchi fu autore anche di testi teatrali e opere di critica letteraria.
Libro da leggere e qui
La Rete
Sceneggiato RAI , tratto dal romanzo di Emilio De Marchi (1890); con Tino Carraro, Maddalena Crippa… “Arabella” (1892) è il secondo titolo di un ciclo che, aperto con il “Demetrio Pianelli”, proseguì con “Giacomo l’idealista (1897), ma che non fu mai concluso secondo il progetto dell’autore.
Arabella è la nipote di Demetrio Pianelli, e come suo zio tutto sacrifica al senso del dovere. Ella accetta di sposare il giovane e scioperato Lorenzo Maccagno per salvare dalla rovina la famiglia del suo patrigno e si trova implicata senza colpa alcuna in un’infame truffa di suo suocero Tognino e Arabella crolla.
Il romanzo segue la scuola verista e naturalista, presentando interessanti pagine di ricostruzione dell’ambiente milanese piccolo-borghese; la sua trama, però, è molto esile.
Nel 1963, del romanzo fu tratto un altro famoso sceneggiato RAI, interpretato, fra gli altri, da Paolo Stoppa, Raul Grassilli.