Roma-Agosto è solo un lontano ricordo, come le vacanze ormai terminate. Arrivano i primi temporali, finalmente un po’ d’acqua, vista la grave siccità che da Roma in giù è diventata un problema, con gli invasi al centro sud praticamente a secco. Nonostante tutto, Agosto porta bene alla premier con un indice inflazionistico ridotto dell’1’1% ed un altrettanto innalzamento del potere d’acquisto sul carrello della spesa, la Premier Meloni sale in cattedra al grido, “sono tornata” e al di là di ogni pomposo grido di entusiasmo, porta la buona novella: Disoccupazione al 6’5%. Un motivo in più per convocare il fronte della coalizione formato da Antonio Tajani, Maurizio Lupi e Matteo Salvini reo quest’ultimo, di aver premuto per errore il tasto play di un comunicato della Lega sull’intricato caso dell’Ucraina. Va bene così, oltre a destinare risorse nella guerra contro Putin, per salvare il povero Zelensky, ci sono cose più importanti da risolvere a cominciare dal rinnovo del patto di coalizione con i vertici della coalizione e con la nomina di Raffaele Fitto a Commissario UE, per il dopo Gentiloni. In quest’ultimo passaggio finalmente, si potrà dire che questa Unione Europea non è poi così di sinistra, con la nomina di Fitto a Commissario UE, il Ministro dell’Economia Paolo Giorgetti, potrà tirare un sospiro di sollievo, ma Fitto, non potrà allontanare i fantasmi dei piani quinquennali sovietici del PNRR, tanto cari allo stesso Giorgetti.
Dal Patto di alleanza con la coalizione di governo, alla manovra che dovrà essere impostata sui criteri della legge di bilancio, il passo è breve, se non inesistente.
Nel frattempo, Giorgia Meloni incassa sempre più consensi e simpatie, a dimostrazione del fatto che le stime di Lab21.01 parlano di un 58,2% degli italiani che hanno piena fiducia nella premier, con il 57% che la ritiene capace e matura per guidare il paese. “Bisogna eliminare ciò che non funziona, abbiamo la necessità di andare avanti con determinazione rassicurando gli italiani su un governo, il nostro, che non sperpera le risorse, ma le mantiene funzionali e indispensabili per rispondere alle sfide del futuro”. Così la premier al rientro dalle sue vacanze, raccoglie il guanto di sfida, per quanto riguarda l’assegno unico, strumento che vale decine di miliardi di euro, voluto dal Governo Draghi e che l’Unione Europea vorrebbe estendere anche ai migranti, con il rischio, secondo FDI, di uccidere uno strumento fonte di sostegno e garanzia per sei milioni di famiglie. Sulla manovra e per la legge di bilancio, “equilibrata e di largo respiro”, secondo le raccomandazioni del fronte della coalizione, “detassazione, incentivi alle imprese che assumono e sostegno alle famiglie”, un modo per dire all’opposizione che “noi siamo qui forti del patto di coalizione. Mentre voi allargate il fronte delle alleanze, con i soliti ignoti, ma senza costrutto”. Ahimè, dietro la legge di bilancio, il patto di stabilità, e tutto quell’entusiasmo di fine estate con un indice inflazionistico basso e una lieve impennata del potere d’acquisto, FDI, parte verso l’ultima offensiva fuori dall’Italia, dove il nuovo condottiero Raffaela Fitto, sarà chiamato a visionare e a spingere sulla riforma dei lidi balneari.
Restano ancora tanti dubbi per quanto riguarda il circuito economico nazionale, così come appare sempre più lacunosa la situazione sul Sistema Sanitario Nazionale, sempre più precario e povero di carenze strutturali, organizzative ed economico amministrative. La sanità è quasi al collasso, se non lo è già. Il fronte politico d’opposizione spinto dai venti progressisti d’oltreoceano ( Kamala for ever), porta Matteo Renzi verso la principale roccaforte Dem, dove il Partito Democratico di Elly Schlein non ne fa un mistero; questa riapertura permette uno spazio di manovra in sede parlamentare, molto più ampio, con il Movimento Cinque Stelle che grida al Karakiri, sul fatto che Renzi abbia reimpostato i dialoghi con il Partito Democratico.
Sondaggi favorevoli, politiche di intervento diretto nel connettivo socio economico, la nomina di Raffaele Fitto e il patto di coalizione, spiazzano le opposizioni e i sindacati. Il Partito Democratico, allarga i propri orizzonti, Matteo Renzi, spinto dai venti progressisti USA, a sostegno di Kamala Harris, punta sulla forza anti Trump, senza nemmeno pensare che con Donald Trump al potere le cose sarebbero andate diversamente in Ucraina, così come nel Pacifico la Cina non avrebbe nemmeno accarezzato l’idea di far volare propri Jet militari nello Stretto di Taiwan. I venti progressisti, che soffiano imperiosi contro le fredde correnti sovraniste, non cessano, anzi; vengono alimentati dall’ala progressista europea. Allo stato attuale, i nodi da sciogliere, almeno per la maggioranza di governo, sarebbero tanti, a cominciare dal patto di stabilità e quella manovra di corto respiro già anticipata dal Ministro Giorgetti. Urgono nove miliardi di euro nel breve periodo, per stare al passo con i paesi nell’orbita UE, si potrebbero recuperare almeno undici miliardi di euro con lo strumento del Cin, che a partire dal primo settembre dovrà essere esposto fuori dalle strutture ricettive e di locazione, un altro passo per aumentare gli introiti fiscali nelle casse dello stato, eppure s’era parlato di detassazione, almeno, il patto di coalizione parlava di quello. La Sanità Pubblica, resta un’altra grande incognita, con carenze strutturali, organizzative ed economiche e amministrative, dove l’ampio bacino di utenze sta lentamente spostando la domanda di servizi e prestazioni, verso l’offerta privata in crescendo e capace di far fronte alle richieste di coloro che hanno il potere d’acquisto, in questo caso possono permettersi le cure. Rimangono le lunghe liste di attesa e centinaia di migliaia di persone al di sotto della soglia di povertà, per non parlare della sicurezza dei cittadini e il costante aumento della criminalità. Ciò che è importante e aver diminuito gli sbarchi, calato di un punto la disoccupazione e l’inflazione e sfiancato la sinistra e le opposizioni tutte, conquistando la simpatia di oltre il 50% degli italiani. Ma le sfide, sono ancora tante e l’Italia ha bisogno, di tornare l’economia di punta nell’area UE, ha tutti i numeri e le risorse per farlo.