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Il politico pugliese ha accumulato una lunga esperienza in Italia e in Europa, passando da giovane promessa a stella del centrodestra. Ne ha attraversato tutte le incarnazioni: dalla Dc fino a Fratelli d’Italia, passando per vent’anni nella scia di Berlusconi, spesso con incarichi di bilancio
L’Italia ha nominato ufficialmente il proprio membro per la Commissione Europea, Raffaele Fitto, dopo avere incassato nei giorni scorsi il benestare della presidente Ursula von der Leyen e quello del leader dei Popolari europei, Manfred Weber.
Il via libera definitivo per il ruolo, per cui era comunque l’unico vero candidato, è arrivato dopo una riunione del Consiglio dei ministri venerdì pomeriggio. “Oggi stesso comunicherò alla presidente von der Leyen il nome” di Raffaele Fitto, ha detto la premier Giorgia Meloni durante il vertice.
“La nostra scelta ricade su una persona che ha una grandissima esperienza e che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate in questo governo con ottimi risultati” ha proseguito Meloni.
Fitto, a dispetto dell’età (55 anni), ha già una lunga carriera politica alla spalle iniziata in Puglia.
Nato a Maglie, in provincia di Lecce nel 1969, e laureato in Giurisprudenza, venne eletto già nel 1990 Consigliere Regionale con la Democrazia Cristiana (Dc), il primo di una serie di incarichi che lo avrebbe portato a Bruxelles prima come deputato (nel 1999, 2014 e 2019) e oggi come commissario.
Vediamo chi è Fitto e come è arrivato a fare parte del nuovo esecutivo europeo, nel quale rimane da definire le responsabilità e il portafoglio che avrà, essendo in ballo anche l’ipotesi di una vicepresidenza esecutiva della Commissione.
Fitto, eletto a 21 anni con la Dc: poi con Forza Italia e Fratelli d’Italia
Figlio d’arte della politica (il padre Salvatore fu presidente della Puglia negli anni ’80), Fitto sembra un politico adatto a tutte le occasioni (è stato definito più volte “l’uomo giusto”, ma anche “golden boy” e persino “cavallo di razza” da Silvio Berlusconi).
Dai primi ruoli da deputato e assessore al Turismo negli anni ’90, Fitto è diventato nel 2000 governatore della Puglia, a soli dieci anni dal suo debutto in politica e appena 31enne (tutt’ora un record in Italia).
Un’ascesa che, dopo la prima parentesi all’Europarlamento (da cui si dimise dopo un anno per la presidenza regionale), gli ha fatto fare il salto nella politica nazionale, nel 2006, con l’elezione alla Camera dei Deputatinelle liste di Forza Italia (Fi) e, due anni dopo, del Popolo delle Libertà (entrambe formazioni politiche guidate da Berlusconi).
Passa poco e arriva la poltrona da ministro per gli Affari regionali (2008), a cui si aggiunge più tardi anche la delega alla Coesione Territoriale, un incarico che lo ha definito sempre di più come un amministratore e gestore di fondi pubblici.
Con 194 miliardi di euro circa l’Italia è il Paese europeo che ha ottenuto in valore assoluto più fondi, buona parte a debito, il che ha messo il piano e indirettamente Fitto al centro delle critiche.
Le più feroci hanno riguardato le priorità di spesa decise dal governo, ma anche i ritardi nello spendere le rate dei fondi elargiti dall’Ue.
Secondo i dati della Commissione Europea, in realtà, l’Italia ha raggiunto finora circa un terzo degli obiettivi concordati ponendosi sopra la media Ue, per quanto dietro a Danimarca, Estonia, Francia, Lussemburgo e Malta che hanno piani molto meno corposi.
Fitto e l’Unione europea: prima deputato, poi presidente del gruppo Ecr in Parlamento
Nel 2015 Fitto ha partecipato alla nascita del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), nonostante fosse stato rieletto l’anno prima eurodeputato da Fi, storicamente affiliata ai Popolari Europei.
La ragione fu nei dissidi con Berlusconi, a causa delle aperture del leader del centrodestra a riforme costituzionali d’intesa con il Partito Democratico di Matteo Renzi. Fitto e altri uscirono dal partito per fondare Direzione Italia e in seguito Noi con l’Italia.
Dell’Ecr Fitto è diventato vicepresidente e infine co-presidente nel 2019, dopo la terza elezione al Parlamento europeo con un altro partito ancora, quello di maggioranza Fratelli d’Italia (FdI, con cui è tornato anche alla Camera nel settembre 2022, dimettendosi da eurodeputato).
In questa capacità, secondo alcuni osservatori, Fitto avrebbe cucito il rapporto di Fratelli d’Italia con i Popolari europei, per scaricare l’etichetta di partito di destra estrema e candidarsi a una coalizione con von der Leyen.
L’idea è naufragata nel decisivo Consiglio europeo di fine giugno, sancita dal voto contrario di FdI alla riconferma della presidente della Commissione, ma sembra avere stretto ulteriormente il rapporto del politico pugliese con la premier.
Persa la partita per i ruoli di vertice dell’Unione infatti, in cui voleva che si riconoscesse un maggiore ruolo all’Italia (uno dei pochi Paesi in cui le elezioni europee hanno premiato il governo in carica), Giorgia Meloni si è subito impegnata a ottenere una poltrona di potere in Commissione.
Niente di meglio per quest’obiettivo e per la scelta di Meloni (sostenuta su questo dagli alleati) di chi come Fitto ha frequentato per anni i palazzi dell’Ue (secondo forse in questo senso nella maggioranza al ministro degli Esteri Antonio Tajani) e che lo ha fatto in particolare gestendo i fondi comunitari post-pandemia.
Con buona pace del fatto che la presidente von der Leyen avesse chiesto due candidature, di uomo e di una donna, per riequilibrare la nuova Commissione in termini di genere.
Dalla Puglia a Bruxelles sulle orme del padre Salvatore Fitto
Appassionato di calcio e motociclette, il giovane Fitto sembrava orientato a un destino diverso dalla politica, se non fosse stato per la morte prematura nel 1988 del padre, a causa di un incidente d’auto mentre era governatore.
La carriera politica del nuovo commissario Ue è stata costellata da alcune vicende giudiziarie, da cui è stato assolto tranne una per corruzione ancora pendente in sede civile.
Stando al suo profilo Instagram, Fitto è sposato con tre figli: due maschi e una femmina.
fonte https://it.euronews.com/