‘Un Ponte per’ e ‘Our House’ riferiscono di un clima persecutorio animato da vari politici e media, peggiorato con la guerra in Ucraina
ROMA – Peggiora in Lituania la situazione degli obiettori di coscienza bielorussi e di difensore e difensori dei diritti umani, che hanno dovuto lasciare la Bielorussia in seguito all’offensiva russa in Ucraina, e si trovano adesso perseguitate/i in Lituania. Lo scrive Un Ponte Per (Upp) in una nota.
L’organizzazione non governativa cita il caso di Olga Karatch, fondatrice dell’organizzazione ‘Nash Dom’, o anche ‘Our House’ (La nostra casa), che Un Ponte Per sostiene attraverso una campagna. Ed è proprio Olga Karatch a lanciare l’allarme sulle condizioni, tra gli altri, degli obiettori Nikita Sviryd, Vitali Dvarashyn, dell’attivista femminista Yuliya Prasanava e del marito di Olga, il giornalista indipendente Aleh Barshcheuski. Tutte e tutti loro sono oggi a rischio di persecuzione in Lituania, e chiedono sostegno internazionale. Upp prosegue informando che Olga Karatch è stata recentemente condannata in contumacia da un tribunale bielorusso a 12 anni di carcere e al pagamento di una multa pari a 170mila euro. L’accusa rivolta è di essere una “cospiratrice pronta a organizzare un colpo di Stato”. Olga è stata in realtà candidata al Premio Nobel per la Pace 2024 e da anni difende i diritti umani in Bielorussia, tra cui il diritto all’obiezione militare. Considerata una “terrorista” nel suo paese, è stata costretta a trovare rifugio in Lituania, dove però le viene negato il diritto d’asilo. Nella stessa situazione si trovano moltissimi obiettori e oppositori bielorussi, per i quali oggi l’organizzazione ‘Our House’ lancia l’allarme.
IL MONITO: “RIFUGIATI ISCRITTI NELLE LISTE DELLE PERSONE CHE MINACCIANO LA SICUREZZA NAZIONALE”
Nel report realizzato da Upp sul tema, si legge: “Il Dipartimento lituano per la sicurezza nazionale manipola e abusa del concetto di ‘minaccia alla sicurezza nazionale della Lituania’ in relazione ai bielorussi, aggiungendoli massicciamente agli elenchi di ‘persone che minacciano la sicurezza nazionale della Lituania’, non sulla base di minacce reali e di fatti di reato, ma solo sulla base di supposizioni, sospetti, voci. Ecco perché nei documenti compare di solito la stessa dicitura ‘può essere una minaccia alla sicurezza nazionale’”.
Perciò, argomenta ancora Upp, “l’ipotesi è sufficiente per dichiarare una persona una minaccia per la sicurezza nazionale e per privarla del suo status giuridico in Lituania, nonché per inserirla nei database europei delle persone che minacciano la sicurezza con un divieto di ingresso nell’Ue da 3 a 5 anni (c’è un caso in cui un investigatore anticorruzione è stato inserito in queste liste a vita, cioè per sempre)”. Un Ponte Per fa sapere che “In un solo anno – dal novembre 2022 al novembre 2023 – 1.644 cittadini bielorussi e 300 cittadini russi sono stati riconosciuti come una minaccia per la sicurezza nazionale” e tra loro figurano “attivisti antinucleari, ricercatori bielorussi che indagavano su schemi di corruzione bielorusso-lituani, attivisti bielorussi per i diritti umani che difendevano i diritti dei bielorussi in Lituania, ecc. Tutte queste categorie di cittadini bielorussi rischiano l’immediata deportazione in Bielorussia con il rischio di essere imprigionati in Bielorussia per la loro attività sociale, politica e civica e per le loro convinzioni”. Upp, rilanciando ancora ricerche di ‘Our House’, sostiene che migranti e rifugiati bielorussi subiscano anche “discriminazioni di massa” e “discorsi d’odio” alimentate da alcuni politici e media lituani, che rafforzano la tesi della “minaccia alla sicurezza”.
Upp conclude ricordando che dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, l’ong si è attivata per sostenere obiettori di coscienza e pacifisti/e perseguitati nei paesi coinvolti nel conflitto. Insieme a Olga Karatch Un Ponte Per ha garantito assistenza legale e sostegno economico alle persone bielorusse rifugiate in Lituania.
fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it