A presentare ricorso al Tar sono il Cai (Club alpino italiano), Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf: l’obiettivo è fermare il cantiere dell’osservatorio astronomico sulla cima del monte Mufara, in una zona di tutela integrale

Autore: Luca Donigaglia

BOLOGNA – Mobilitazione ambientalista contro l’osservatorio astronomico che “minaccia” il monte Mufara (1865 metri), tra le vette più alte delle Madonie, in Sicilia. Le associazioni Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf, seguite dall’avvocato Antonella Bonanno del foro di Palermo, hanno presentato ricorso al Tar della Sicilia “contro gli atti rilasciati dall’Ente Parco delle Madonie e da altre amministrazioni per la realizzazione di un osservatorio astronomico sulla cima del Monte Mufara, in piena zona di tutela integrale, a ridosso della faggeta più meridionale d’Europa e delle Serre dolomitiche della Quacella”, si legge in una nota, dove si precisa che verrà inviata anche una denuncia in Procura per il sequestro del cantiere.

SPUNTATO IL CARTELLO DI INIZIO LAVORI

Il progetto presentato interessa una superficie di 800 metri quadrati, con 3.540 metri cubi di volume edilizio ed un’altezza di oltre 13 metri fuori terra, con la realizzazione di una nuova pista carrozzabile per l’accesso sulla cima integra della montagna. In questi giorni è stato affisso un cartello di inizio dei lavori. Il ricorso al Tar ricade nell’ambito delle azioni intraprese da anni “a difesa della Mufara, uno dei siti- ricordano unite le associazioni- di maggiore interesse naturalistico del Parco delle Madonie ed emergenza geologica tutelata anche dal Geopark-Unesco e per fare rispettare le norme ordinarie” sul paesaggio.

“CI SONO IRREGOLARITÀ, MANCA L’AUTORIZZAZIONE DELLA SOPRINTENDENZA”

Le sigle sostengono che “la procedura è fortemente viziata da irregolarità e illegittimità”, visto che mancherebbero “il parere favorevole del Consiglio regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale, il decreto dell’assessore regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale e soprattutto l’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo che nel 2022 ha addirittura declarato l’improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta”. Col ricorso, viene chiesto al Tar della Sicilia anche di sollevare una questione di legittimità costituzionale sull’articolo 9 del Dl 104/2023, la norma nazionale varata “nell’estremo tentativo di superare i vincoli di tutela prevedendo che gli osservatori possono essere autorizzati in deroga”.

In questa vicenda, continuano inoltre Cai e compagnia, emerge “l’inaccettabile rifiuto da parte di Esa- Agenzia Spaziale Europea, Asi-Agenzia Spaziale Italiana, Regione ed Ente parco ad ogni confronto di merito e l’arrogante scelta di modificare le leggi ordinarie dinanzi ai dinieghi ricevuti, da quello del Consiglio dei ministri del 20 aprile 2023 con l’impugnativa alla Corte Costituzionale della prima deroga varata dalla Regione Siciliana a quello della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo” del 9 agosto 2022. E proprio le continue modifiche delle leggi di tutela tentate per quest’opera “confermano- insistono le sigle- la correttezza della posizione assunta dalle Associazioni ambientaliste da oltre due anni e cioè che le norme ordinarie non consentirebbero la realizzazione dell’osservatorio”. Dunque, Cai, Legambiente, Lipu e Wwf, riservandosi di presentare nei prossimi giorni una denuncia penale per chiedere alla competente Procura di Termini Imerese il sequestro del cantiere, chiedono ancora una volta di “fermare le ruspe, evitare di forzare procedure e alimentare contenziosi, ma di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi e che riguardano la ricerca di un sito alternativo (come Monte San Salvatore) e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali” per la ricerca scientifica.

 fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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