In un contesto in cui l’unità nazionale avrebbe dovuto ancora prevalere, a soli due giorni dalla fine delle Olimpiadi, la fragile tregua politica in Francia è stata infranta dall’iniziativa del primo ministro uscente, Gabriel Attal. Quest’ultimo ha infatti rivolto un appello ai leader dei principali partiti politici francesi, sollecitandoli a unirsi in una “nuova coalizione” volta a fronteggiare le sfide più pressanti del Paese, a distanza di più di un mese dalle elezioni legislative indette dal presidente Emmanuel Macron. L’invito è stato indirizzato a tutti i dirigenti di partito; tuttavia, escludendo le forze politiche rappresentate da Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, rispettivamente leader del Rassemblement National (RN) e de La France Insoumise (LFI), forze più radicali dello spettro politico francese.

Le elezioni tenutesi a fine giugno e inizio luglio hanno dato risultato tutt’altro che univoco: la maggioranza presidenziale di Macron ha perso seggi e con essi la sua maggioranza in parlamento, e la sinistra (partecipando in una coalizione unita) ha raccolto molti più consensi di quanto non si pensasse nei giorni precedenti alle elezioni. Il partito RN, di destra estrema, ha oltrepassato al primo turno ogni ragionevole aspettativa, per poi risultare debole nei confronti dei partiti di sinistra che si sono alleati tra i due turni elettorali.

L’iniziativa di Attal rappresenta un tentativo alquanto esplicito di isolare le frange più estreme del panorama politico francese in un momento di crescente tensione sociale. Sebbene l’intento dichiarato sia quello di promuovere una governance più stabile e coesa, mantenendo la stabilità degli scorsi anni, la decisione di non coinvolgere due dei principali attori che hanno visto accrescere in modo netto i loro consensi ha scatenato delle risposte veementi dai vertici dei rispettivi partiti.

Eurodeputato del RN, Aleksandar Nikolic, ha prontamente denunciato la manovra, accusando Attal di “una strumentalizzazione della repubblica”. Osservatori politici interpretano l’azione del premier uscente come un tentativo di consolidare il centro dello spettro politico francese, cercando di costruire una coalizione capace di governare dal centro-sinistra a centro-destra. Tuttavia, c’è chi paventa il possibile rischio che questa esclusione possa, al contrario, portare a un’ulteriore radicalizzazione degli elettorati di Le Pen e Mélenchon, precipitando i partiti tradizionali in una crisi di consenso ancora più profonda.

Sarà quindi cruciale osservare se l’iniziativa del primo ministro uscente riuscirà a dar vita a una coalizione più ampia e stabile o se, al contrario, contribuirà a frammentare ulteriormente il quadro politico dell’oltralpe. La possibilità di tornare alle urne sembra una prospettiva per lo meno lontana, però se i vari partiti politici non riusciranno a creare un dialogo sensato tra di essi, si rischierà un ritorno alle urne nel futuro prossimo.

di O. Hearn

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