Sono Gabriel Naticchioni, e oggi non parlo come semplice cittadino, ma come uomo che ha deciso di non voltarsi dall’altra parte di fronte all’ingiustizia. La storia che vi racconto non è solo un grido disperato, è un atto d’accusa contro un sistema che ha fallito, contro un governo che si trincera dietro muri di silenzio e burocrazia, ignorando la sofferenza di chi ha più bisogno. Questa non è una battaglia politica, è una battaglia morale, ed è una battaglia che io sono pronto a combattere fino all’ultimo respiro.
Parliamo di un ragazzo di 32 anni, appena uscito dal carcere dopo sei anni di detenzione. Un uomo che, invece di trovare una società pronta ad accoglierlo e offrirgli una seconda possibilità, ha trovato solo desolazione. La moglie, fuggita via, gli ha lasciato un figlio piccolo e un futuro incerto. Senza lavoro, senza una casa sicura, e con un bambino da proteggere, quest’uomo sta affrontando una delle sfide più dure della sua vita, e lo fa completamente solo.
E il governo? I partiti? Dove sono in tutto questo? Dove sono le politiche di reintegrazione, le promesse di sostegno, la tanto sbandierata tutela dei diritti umani? Queste istituzioni, che dovrebbero essere il baluardo della giustizia e dell’uguaglianza, sono scomparse, lasciando che un uomo appena uscito dall’inferno del carcere scivoli nuovamente verso l’abisso. Non è solo un fallimento politico, è un fallimento umano, e non possiamo più tollerarlo.
Non siamo qui per chiedere l’elemosina. Non siamo qui per supplicare un aiuto che dovrebbe essere un diritto, non un favore. Siamo qui per pretendere giustizia. Perché questo uomo ha scontato il suo debito con la società, e ora è la società che gli deve qualcosa. Dobbiamo pretendere che venga trattato con dignità, che il suo figlio innocente non venga strappato via da una vita normale per finire in una casa famiglia. È una questione di umanità, di rispetto per la vita umana.
Io, Gabriel Naticchioni, non starò in silenzio. Non permetterò che questa ingiustizia passi inosservata. Chiedo un intervento immediato e risolutivo da parte delle istituzioni. E non è una richiesta gentile, è una pretesa. Pretendo che il governo, così come tutti i partiti politici, si assumano le loro responsabilità. Pretendo che questo uomo e il suo bambino ricevano l’aiuto necessario per vivere una vita dignitosa. Perché se falliamo in questo, falliamo come società, come esseri umani.
Il tempo delle parole è finito. Ora è il momento di agire. E se il governo non è pronto a fare la sua parte, allora saremo noi a portare avanti questa battaglia. Perché quando i diritti umani vengono calpestati, quando la dignità viene negata, non ci sono scuse, non ci sono giustificazioni. Ci sono solo azioni, e io sono pronto a mettere in gioco tutto per fare ciò che è giusto.
Gabriel Naticchioni
Segretario Politico Nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana
foto Anci