di Camilla G. Iannacci

Tra i più conosciuti e che fanno tendenza ci sono Schrödinger ed Heisenberg: il gatto quantistico del primo e il Principio di Indeterminazione del secondo sono nel discorso pubblico e sui social e sono utilizzati impropriamente in discipline non scientifiche.
Nulla di strano che siano diventati protagonisti di un romanzo tra fiction e non fiction, letteratura e scienza, di Benjamín Labatut che con “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” inventa un genere con i suoi excursus tra aneddoti e storia.

Lo storytelling della scienza

La vita personale degli scienziati affascina, soprattutto se sapientemente condita da aneddoti e varie spigolature: Labatut non si limita a questo, le sue pagine sono accuratamente documentate non solo a livello di biografie ma delle scoperte e teorie di coloro che hanno varcato le colonne d’Ercole presidiate da un sapere codificato e, come accade, restio a riconsiderare i propri errori e accogliere nuovi paradigmi.

Se lo storytelling trova gioco facile nella ricostruzione di biografie, non altrettanto si può dire delle discipline non scientifiche che accolgono terminologie stravolgendole come accade sempre più spesso: interessante, a tal riguardo, il tentativo di far chiarezza sull’uso del termine “resilienza” che tracima in tanti contesti da parte di Tlon.

Indice dei Contenuti

Lo storytelling della scienza

Da Galileo ad Alan Turing e Einstein

I fini della scienza

Le considerazioni di Edoardo Boncinelli su conoscenza e scienza

Tanti scienziati hanno avuto uno sguardo nuovo sulla natura e sull’uomo e senza voler accreditarsi come ricercatori di verità assolute. L’autore ne parla con dovizia di particolari a partire dalla creazione del blu di Prussia, riportato anche sulla cover, al concime utile per le coltivazioni di Haber inventore anche dello zyclon usato in guerra e nei lager.

Ritorna il tema della non neutralità della tecnica, dell’intreccio ricerca scientifica e potere politico e finanziario.
La scienza conosce contraddizioni ed usi distorti delle scoperte, Benjamín Labatout ci fa riflettere su come i migliori intenti di uno scienziato possano tramutarsi negli usi nocivi dei ritrovati.

Da Galileo ad Alan Turing e Einstein

Isolamento, amarezze, difficoltà e vere e proprie persecuzioni costellano la vita di tanti scienziati e sono tappe ricorrenti della ricerca: da Alan Turing, padre del pc, che riuscì a decifrare la macchina  “Enigma”, con cui comunicavano i nazisti,  salvando migliaia di combattenti e di fatto contribuendo alla sconfitta del Reich e che dimostrò una parte della teoria dei numeri scontando incomprensioni, a Galileo condannato dalla Chiesa e costretto all’abiura.

  1. Schwarzschild risolse l’equazione della relatività di Einstein ipotizzando una geometria “piegevole e deformante” che a ragione è la topologia.

Nel caso di Nagasaki ed Hiroshima, la lettera di Einstein al Presidente Usa testimonia come la scoperta scientifica è aggrovigliata ai tempi storici ed a dinamiche non prevedibili.
La bomba atomica, in tutto il suo percorso storico fino ai nostri giorni, pone all’umanità problemi etici non ancora risolti.

I fini della scienza

Non solo amore per il sapere ma uso e finalità della scienza s’impongono nella lettura di un testo che ha il merito di misurarsi con temi di tale portata e che porta la narrativa in un crinale tra storytelling, divulgazione, anedottica e riflessione etico-esistenziale.

Non è però riconducibile il racconto ai vieti cliché che identificano lo scienziato a stranezze ed alla hybris, rappresentato in una torre d’avorio. Fa torto al testo una siffatta lettura.

“Le magnifiche sorti e progressive” di Giacomo Leopardi, sono lì a ricordarci che ancora e sempre restano gli interrogativi su cosa sia il progresso, sull’uso della tecnica e sulle implicazioni etiche ad essi connesse.

Le considerazioni di Edoardo Boncinelli su conoscenza e scienza

Le osservazioni e valutazioni di Edoardo Boncinelli sono sempre da tenere presenti quando si parla o si scrive di scienza: “Si intende per scienza l’acquisizione, la custodia e il continuo aggiornamento di un certo numero di conoscenze, riguardanti la natura del mondo materiale che ci danno l’impressione di comprendere il mondo, ma che sono soprattutto necessarie e sufficienti per interagire con la realtà circostante nella maniera più efficace e soddisfacente.

Queste conoscenze infatti possono essere applicate, anche in combutta con il braccio secolare della tecnica, per porre rimedio a inconvenienti e a disfunzioni eventualmente riscontrate in qualche provincia del mondo reale.

Molti discutono della verità di tali conoscenze, mentre io preferisco parlare della loro affidabilità, cioè di quanto mi ci posso appoggiare per raggiungere obiettivi concreti.

Molte di queste conoscenze le consideriamo solide e acquisite una volta per tutte. Altre sono ancora parzialmente sub iudice mentre di moltissime altre possiamo garantire solamente la consistenza logica e verosimiglianza.

La scienza non sa tutto del mondo con precisione, ma rappresenta la più grossa approssimazione a tutto questo che noi uomini abbiamo saputo inventare.  La vera scienza procede per gradi e per tentativi”.

 

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