Il concerto di Roberto Vecchioni a Barletta, tenutosi ieri sera, è stato un viaggio emozionante attraverso la musica e la poesia, guidato da uno dei più celebri cantautori italiani. Vecchioni, noto per la sua capacità di intrecciare testi poetici e riflessioni profonde con la melodia, ha offerto al pubblico un’esperienza unica, che ha toccato temi universali come l’amore, la bellezza, la rivolta e la ricerca personale.
Gli anni Settanta sono stati cruciali per Vecchioni, segnando un periodo di rivolta e poesia. Durante questo periodo, il cantautore si è confrontato con i grandi poeti della rivolta otto-novecentesca come Rimbaud, Verlaine e Baudelaire. Questa influenza si riflette nella sua capacità di coniugare il successo di pubblico con una continua ricerca personale, unendo eleganza e profondità in un mix che gli ha permesso di vincere prestigiosi premi come il Festival Tenco e persino il Festivalbar.
Durante il concerto, Vecchioni ha eseguito una selezione di brani che abbracciano la sua vasta carriera. Tra i momenti salienti, “Storia e leggenda del lanciatore”, un brano che narra la storia di una generazione che lancia coltelli verso le stelle, simbolizzando i pensieri e le idee umane. “Ti insegnerò a volare”, dedicata ad Alex Zanardi, è stata un tributo emozionante alla resilienza e al coraggio, anche se Francesco Guccini, con cui Vecchioni ha registrato la canzone, non era presente.
“Ogni Canzone D’amore” e “La mia ragazza è alta” hanno reso omaggio alle donne, mentre “Vincent”, una versione italiana del celebre brano di Don McLean, ha esplorato la corrispondenza immaginaria tra Gauguin e Van Gogh. “Signor giudice”, invece, ha affrontato temi di giustizia e ingiustizia, raccontando un episodio personale legato a un’accusa infondata di offerta di uno spinello.
Un altro momento intenso è stato l’esecuzione de “L’Infinito”, un testo ispirato a Leopardi che riflette sulla necessità di trovare l’infinito dentro noi stessi. “El bandolero stanco” ha evocato figure storiche e personali di ribelli e sognatori, con un riferimento affettuoso al padre del cantautore.
Vecchioni ha anche condiviso riflessioni sui maestri di vita, persone che gli hanno insegnato più di quanto abbiano fatto i tradizionali insegnanti. Ha raccontato di un macellaio che, da ragazzo, studiava segretamente, affermando il valore della conoscenza al di là delle convenzioni sociali.
“Cappuccio rosso”, dedicata a una ragazza curda, ha esplorato temi di sacrificio e lotta per la libertà, mentre “Voglio una donna” ha scatenato riflessioni su come i ruoli di genere siano cambiati nel tempo. Nonostante alcune critiche moderne, Vecchioni ha chiarito che la canzone è una provocazione contro stereotipi antiquati, non un attacco alle donne.
“A.R.” ha reso omaggio ad Arthur Rimbaud, esplorando il complesso legame tra la vita e l’arte del poeta francese, mentre “La bellezza”, ispirata a “La Morte a Venezia” di Thomas Mann, ha riflettuto sulla potenza e il pericolo dell’attrazione fisica.
Il concerto è culminato con “Chiamami ancora amore”, canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2011. Vecchioni ha parlato dell’amore universale per l’umanità e dell’importanza di non cedere al cinismo, mantenendo viva la speranza per un futuro migliore.
La serata si è conclusa con il consueto bis di “Luci a San Siro” e “Samarcanda”, due brani iconici che hanno mandato in visibilio il pubblico di Barletta, chiudendo una serata memorabile di musica e poesia.
Roberto Vecchioni, con il suo talento ineguagliabile e con i suoi 81 anni, ha ancora una volta dimostrato di essere non solo un cantautore, ma un vero poeta della musica italiana, capace di toccare le corde più profonde dell’anima umana.