E’ partito in Toscana un sistema formalizzato per il coordinamento e l’ulteriore sviluppo di programmi già da tempo costituiti, basati su un’interessante intuizione che collega Archeologia e malattia di Alzheimer.

Detto così può sembrare una cosa singolare, ma in realtà si tratta di usare la prima per il sostegno della seconda: ovvero, utilizzare percorsi basati sull’Archeologia come sostegno e complemento di cura per i malati di Alzheimer e le loro famiglie.

Il sistema MTA (Musei Toscani per l’Alzheimer) si occupa di sviluppare programmi dedicati alle persone con demenza, fornendo approfondimenti sulle metodologie di approccio e sviluppando competenze comunicative e progettuali nonché opportunità di fare rete, e stabilendo connessioni multisettoriali. Il percorso di formazione di base è rivolto anche ai Musei extra Toscana.

Osservando la situazione internazionale, si vede che non esiste quasi niente a livello istituzionale a parte in UK: la Gran Bretagna infatti è l’unico Paese che ha sviluppato un programma integrato di supporto ai pazienti e alle famiglie, e in Europa il Social Prescribing Pathway – Museums & Wellbeing – è stato l’unico esempio finora.

Tornando all’Italia, i programmi  dell’MTA, che non hanno direttamente un obiettivo terapeutico,  agiscono comunque in collaborazione col sistema sanitario; inoltre ci sono varie figure  professionali, come per esempio quella dell’educatore museale che ha una sua precisa importanza in questo contesto. I vari momenti dell’attività vedono impegnati esperti del settore geriatrico e volontari facenti parte di un progetto complessivo, che considera il Museo una realtà inclusiva con valenze molto oltre la consueta fruizione. E’ certamente una sfida, sostenuta dall’enorme varietà del patrimonio museale italiano: è quindi un metodo che potrebbe venire applicato in ogni regione.

Si sta così affermando un modello predittivo risalente a diverso tempo fa, che punta alla funzione “ricontestualizzante” dei Musei come spiegano gli operatori nelle conferenze sul tema, com’è avvenuto adesso al Museo Archeologico Nazionale di Castiglioncello (LI) dove si è parlato di Story telling, Terapie di movimento, attività creative, e anche archeogastronomia.

I Musei in tal modo rivivono in una funzione fondamentale per la comunità, quella di riscoprire le proprie radici attraverso l’osservazione anche di oggetti semplici di uso comune ma importanti all’epoca in cui sono stati utilizzati: il tutto finalizzato a una relazione d’aiuto nei confronti dei pazienti d’Alzheimer e delle loro famiglie (non va dimenticato infatti che dietro a ogni paziente c’è una famiglia che sostiene quotidianamente un impegno considerevole).

E’ proprio vero, quindi, che “l’antico abbevera la mente”.

SandraFallaci©

foto Museo della Cultura

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