Il tabagismo è definito semplicemente come il consumo di tabacco, piacevole quanto si voglia ma “rappresenta uno dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale ed è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie.”(Ministero della Salute) Sarebbe preferibile un sorso di acqua ad un goccino di fumo o alcool.
Nelle stime dell’OMS ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco. Nell’Unione Europea il più grande fattore di rischio evitabile per la salute deriva dal tabacco ed è responsabile di 700.000 decessi ogni anno.
In Italia gli si possono attribuire oltre 93.000 morti, corrispondenti al 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e al 7,9% tra le donne. I costi diretti e indiretti ammontano a oltre 26 miliardi di euro (Tobacco Atlas sesta edizione).
Continuando con i dati, il fumo di sigarette è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne (28% vs 21%) e non rappresenta più una status symbol, coinvolgendo maggiormente le persone con difficoltà economiche (37% vs 21% fra chi non ha problemi economici) o con bassa istruzione (27% fra chi ha al massimo la licenza elementare vs 18% fra chi ha una laurea).
Il Center for Disease Control and Prevention – CDC degli USA ha identificato 27 malattie fumo-correlate, ciascuna con un particolare rischio associato al fumo. La gravità dei danni fisici dovuti all’esposizione, anche passiva, al fumo di tabacco, è direttamente proporzionale al suo abuso. Le determinanti sono date dall’età di inizio, dal numero di sigarette giornaliere, dal numero di anni di fumo, dalla stessa inalazione più o meno profonda del fumo. Gli effetti riguardano la durata della vita media, oltre che la qualità della stessa: 20 sigarette al giorno riducono di circa 4,6 anni la vita media di un giovane che inizia a fumare a 25 anni. Quindi per ogni settimana di fumo si perde mediamente un giorno di vita, sempre in senso probabilistico.
Alla vendite delle sigarette tradizionali e dei sigari si sono affiancate, negli ultimi anni, le vendite di tabacchi trinciati. Aumentate nell’Unione europea e anche in Italia, la loro notevole diffusione è in parte dovuta al minor costo, determinato da una minore pressione fiscale rispetto a quella imposta sulle sigarette industriali, ma anche dall’illusione che fumare sigarette di tabacco “fatte a mano” sia meno dannoso per la salute, per l’uso di un tabacco più naturale e con meno additivi rispetto alle sigarette confezionate, ma pur sempre ricco di nicotina. Pertanto i danni alla salute sono analoghi. La preoccupazione è che i meno abbienti o i più giovani possano preferire questo prodotto più economico ma comunque dannoso per la salute, confermando le disuguaglianze sociali insite nel tabagismo: l’uso dei trinciati è maggiormente presente tra i giovani 18-24enni (25%) e mediamente tra i più istruiti (20% fra i laureati), è invece dominante tra i meno abbienti riguardo alle persone più mature (dati biennio 2022-2023).
Il tabacco riscaldato è un ulteriore prodotto entrato nel mercato più recentemente, precisamente in Giappone nel 2016. Consiste nell’inserire una piccola sigaretta di tabacco all’interno di un apparecchio, che riscalda il tabacco senza bruciarlo. Pertanto, a temperature minori della combustione, è commercializzato come un prodotto meno nocivo per la salute del fumatore in alternativa alla sigaretta. Tuttavia, essendo sempre a base di tabacco, espone comunque alla dipendenza da nicotina, sostanza naturalmente contenuta nelle foglie della pianta.
Dal 2018 PASSI, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, un sistema di sorveglianza sulle condizioni di salute e sugli stili di vita delle persone, ha iniziato a raccogliere informazioni sull’uso di tale prodotto che in Italia è ancora scelto da poche persone, essendo pari a circa il 3% tra i fumatori nel biennio 2022-2023, ma il cui consumo presenta un aumento relativamente notevole dallo 0,5% del 2018 al 3,4% nel 2023. Inoltre si registrano già differenze significative per età e sesso: il consumo di dispositivi a tabacco riscaldato arriva al 6% sotto i 34 anni di età dei fumatori e tra le giovani donne fumatrici raggiunge il 7%, mentre i giovani maschi arrivano al 5,6%. Riguardo al livello di istruzione si arriva all’1% per chi ha la licenza elementare e al 4% dei fumatori che hanno la laurea.
Una ulteriore novità riguarda i sacchetti di nicotina, nicotine pouches, prodotti in microfibra e riempiti con sali di nicotina, con l’aggiunta di aromi quali menta, lime, pompelmo, anguria, fragole, banana e così via. Un sacchetto ha una concentrazione di nicotina da 3 a 50 mg per grammo, un pacchetto contiene da 20 a 25 sacchetti, come o più di un pacchetto di sigarette. Questo prodotto non impegna l’apparato respiratorio ma le papille gustative: succhiando i sacchetti, come caramelle dai vari gusti, si assume nicotina con gli stessi effetti di una sigaretta, compreso l’insorgere della dipendenza che indurrà ad acquistarne ancora o addirittura ad iniziare a fumare sigarette.
Osservandone le confezioni, simili a quelle delle caramelle o delle gomme da masticare, si può ritenere siano dirette ad un pubblico giovane. Si possono trovare nelle tabaccherie, nei negozi di sigarette elettroniche e sul web. Attualmente i prezzi sono abbastanza contenuti, ovviamente sfuggono ai divieti dei prodotti con tabacco, non esiste ancora una norma che ne regolamenti i livelli di nicotina, la pubblicità e l’etichettatura, come avviene per le sigarette e gli altri prodotti simili, il tutto sottovalutando il rischio che il livello di dipendenza tra i più giovani e meno giovani aumenti e di conseguenza gli effetti nocivi.
L’istituzione della Giornata mondiale senza tabacco nel 1988 non è stata accompagnata da significative riduzioni del “vizio del fumo” in questi decenni. Cinque anni fa in questo quadro gli ospedali Humanitas, in collaborazione con la Fondazione Humanitas per la Ricerca e Acqua Vitasnella, nel giorno della 31a Giornata mondiale senza tabacco (31 maggio 2019), ai fumatori che entravano negli ospedali Humanitas e in Humanitas University, proponevano di aderire all’iniziativa “Spegni la tua voglia di fumare con un sorso d’acqua”. Quindi, a tutti coloro che vollero partecipare buttando la propria sigaretta, fu consegnata in cambio una bottiglietta d’acqua.
“Bere un sorso d’acqua ogni volta che si avverte il desiderio di fumare aiuta a controllare questo desiderio, allevia la secchezza della gola e delle fauci ma soprattutto aiuta a sostituire la gestualità della sigaretta con una routine salutare”, secondo la dottoressa Siracusano.
Idea geniale e efficace all’inizio del periodo estivo, si tratta di bere, sostituire il fumo con l’acqua, non di associare bevande alcooliche alla sigaretta, situazione che rimanda al discorso sulle dipendenze che si autoalimentano: l’85 per cento degli alcoolisti sono anche dipendenti dal fumo. Come emerso da uno studio dell’Università del Missouri-Colombia: l’alcol dà sonnolenza, spinge a dormire, da qui il ricorso alla sigaretta che invece aumenta la capacità di concentrazione e il livello di attenzione. Come riportato sul Journal of Neurochemistry, tra le due droghe c’è una reazione che le potenzia reciprocamente.
Il dottor Mahesh Thakkar aveva già dimostrato, in uno studio precedente (pubblicato su Neuron), che l’uso congiunto di alcol e nicotina aumentava gli effetti collaterali piacevoli attivando una zona del cervello nota come “centro della ricompensa”. Emanuele Scafato, direttore dell‘Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di Sanità, sottolinea un’altra complementarietà tra fumo e alcool: «Comunque il vero motivo per cui le due droghe viaggiano insieme è che sono legate alla voglia di sperimentazione, danno un senso di iniziazione alla vita adulta, sono ambedue legali, quindi facili da reperire».
Dai dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità: più di sette milioni di persone ogni anno muoiono per l’uso combinato di alcol e nicotina. Troppi goccini, cicchetti tra fumo e alcool legali, o come li si voglia denominare.
In estate ha ancora più senso parlarne, in quanto il fumo disidrata l’organismo, mentre bere l’acqua, non bevande alcooliche, contribuisce all’idratazione e potrebbe indurre alla riduzione della dipendenza dal fumo. Le fragilità si superano non certamente rifugiandosi in sostanze che aumentino il senso di ricompensa, creandone inevitabilmente dipendenza fisica oltre che psichica, come assetati di fumo o alcool, quindi è opportuno provare a mettere da parte la nicotina, rammentando quanto questo possa portare al recupero della propria salute.
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