Siamo agli albori del XIX° secolo, in Danimarca, nel 1805, in una misera stanzetta, di una modesta casa, dove vivevano nonna, bisnonna genitori e due figli, nasce Hans Christian Andersen

Sarà forse questa la molla del riscatto?

O forse è proprio quel mondo piccolo, agricolo, denso di superstizioni, tradizioni, che diventa culla dei personaggi delle favole di Andersen: ora una margherita, ora un anatroccolo, ora una piccola venditrice di fiammiferi, insomma la realtà in cui fu costretto a vivere dovrà apparire, al futuro scrittore, un mondo di fiaba.

La ricca biografia di questo grande autore è impossibile sintetizzarla, ma immaginate il percorso, un bambino che gioca con le marionette e crea le storie, che legge le Mille e una Notte, e fatelo poi crescere in questa passione, magari isolato dagli altri a fantasticare all’ombra dell’”unico cespuglio di uvaspina” nel cortile di casa o seguendo i ruscelli.

Le vecchie dell’Ospizio di Odense dov’era la bisnonna, raccontavano storie popolari, le fiabe, le leggende e lui sognava e memorizzava.

Poi c’è anche il talento.

Se tirate le somme della produzione di Hans Christian Andersen capirete da dove viene lo scrittore e poeta danese, celebre soprattutto per le sue fiabe.

Nel libro di oggi, le 40 novelle, troverete i suoi capolavori più noti “La principessa sul pisello” (1835), “Mignolina” (1835),“ La sirenetta” (1837), “Il soldatino di stagno”, “Il brutto anatroccol”o e “La piccola fiammiferaia” (1845).

Ma anche il “Re Nudo”, o meglio nel titolo originale: “I vestiti nuovi dell’imperatore” e tante altre.

Compreso i “Promessi Sposi” che qui sono: “un paleo e un palla, che stavano con altri balocchi in un cassetto”.

Nel modo di Andersen tutto ha un proprio linguaggio; parlano gli oggetti, l’acciarino, il galletto banderuola che discute con il vero galletto,

I burli di paese come Cecco e Cecchino, gli elfi, gli angeli. C’è di tutto. Basta leggere.

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