Il 29 giugno 2019, pubblicai su Facebook questa fesseria:
Se in un habitat coesiste il caos e la scienza preposta a sostituirlo con l’ordine; il caos è sicuramente vero, ma scienza e scienziati sono finti.
Oggi, 13 luglio 2024, di quella frase stupida mi pento pubblicamente.
In quella occasione ho ripetuto a pappagallo l’idea di scienza assorbita dai mezzi manipolatori della “dis.informazione” pubblica.
Ora invece temo che la scienza abbia raggiunto livelli di perfezione che se usata bene farebbe invidia al Creatore. Ed è miope e semplicistico considerare gli scienziati ignoranti, perché in realtà sbagliano volutamente, per conservare (finché possono) problemi e catastrofi produttivi di guadagni per sé, le multinazionali e le banche, che poi lo Stato è legittimato a tassare o tartassare.
Tomasi di Lampedusa, più saggio e tempestivo di me, diceva che “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”.
Quindi gli addetti del mondo culturale usano il sapere umano, (che dovrebbe essere concretamente patrimonio dell’umanità) per lucrare guadagni dai bisogni indotti nella collettività. E se le soluzioni fossero scientificamente efficaci, addio problema, addio guadagni e addio tributi.
E così i finti ignoranti del mondo della cultura producono e commerciano “soluzioni gattopardiane” che asservono i  popoli, sfruttano la natura e succhiano soldi alla collettività. Fingono di eliminare il problema ma in realtà se lo custodiscono gelosamente per continuare a lucrare grassi guadagni, ma pagare magri tributi.
Giuste o sbagliate che siano, le idee hanno sempre vita breve. Quando credi di aver capito qual è l’idea giusta per influenzare in positivo la civiltà umana, i cambiamenti sociali e ambientali planetari hanno indotto tali e tante mutazioni, da sabotare la validità di qualunque idea, rendendo ininfluente qualunque soluzione geniale.
È come sparare contro un bersaglio che si muove alla velocità della luce e illudersi di poter fare centro.
Questa è stata la ragione per cui Karl Marx, primo filosofo ad aver individuato nell’accumulo proprietario l’origine dei guasti dell’umanità, è uscito sconfitto dal capitalismo che voleva combattere.
Mentre lui riteneva vincente l’abodizione delle proprietà materiali, la razza delle proprietà intellettuali private grazie all’istruzione e all’informazione si moltiplicava come gramigna su tutto il pianeta..
Ciò che un intellettuale, un professionista, un burocrate, un politico, un giudice, un manager, uno scienziato ha nel cervello, può portarglielo via solo il padre eterno.
E dall’uso improprio, egoistico o peggio criminale di quella “proprietà”, (che nessuna politica e nessuna magistratura può espropriare) deriva l’attuale mutazione della ex civiltà italica in qualcosa che è meglio non aggettivare.
Al libero mercato hanno asservito uomo e natura. Mentre Marx si spappolava il cervello per capire come contrastare il vorace capitalismo industriale e finanziario dei padroni, i “capitalisti del sapere” spuntavano in tutte le direzioni e non per usarlo salvando l’umanità ma per egoistico arricchimento personale o corporativo.
Immanuel Kant trasmetteva l’amore per lo studio e per il pensiero libero. Diceva: “abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!
Così ha finito per formare quella razza di capitalisti intellettuali che hanno trasformato il sapere, da patrimonio dell’umanità a proprietà privata da rendere produttiva a vantaggio dei privati e a danno della collettività.
Gli umani possono pure comprarlo all’ingrosso il coraggio di servirsi “kantianamente” della propria intelligenza a proprio vantaggio; ma da qui a l’estinzione dell’umanità, tutto il patrimonio scientifico che può alloggiare nel cervello di un genio, sarà sempre meno di un miliardesimo di ciò che serve davvero per capire l’uomo, la natura, lo Stato e come convertire il sapere di un burocrate o di un professionista privato in servizio pubblico, e non per ingrassare impunemente al pari di industriali sfruttatori o banchieri strozzini.
Ci sono filosofi liberali che pensano In che modo lo Stato può legittimare i singoli cittadini a produrre e come tassarli; e filosofi comunisti che vedono la produttività e la proprietà privata come un tumore da estirpare.
In 24 secoli hanno dimostrato di saper sbagliare perfettamente entrambi.
Se su 100 professionisti 10 vengono assunti dallo Stato in veste di burocrati per operare nell’interesse della collettività; è ovvio che si legittima gli altri 90 a curare la produttività dei singoli cittadini e a pagare le tasse che servono per stipendiare e garantire burocrati, politici, giudici e Stato.
Ma se burocrati e politici, dopo aver incassato i tributi necessari a produrre servizi pubblici, producono disservizi da terzo mondo, condannano i professionisti, i lavoratori, gli imprenditori e ogni singolo cittadino onesto a rubare: a procurarsi la refurtiva necessaria per pagare le “tasse refurtiva” o morire.
In altre parole, l’illegalità privata e persino il crimine, sono il riflesso della irresponsabilità e disonestà di chi esercita da cani un potere pubblico.
Sbagliano i kantiani e sbagliano i marxisti: l’origine dei guasti di un popolo e di uno Stato non è da addebitare alla proprietà privata (lo stato non è altro che la sommatoria di tutte le proprietà private tassabili) ma al non uso o abuso del potere pubblico.
Franco Luceri
foto EmoCognizione

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