di Maria Pia Latorre
Per G.C.L Edizioni, finito di stampare nel luglio 2024 il volume di poesie “Nessuna parola è mai nulla – Filamenti creativi, sparsi frammenti”, di Raffaello Volpe, opera finalista al “Torneo dei Poeti 2022”.
In quest’opera egli esplora la forza primordiale delle parole, e appare come voce che annuncia da un tempo fuori dal tempo e che va dritto al cuore della nostra coscienza in una sorta di rivelazione che si disvela al lettore. L’autore coltiva sia le arti grafiche che l’antropologia, riuscendo così a fondere nella sua poesia suono e senso.
Egli ci conduce attraverso un viaggio interiore in cui crea immagini potenti e allegoriche tese in un dialogo metafisico che inducono profonda riflessione nel segno della bellezza della parola che affiora dal silenzio.
Così nel necessario equilibrio tra silenzio e parola, la bellezza della poesia sta nel trasmettere qualcosa di significativo e che lascia traccia, e lo fa in quell’unico eterno modo possibile.
“Nessuna parola è mai nulla”, è una sentenza che non lascia tregua. “Nessuna parola è mai nulla” e, già nel titolo della silloge, l’appartenenza dell’autore alla parola profetica, quella che egli ricerca e trova con sapienza e grazia dentro di sé, in un profondo scavo attraverso il quale riesce ad entrare in contatto con la materia più incandescente della sua anima, la stessa di cui è fatta la nostra madre Terra.
Nessuna parola è mai nulla perché è fatta di roccia e fuoco, perché è lavata con l’acqua della purezza, perché alita il ritmo del respiro di ogni vivente: “L’ultima parola scritta appartiene al Vento,/ proviene dal Suono interiore./ È un peso in movimento perenne,/ Come nevi di un ghiacciaio./ E ha un centro di gravità,/ Come il magma bollente/ Quando risale dal cuore della Terra,/ Cercando luce, aria,/ Spaccando zolle, rocce./ Tettoniche dell’Anima” ( da L’Ultima parola scritta).
Nessuna parola è mai nulla, come non lo è nessuna denominazione, tanto è vero che, accostando e leggendo di seguito i titoli delle trentacinque poesie che compongono la raccolta ne scaturisce un altrettanto originale e interessante testo poetico.
Una silloge ben composta e compatta e in sé compiuta poichè è matura ricerca della verità che fremita.
È un compito difficile quello che si è assunto l’autore, e che svolge felicemente nel solco profondo tracciato da antesignani quali Foscolo e Wordsworth, Coleridge e Keats, Poe e Shelley.
Qui egli svolge appieno la sua missione di interprete della storia del mondo, e arriva a farsi inanimato e ispirato diaframma tra la realtà, la sofferenza che attraversa i nostri tempi e la poesia.
Si tratta di parole perfezionate nell’oblio, intrise di silenzio e linfa vitale, di roccia e pulviscolo cosmico.
Il poeta, innamorato della vita che si rigenera continuamente (egli è da poco diventato felicemente padre), non si cura di sé, missionario della parziale verità che esplora: “Ma tutti sanno, tacendo, Che nessuno fu più vicino di lui/ Al dolore del Tempo, / Al suono del Canto, / Al fracasso del tarlo, / Al taglio del lampo che cade dal cielo/ E abbatte la vita di ognuno di noi” (da Somma stima), attento e vigile a registrare gli avvenimenti, a cercare segnali di luce buoni per il futuro, segnali che s’intravedono sin dalla dedica all’antropologa Ida Magli: “Al coraggio di accettare l’amore dell’Altro”.
Un volume ad alta densità che si consiglia fortemente.
Maria Pia Latorre