di Annamaria Gargano
Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un decreto riguardante le carceri italiane, conosciuto come il “decreto svuota carceri”. Questo provvedimento, che ha ricevuto la definizione di “umanizzazione carceraria” dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, arriva in un momento di estrema urgenza: nei primi mesi del 2024, circa 50 persone si sono tolte la vita all’interno delle carceri italiane, un aumento significativo rispetto ai 34 casi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Nonostante il testo del decreto non sia ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, una bozza e il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri delineano chiaramente alcune delle misure principali. Tra queste, la più rilevante è l’assunzione di mille nuove unità di personale per la polizia penitenziaria. Questo provvedimento mira non solo a migliorare la sicurezza all’interno delle carceri, ma anche a sostenere la salute mentale degli agenti penitenziari, che affrontano un tasso di suicidi più del doppio rispetto alla popolazione esterna.
Il decreto introduce inoltre misure mirate al reinserimento sociale dei detenuti. In particolare, si prevede che il pubblico ministero debba indicare, insieme alla pena, anche le condizioni per la liberazione anticipata del detenuto. Questo permetterà ai detenuti di sapere con certezza che la partecipazione a percorsi di rieducazione potrà tradursi in precisi sconti di pena.
Un’altra misura significativa riguarda l’aumento del numero di colloqui telefonici mensili a disposizione dei detenuti, che passeranno da 4 a 6. Questo cambiamento mira a migliorare la comunicazione con le famiglie, fornendo un supporto psicologico essenziale per i detenuti. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone nel 2023, infatti, il tasso di autolesionismo nelle carceri italiane è di 18,1 atti ogni 100 detenuti. Inoltre, circa il 20% dei detenuti fa regolarmente uso di psicofarmaci, tra cui stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi, farmaci che possono avere effetti collaterali significativi.
Queste sono solo alcune delle norme previste dal decreto, che potrebbero entrare in vigore nei prossimi sei mesi. Nonostante il nome, il decreto non punta realmente a “svuotare” le carceri, ma piuttosto a migliorare le condizioni di vita all’interno e a promuovere il reinserimento dei detenuti nella società.
I critici del decreto sostengono che il problema principale rimanga il sovraffollamento carcerario, con un tasso attuale del 130%. Questo sovraffollamento rappresenta una sfida significativa sia per i detenuti che per il personale penitenziario, compromettendo la salute fisica e mentale di entrambe le categorie.
L’obiettivo delle carceri dovrebbe essere quello di riformare i detenuti, aiutandoli a reintegrarsi nella società come persone migliori rispetto a quando sono entrati. Il “decreto svuota carceri” rappresenta un passo in questa direzione, cercando di affrontare non solo le condizioni fisiche delle carceri, ma anche gli aspetti psicologici e sociali della detenzione.