di Annamaria Gargano
Nella sfera politica degli Stati Uniti, una contesa epica si è consumata tra due octogenari per la carica di uomo più potente del mondo. Da un lato, Joe Biden, visibilmente segnato dal tempo e dagli eventi, appariva confuso e indebolito durante un dibattito televisivo, lasciando spazio al bullismo sfacciato del suo avversario. Dall’altro lato, Donald Trump, ancora vigoroso e combattivo, continua a dividere per le sue posizioni estreme e le provocazioni incendiare, nonché per i suoi interessi personali.
Trump ha chiaramente dominato il primo di tre confronti televisivi in vista delle elezioni di novembre. Tuttavia, la sua vittoria non è stata tanto per meriti propri quanto per l’incapacità manifesta di Biden di rispondere alle sue provocazioni e di comunicare in modo coerente, nonostante i risultati positivi della sua amministrazione. Questo ha sollevato seri dubbi sulla sua idoneità continuativa, spingendo persino all’ipotesi di un cambio di candidato a breve termine.
Il confronto è stato una triste testimonianza di un’America che sembra aver perso la sua direzione politica. I due contendenti hanno evitato di discutere programmi e proposte per il futuro, concentrandosi invece su attacchi personali e sulla vita privata reciproca, senza nemmeno stringersi la mano inizialmente.
I Repubblicani sono inchinati davanti a Trump, che ha monopolizzato il partito con la sua presenza dominante. I Democratici, d’altra parte, sono afflitti da una classe dirigente che manca di visione e sembra incapace di lasciare spazio alle nuove generazioni.
In passato, gli Stati Uniti hanno generato leader carismatici e influenti, da Roosevelt a Kennedy, da Reagan a Obama, figure che hanno plasmato il corso della storia mondiale. Oggi, invece, assistiamo a leader che sembrano mere caricature di sé stessi, nell’ombra di partiti politici in declino.
Biden e Trump, per tutte le loro differenze, rappresentano le tristi facce di una stessa medaglia: un simbolo di un’America divisa e in cerca di una nuova identità politica. Resta da chiedersi se e quando gli Stati Uniti riusciranno a risollevarsi da questa crisi di leadership e a recuperare la loro posizione come faro della democrazia globale.