Immersiva, tecnologica e partecipata. Queste saranno le caratteristiche essenziali della scuola del futuro, la quale dovrà essere al passo con i bambini e i ragazzi. I suoi primi accenni sono emersi dalle tesi dei quindici docenti che hanno partecipato al Moe, acronimo di “master online Epict”, con la parola “Epict” che si riferisce alla certificazione europea per gli insegnanti sull’uso delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni.

Il master è stato promosso dall’Università di Genova e ha coinvolto diversi Dipartimenti: Dibris, Disfor e Difi, i quali hanno collaborato con l’associazione Epict Italia. I quindici docenti hanno seguito il corso per un anno, il lunedì sera e nel fine settimana, “in modo – come sostiene Maria Sugliano, docente del master – “da avere la giusta cassetta degli attrezzi, perché ci sono tante possibilità in campo”. “Le scuole oggi – continua Sugliano – hanno maggiori risorse e strumenti tecnologici: bisogna saperli usare nel miglior modo possibile”. Già nel 1999, l’Università di Genova aveva istituito un corso sulla didattica digitale; poi, nel 2005, a livello europeo è entrata in vigore la certificazione Epict.

Nel 2024, Moe avvierà un nuovo corso e coinvolgerà insegnanti provenienti da Puglia, Lazio e Piemonte. Una delle tesiste, Giulia Guidotti, docente presso l’Istituto Comprensivo Rapallo, afferma che “i ragazzi di oggi, rispetto a quelli del passato, non sono meglio o peggio, ma hanno competenze diverse. Le innovazioni tecnologiche possono aiutare molto nell’apprendimento. Per esempio, attraverso tour virtuali ed esperienze immersive, gli studenti riescono a vivere di più l’esperienza e ad imparare maggiormente”. Oltre al progetto di Giulia Guidotti, ci sono quello di Gladys Moreschi, dell’Istituto Comprensivo Voltri 1; di Maria Beatrice Abbadi, insieme ai colleghi del liceo scientifico Fermi Monticelli di Brindisi; e di Lidia Bando, insegnante di sostegno al Comprensivo Valtrebbia di Torriglia, in collaborazione con il collega Guido Bonello e con gli allievi.

Il primo introduce la robotica per l’inserimento degli alunni con disabilità; il secondo punta su un’escape room inclusiva di attività di robotica, gamification (vale a dire l’uso delle modalità dei videogiochi) e scrittura creativa; infine, il terzo è incentrato sul distinguere il miele naturale da quello artificiale. Nello specifico, il procedimento – afferma Bonello – “consiste nel riconoscere il miele naturale da quello industriale basandosi sull’intensità dei pollini e con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, il cui compito è andare a cercare le concentrazioni di pollini, che sono maggiori in quello naturale”.

di Nicolò Caudini