In Cina, ogni anno, i trafficanti di essere umani rapiscono tra i 10mila e i 60mila bambini, che poi vengono rivenduti a tariffe differenti: per un bambino vengono richiesti fino a 4mila dollari, per una bambina fino a 2mila. Tale fenomeno è un enorme piaga sociale, che affligge il paese da decenni; e, per porvi rimedio, il ministero della pubblica sicurezza cinese, detentore del potere esecutivo, ha dichiarato di voler promuovere l’uso delle innovazioni tecnologiche, tra cui il programma di riconoscimento facciale.

COME AVVIENE IL  RICONOSCIMENTO

Il sistema di intelligenza artificiale analizza alcune caratteristiche del viso, ad esempio la dimensione degli occhi e l’altezza degli zigomi, e le confronta con quelle di altre persone per individuare somiglianze e, quindi, possibili legami di parentela. Questo processo è il frutto della collaborazione tra il governo cinese e le aziende di intelligenza artificiale, le quali hanno ottenuto l’accesso ai database della polizia. Il binomio IA-dati è risultato fondamentale per ritrovare i bambini scomparsi in un paese che conta 1,4 miliardi di persone, anche se non è chiaro quanti ne siano stati effettivamente ritrovati.

IL CASO XIE QUINGSHUAI

Tutto accade la mattina del 20 gennaio 1999 nella città di Xingtai, in provincia di Hebei. La madre di Xie Quingshuai, bimbo di dieci mesi, come ogni giorno, esce di casa per andare al mercato a comprare delle verdure. La mamma, andando di fretta e dovendo sbrigare una commissione molto veloce, uscendo, non chiude la porta di casa. Dopo dieci minuti, al suo ritorno, è iniziato il suo incubo: il figlio non c’era più, era sparito. È stato ritrovato dopo 25 anni, grazie all’azione combinata di dati e intelligenza artificiale, e alla successiva conferma arrivata da un test del DNA.

LA QUESTIONE ETICA

Il dibattito, sui social media cinesi, è diviso: molti sperano che questa partnership sia solo all’inizio; altri temono conseguenze sul piano etico e sociale, perché la diffusione di informazioni non necessarie potrebbe causare un ulteriore vittimizzazione del minore, violandone la reputazione e la dignità. In particolare, l’immagine del minore potrebbe essere utilizzata per campagne pubblicitarie, o in maniera non appropriata, senza che la persona interessata, o i suoi genitori, prestino il consenso. Senza dimenticare che, in Cina, è installata una enorme rete di videosorveglianza e alla polizia sono stati attribuiti poteri, pressoché illimitati, per reprimere dissidenti ed esponenti di minoranze etniche. Lo scorso agosto, il governo, in ascolto delle suddette preoccupazioni, ha emanato una norma molto rigida per regolamentare l’uso delle nuove tecnologie da parte delle aziende private.

Essa vieta la tecnologia biometrica nei bagni, negli spogliatoi e nelle camere d’albergo; fissa un tempo massimo di conservazione delle immagini dei volti acquisiti; e, infine, stabilisce che i volti dei minori di 14 anni non possono essere scannerizzati in mancanza del consenso dei genitori.

Nicolò Caudino