“Il Whistleblowing è un fondamentale strumento di compliance aziendale, tramite il quale i dipendenti oppure terze parti (per esempio un fornitore o un cliente) di un’azienda possono segnalare, in modo riservato e protetto, eventuali illeciti riscontrati durante la propria attività. Whistleblower in inglese significa “soffiatore di fischietto”: il termine è una metafora del ruolo di arbitro o di poliziotto assunto da chi richiama e richiede l’attenzione su attività non consentite, ovvero illegali, affinché vengano fermate.
Il “whistleblower” (segnalatore o segnalante, in italiano) è quindi una persona che lavora in un’azienda (pubblica o privata) che decide di segnalare un illecito, una frode o un pericolo che ha rilevato durante la sua attività lavorativa (o, nel caso di un cliente, nel corso della sua esperienza di cliente di un’azienda). Secondo la Direttiva Europea, ormai recepita nel 2023, devono istituire canali e procedure per la segnalazione degli illeciti: le aziende con 250 o più dipendenti e i Comuni oltre i 10.000 abitanti che sono state obbligate a conformarsi entro il 31/12/2021; le aziende con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 250 che dovevano conformarsi entro il 31/12/2023; le aziende/Comuni fino a 50 dipendenti che dovranno conformarsi entro il 31/12/2025.Il canale interno, ovvero accessibile solo ai dipendenti, dovrà essere obbligatoriamente attivato da tutti; mentre il canale esterno, cioè “pubblico”, ovvero accessibile da chiunque, sarà di certo obbligatorio per le aziende oltre i 50 dipendenti e i Comuni oltre i 10.000 abitanti” . (https://www.proactivecompliance.com/images/logo_procomp.png).
Dall’Enciclopedia Treccani:“delazióne s. f. [dal lat. delatio –onis, der. di delatus, part. pass. di deferre «portare, riportare, deferire»]. – 1. L’atto di denunciare segretamente, per lucro, per servilismo o per altri motivi, l’autore di un reato o di altra azione soggetta a pena o sanzione, o di fornire comunque informazioni che consentano d’identificarlo: la cospirazione fu scoperta in seguito alla d. di un rinnegato. (…)
La rivelazione e la delazione sembrano due concetti indissolubili nell’applicazione del concetto di Whistleblowing e, pur comprendendone lo spirito etico, non si può non assimilare l’ordito legislativo come una resa ai meccanismi di controllo e la sconfitta della morale protestante dei Paesi (nord) europei.
Se il Cittadino italiano è abituato ai soprusi ed alle “scorciatoie” nella gestione della Cosa Pubblica e, spesso, anche di quella Privata, il Cittadino europeo dovrebbe tornare ad essere egli stesso controllore e controllato, in un sistema sociale multinazionale dove è più facile imparare le cattive abitudini piuttosto che riuscire a “redimere” e dare il buon esempio.
Se a livello comunitario si è sentita la necessità di creare un sistema normativo di controllo “dal basso” è certamente perché il controllo ordinario delle Istituzioni è fallito e coniugare la morale calvinista con la delazione deve essere sembrata la soluzione più semplice, salvo (poi) dover trovare ulteriori strumenti di verifica agili e certi rispetto alla presunta “notizia criminis”. Peraltro con esiti estremamente variegati da Paese a Paese, sia per una certa tradizione legata ad invidie e ripicche che possono dare una motivazione alla segnalazione, sia (all’opposto) per la mancanza di un riconoscimento (economico?) al whistleblower (segnalatore in italiano) che – invece – sembrerebbe solo il terminale di un sistema poliziesco.
Se andiamo indietro nel tempo, in Italia, i segnalatori non hanno mai avuto vita facile: dai Romani ai Partigiani chi era delatore finiva in fondo alla lista dei reietti (quando gli andava bene!). Per non parlare del delatore più famoso dell’umanità: Giuda Iscariota che tradì il suo Maestro per trenta denari.
E’ la sconfitta del sistema sociale ed economico attuale, se ci si affida alla delezione in luogo del controllo e – soprattutto – dell’autocontrollo nei centri di produzione, negli enti, nelle comunità. Un sistema “sano” premierebbe un sistema autoreferenziale di verifica diretta e non mediata oppure un sistema di controllo istituzionale efficiente (pensiamo alle decine di morti sul lavoro per la non applicazione delle norme sulla sicurezza, la mancanza di ispettori, ma – anche – il dispregio delle norme).
Viviamo in un tempo in cui la cibernetica dovrebbe darci modalità di verifica in tempo reale della vita, ma ci affidiamo al “pettegolezzo” per assicurarci una qualsivoglia forma di sicurezza. A Roma direbbero: annamo bene!
Rocco Suma
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