Tutte le simulazioni sono concordi: l’agricoltura dell’area del Mediterraneo è particolarmente esposta, ai rischi di cambiamento climatico. Un ulteriore rischio, ma è una constatazione di fatto, che globalizzazione e liberalizzazioni del commercio possono portare vantaggi ma anche creare problemi.
Una delle esigenze con zero risposte da parte della politica soprattutto comunitaria è quello della regolamentazione del commercio su scala globale, monetizzando l’impronta ecologica dell’alimento in cui il trasporto dai siti di produzione, a quelli di trasformazione e commercializzazione gioca spesso un ruolo prevalente.
In tempo di cambiamento climatico è giusto porsi la domanda:“ è possibile aumentare la produzione di cibo riducendo allo stesso tempo il consumo energetico specifico dell’agricoltura, l’uso di acqua, e l’impiego di pesticidi e fertilizzanti industriali? “.
La domanda rimanda a un’altra osservazione, che consente una risposta più esaustiva.
L’Italia con la sua posizione centrale nel Mediterraneo, si trova in un“ punto caldo” (hotspot) per il cambiamento climatico.
Siamo al limite della zona soggetta a desertificazione, con un 30% del territorio a rischio e con il fenomeno già chiaramente visibile al Sud.
Abbiamo una strutturale carenza di acqua, suolo, energia che non sembra possa sostenere un’agricoltura tradizionale, diciamo tradizionalmente intensiva, cioè piante e animali che producono di più ma consumano anche di più.
Tutto il Mediterraneo si trova nella stessa situazione.
La preoccupazione primaria è quella dell’acqua e del suo uso competitivo. L’agrotecnica può però dare una mano: la distribuzione dell’acqua per aspersione fa aumentare la produzione del 5-20% e riduce del 15% il consumo di acqua. L’irrigazione a goccia fa produrre dal 15 al 30% in più, utilizzando una quantità di acqua in meno variabile tra il 20 e il 60%.
La competizione per l’acqua tra usi civili e agricoltura si traduce, in una progressiva riduzione per quest’ultima.
Doverosa quindi l’adozione di misure per il risparmio di acqua irrigua.
Nel clima italiano, caratterizzato da un elevato potenziale di evaporazione, da precipitazioni scarse ed estrema variabilità, l’acqua costituirà sempre più una risorsa limitante per l’agricoltura.
IL settore agricolo assorbe il 60% del consumo idrico totale italiano. IL clima sta cambiando sia per l’innalzamento della temperatura quanto, per l’intensità degli eventi meteorologici.
L’adattamento all’aumento di temperatura, alla riduzione delle risorse idriche, la salinizzazione delle falde, gli organismi viventi dovrebbero rispondere con meccanismi di resilienza altrettanto veloci.
Sul piano concreto invece assistiamo al fenomeno che più sono rapidi i cambiamenti, più elevata è la percentuale di specie che o si estinguono o migrano.
La ricerca è orientata oggi a generare organismi a“ prova di clima.
Il sistema alimentare globale è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra (Crippa 2021) e, quasi tre quarti di tali emissioni provengono da attività agricole e dall’uso del suolo o da cambiamenti nell’uso del suolo. (Il resto proviene dal trasporto, dalla lavorazione industriale, dai rifiuti, dall’imballaggio e da altre attività.).
L’agricoltura è estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici.Di recente, anche l’agricoltura è stata riconosciuta come una potenziale soluzione climatica, in gran parte per il suo potenziale di sequestro del carbonio (OCSE 2022) nel suolo, a volte indicato come “agricoltura rigenerativa” come un modo abbreviato per riferirsi, a una serie di pratiche che i ricercatori ritengono possano aiutare ad aumentare il carbonio nel suolo.
Il sequestro del carbonio è un indicatore della presenza di materia organica nel suolo, è un indicatore della salute del suolo, è un indicatore del fatto che si stanno facendo le cose per bene.
In questo momento c’è questa grande spinta per i crediti di carbonio. C’è un sacco di denaro che, viene pompato in questo ambito.
E non si ascoltano molto gli agricoltori e ciò di cui hanno bisogno e ciò che sanno dei loro terreni e ciò che, sanno dei loro ecosistemi.
In definitiva, un ecosistema è un equilibrio e riguarda le relazioni.
La maggior parte dei programmi di sequestro del carbonio avviene, in aziende agricole grandi.
Sul rigenerativo a Bruxelles è stata fatta una grande conferenza che trattava sistemi rigenerativi, sistemi alimentari, con agricoltori e investitori.
Con gli impatti del cambiamento climatico globale sempre più evidenti, l’agricoltura rigenerativa ha cominciato a emergere come una soluzione potenzialmente importante grazie alla sua promessa di estrarre il carbonio dall’aria e restituirlo al suolo.
L’agricoltura rigenerativa è più comunemente promossa negli Stati Uniti e in Europa, mentre l’agroecologia è stata adottata dai movimenti in tutto il Sud del mondo.
La sperimentazione Rete Spac della Capitanata (FG) persegue la sovranità alimentare o il controllo locale delle politiche alimentari.
Rete Spac sostiene , che gli agricoltori e i consumatori hanno bisogno di un modo moderno di coltivare in modo produttivo, garantendo al tempo stesso che gli agricoltori possano gestire i paesaggi anziché degradarli, con conseguenti benefici pubblici come acqua pulita ed elevata biodiversità.