di Gaia Bafaro
La festività di Mezza Estate è antichissima e deriva dalle celebrazioni pagane per il Solstizio d’Estate, cristianizzate nella festa di S. Giovanni.
La tradizione vuole che sia un momento propizio per incontrare le fate: le loro collinette si aprono mostrando i festeggiamenti del piccolo popolo e si possono scorgere delle luci in processione che rappresentano gli spostamenti delle creature incantate. Delle testimonianze parlano addirittura di luoghi specifici dove avvistarli in questa notte come il cerchio di pietre di Rollright nell’Oxfordshire in Inghilterra, dove spuntano fuori da un buco per ballare fino all’alba.
In Irlanda il Solstizio rappresenta un momento in cui gli esseri fatati si divertono a far scherzi (innocenti o mortali) agli uomini, inoltre, è durante questa ricorrenza che rapiscono le fanciulle per sposarle. Tra le fate protagoniste nell’isola di smeraldo, ricordiamo Aine che vive in un tumulo magico (Cnoc Aine) e le Selkie, le fate foca che tolgono il loro mantello per danzare fino al mattino in riva la mare.
Le creature Trow, invece, oggi eseguono la loro danza caratteristica chiamata Henking mentre in Russia le Rusalki escono dalle acque lasciando al loro passaggio magici fiori e soprattutto facendo spuntare il grano nei campi per gli uomini.
Da tutte queste storie di fate, si lasciò ispirare William Shakespeare che scrisse un testo famosissimo sulla notte del Solstizio d’estate: “A midsummers night’s dream”. Nella breve commedia, si intrecciano sapientemente le storie d’amore di mortali e fate, in una mescolanza di mondi che ricorda il concetto principale di ogni solstizio: la labilità dei confini tra i regno spirituale e terra.
Uno dei più noti protagonisti della vicenda è lo spiritello Puck, dispettoso e pasticcione ,al servizio del re delle fate Oberor intento a vendicarsi con la sua sposa Titania facendola innamorare di un mortale trasformato in un uomo con la testa d’asino. La narrazione di Shakespeare, successivamente, ha ispirato l’iconografia di Heinrich Fussli, Edwin Landseer e molti altri. Tra le trasposizioni teatrali e cinematografiche è bene ricordare l’opera lirica di Benjamin Britten e il film del regista Michael Hoffman.
Il 21 giugno è il giorno più lungo dell’anno, molti pensano che sia oggi a cominciare l’estate ma in realtà si tratta del momento di picco massimo (si pensi alla denominazione di Mezza Estate), poiché è più corretto collocare l’inizio della bella stagione il 1 maggio.
Nell’antico culto, veniva venerata la Dea Madre gravida della vita, come la terra piena del prossimo raccolto e il Sole come sposo della divinità al pieno delle sue forze. I Druidi in questa notte raccoglievano le piante magiche da essiccare ed utilizzare in inverno, come il vischio(simbolo maschile per il liquido prodotto schiacciandone le bacche simile allo sperma) raccolto a mezzogiorno con un falcetto d’argento (ricollegato alla luna e all’ energia femminile) e anche la felce che secondo la leggenda spunta proprio questa notte. Protagonista è l’erba di S. Giovanni o Iperico che con le sue infiorescenze brillanti e gialle e la sua forma simile a quella della croce solare ne ricorda l’astro, veniva raccolta dalle giovani donne per divinare e trovare l’amore insieme ad altre quattro erbe sacre: verbena, rosa, ruta e trifoglio.
Qui di seguito scopriremo alcuni piccoli riti. Si appendeva una ghirlanda di piume rosse e gialle alla porta simbolo di passione e del sole, mentre ci si preparava alla fase discendente dell’ anno che si accinge a finire. Gli amanti si stringevano le mani davanti ad un falò e lo saltavano insieme per celebrare il loro amore, in Inghilterra le ragazze apparecchiavano la tavola e aspettavano che entrasse il loro futuro marito o la sua anima, in Scandinavia, invece, le fanciulle mettevano un sacchetto di lavanda colta durante la notte per introdurre l’amore nei loro sogni e renderlo reale al più presto. Si caricavano le erbe al sole e anche gli specchi venivano esposti per catturarne l’energia positiva e portarla in casa, inoltre, in passato il 21 giugno non si potevano spegnere le luci o i fuochi per non attrarre sfortuna, per questo motivo si accendevano falò e si danzava tutta la notte spesso vestiti da unicorni o draghi per onorare il Piccolo Popolo. Si credeva anche che in questa notte i serpenti si unissero in una palla per fare l’amore, chiunque riuscisse a catturarla poteva ottenere poteri magici.
In sintesi questa notte è la notte delle fate e della magia. Vi salutiamo dunque invitandovi ad ascoltare uno splendido brano sulla tematica del gruppo Narsilion “A night in fairyland” e allegandovi un rituale riportato nel libro “Il mondo delle fate” di Anna franklin per entrare in comunicazione con la loro forza:
SI deve preparare un’offerta nota in Inghilterra come “BLOT” che consiste in latte e carne, in Svezia conosciuta anche come “alfablot”/ sacrificio per gli elfi, oppure si può utilizzare del pane cotto e del latte. Bisogna poi recarsi su di una collina al tramonto e dire:
“gente dell’Altro Regno,
vi porto questo sacrificio,
pane salubre e latte più bianco,
in cambio concedetemi la vostra benedizione:”
Gaia Bafaro