Nelle piazze di alcuni nostri piccoli paesi il 13 giugno, in un’atmosfera di incanto, di intensi profumi e variopinti colori, si rinnova l’appassionante ed inimitabile “Sagra dell’Abete” uno scenario antico, dove il rito arboreo e il culto cristiano si fondono nella magia della fede di S. Antonio da Padova.

I riti arborei sono un’antichissima tradizione mantenuta più o meno intatta in molte località della Basilicata, rappresenta un grande patrimonio culturale da valorizzare e tutelare che va da Oliveto Lucano, ad Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Rotonda, Terranova di Pollino, Viggianello, Castelsaraceno per continuare nella parte del Pollino versante calabrese Laino Borgo, Laino Castello e Alessandria del Carretto.

In queste feste si esprime il rapporto strettissimo che la popolazione ha con l’ambiente circostante fatto di montagne e boschi.

Si tratta di culti arborei dove tacitamente viene sancito lo stretto rapporto tra territorio e religione, dove l’albero, ” la pita”, rappresenta il rito dell’unione tra la terra e l’uomo, portata processionalmente in giro per il paese a rimarcare la stretta correlazione tra natura e cultura, ricca di significati storici ed antropologici di cui si è caricato nel tempo.

Una festa che si qualifica come il segno di un’affermazione di forte identità, come la rappresentazione di un patrimonio culturale dove la comunità ne rivendica il ruolo, la paternità, ma anche come grande spettacolo della natura che gli abitanti del paese offrono agli avventori.

E’ straordinario come nel tramonto della civiltà contadina possono ancora esistere testimonianze di un passato che sorprende per il fascino che trasmette, di una cultura fatta di oralità e racconti, di credenze e fede, di simboli e riti su cui per lunghi secoli i paesi, la nostra gente, ha modellato la propria esistenza. Il cosiddetto ”mondo dei vecchi” ha lasciato, nei piccoli paesi, un’eredità culturale oramai recepita e custodita come elemento di identità sociale, dove la tradizione ha resistito ad ogni attacco del tempo anche cedendo, a volte, alle esigenze della rivisitazione scadendo nel commerciale folklore. Si scopre, durante i riti, che un filo segreto fatto di tradizioni unisce ancora saldamente il presente al passato.

Davanti al Santo l’unione viene suggellata attraverso il rito dell’albero piantato dritto nello spiazzo antistante alla cappella, “la pita” innalzata domina sulle abitazioni a rappresentare il simbolo di auspicio di abbondanza e diventa anche il simbolo fallico e rigenerativo della natura bene augurante per la fertilità del futuro. Ricorda l’Axis Mundi, l’Albero del Mondo, che unisce i regni del Cielo e della Terra, protagonista assoluto nei riti di passaggio dalle società arcaiche e primitive, presente anche nel Cristianesimo dove l’albero assume la forma della croce diventando simbolo sacrale dell’Universo.

Gli antichi popoli che vivevano in Mesopotamia, Egitto, Asia Minore all’inizio dell’anno praticavano riti arborei e sessuali in onore della Natura, per celebrare il ritorno della vita cosmica e per augurare la fertilità dei campi e dell’uomo.

Riti che diffusero in Occidente permeandosi nella cultura europea, in particolare dei Celti e degli Italici. Nelle cerimonie e nei culti arborei degli ultimi secoli, assieme al risveglio cosmico della natura si associava anche il risveglio sociale delle comunità con rivendicazioni e richieste di migliori condizioni di vita.

La festa diventa pretesto per chiedere la liberazione da obblighi e limitazioni, l’albero assume il simbolo di libertà durante la rivoluzione francese, attraverso il cambiamento delle stagioni rivendica i cambiamenti di vita importanti per la comunità, sovrappone il significato di rinnovamento religioso al rinnovamento sociale.

L’albero diventa per un breve periodo di tempo, bandiera di protesta di moti popolari e di rivendicazioni sociali perché il bosco è la principale fonte di vita, fornisce le travi per costruire le abitazioni, la legna per riscaldare, i mobili per abitare.

Cosi il primo gesto di protesta era occupare le terre e i boschi. Occupazioni che si verificarono fino al dopoguerra con i moti contadini. Esaurite queste forme di protesta sociale l’albero riprende la sua originalità e diventa simbolo edonistico, si arricchisce con il mito popolare dell’Albero della Cuccagna di Bengodi. “si legano le vigne con le salsicce, ed avevasi un’oca a denaio ed un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattuggiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi”( Boccaccio 1313 –1375 -Paese di Bengodi III novella dell’ottava giornata del Decamerone).

Desiderio inconscio di rivincita della povertà, di gente affamata e desiderosa di entrare almeno una volta, durante la loro vita, non in tutta l’intera città Bengodi in cui scorrono fiumi di vino, montagne di burro e formaggio, vigne legate con salsicce ma almeno arrampicarsi all’albero dove è appeso tutto e in abbondanza !

Ricette

PETTOLE

Ingredienti per la pasta (tipo pasta del pane):

1 kg di farina

1 cubetto di lievito di birra fresco meglio se un cresciuto-pasta madre –

acqua

2 cucchiai di olio

un pizzico di sale

olio per friggere

Procedimento: Fare una fontana con la farina, aggiungere l’acqua, sciogliere il lievito e il sale e. Impastare fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Fare una “palla” e lasciare riposare tutta notte a temperatura ambiente. Prendere delle palline di pasta, fare tipo dei bastoncini con le mani, di circa 2 cm di diametro e legarli tipo cerchio ottenendo delle piccole ruote con il buco al centro. Friggerli in olio bollente finché non diventano dorati. Scolare e servire!

U ruot’ i patan

Ingredienti:

1,500 gr di patate rosse

3 cipolle medie

10 pomodorini appesi ( quelli giallognoli, legati ad un filo)

sale e pepe qb.

origano

olio evo

Preparazione:

Affettare le patate alte un dito, aggiungere le cipolle affettate e i pomodorini lavati e divisi per metà, sale, pepe e origano. Condire con un bel po’ di olio e mescolare. Versare il tutto in una padella da forno e infornare a 200° per circa 40 minuti. Capretto alla brace Ingredienti Costolette di capretto Aceto vino bianco Aglio olio d’oliva Sale Preparazione: Costolette di capretto, almeno quattro a persona. e’ possibile utilizzare anche il cosciotto, ma va fatto tagliare a listarelle.

Battere leggermente le costolette e metterle a marinare in una scodella con aglio, origano un po’ di aceto, vino bianco e un po’ d’olio per due o tre ore, rivoltandole ogni tanto. Sgocciolarle e cuocerle sulla griglia a fuoco vivo, spennellandole ogni tanto con il sugo con cui sono state marinate.

Quando sono cotte al punto giusto da ambo le parti, servire ancora calde, se piace anche con fettine di limone.

Patate alla brace

Ingredienti

1 grossa patata a persona

sale fino

Preparazione

Porre le patate sotto la brace e coprirle con la cenere.

Far cuocere per 1 ora.

Le patate piccole si possono infilzare su stecchi di rosmarino. Quando saranno cotte spellarle e spruzzarle di sale fino.

Federico Valicenti 

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