Una Sfilata di Caricature Politiche nel Deserto Elettorale: Dalla Nostalgia di Bruxelles ai Sogni Infranti dei Liberaldemocratici


Tra dromedari scheletrici e clown affranti, la debacle elettorale di +Europa si trasforma in un caravanserraglio tragicomico.

In un deserto politico afoso, si muove lento il caravanserraglio di +Europa. Davanti a tutti, come i Re Magi in un presepe grottesco, Riccardo Magi avanza a dorso di un dromedario pelle e ossa, simbolo di un sogno liberaldemocratico ormai ridotto all’osso. “Abbiamo perso”, ammette, e la sua voce riecheggia nel vuoto di un’Europa che non ascolta. Come un domatore fuggito, Magi ha lasciato il suo leone affamato, che ora sgranocchia le sbarre della gabbia elettorale, infuriato per la mancanza di sostegno.

Seguono i passi incerti di Emma Bonino, una fattucchiera inturbanata che barcolla tra i ricordi di Bruxelles e la realtà di una campagna elettorale fallimentare. La sua bacchetta magica, che un tempo incantava le folle, oggi è un bastone su cui si appoggia, stanca e disillusa. Dietro di lei, Matteo Renzi, l’eterno buffone sorridente, gioca a fare piroette da un tendone all’altro, nervoso per la trappola elettorale nel nord-est che l’ha visto soccombere a strategie fallimentari.

Ecco il cagnolino che scodinzolando va a leccare i piedi al pubblico, una perfetta allegoria dei politici che cercano di compiacere elettori disinteressati. Questi sono gli alleati di +Europa, pronti a saltare attraverso cerchi di fuoco per un applauso, ma incapaci di conquistare consensi reali. Intanto, il leone inferocito di Magi continua a sgranocchiare le sbarre, simbolo di un partito intrappolato nelle proprie promesse non mantenute.

Nel tendone, il nano fa piroette per il nervoso. È Renzi che, con 207mila preferenze, si agita per non aver superato il fatidico 4% di sbarramento. Se solo avesse gareggiato nel Nord Est! Ma la fata madrina Bonino ha preferito schierare un’altra candidata, lasciando Renzi a mordere la polvere elettorale. E così, tra piroette e acrobazie politiche senza rete di sicurezza, il sogno di un’Europa unita si infrange in mille pezzi, come un fragile specchio borghese travestito da lusinga proletaria.

Nel backstage, il clown triste si nasconde a piangere. È l’immagine dei tanti liberaldemocratici che, sconfitti, guardano alle urne vuote. I giovani, gli studenti fuori sede, l’Italia delle nuove generazioni: tutti i protagonisti di un cambiamento mai avvenuto, una promessa che si è dissolta come sabbia tra le dita.

Gli acrobati sprezzanti si lanciano senza rete nel vuoto, ignorando la gravità della situazione politica. Sono i riformisti, i federalisti europei che si sono lasciati sfuggire l’opportunità di unire le forze sotto il simbolo degli Stati Uniti d’Europa. Hanno preferito saltare, credendo di volare, ma senza mai toccare terra, lasciando dietro di sé solo macerie elettorali.

E così, il circo continua. Con un sogno borghese infranto, i personaggi di questo caravanserraglio politico si trascinano nel deserto afoso, guidati da una Bonino stanca, un Magi disilluso e un Renzi che continua a sorridere, come l’eterno buffone che non impara mai dai propri errori. “Ripartiamo dai nostri temi”, dice Magi, ma le sue parole risuonano vuote. È un circo senza spettatori, uno spettacolo che nessuno vuole più vedere.

Le parole di Magi, intrise di una speranza ormai sbiadita, sono l’epilogo perfetto di questa farsa politica: “Non commetteremo adesso lo stesso errore”. Ma le ombre lunghe del passato continuano a danzare dietro di loro, un circo di promesse non mantenute e illusioni perdute nel deserto della politica europea.

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