di Camilla Iannacci

Laurea in Lettere Classiche, dottorato in Letteratura Comparata a New York, Nicola Gardini ha insegnato nei licei classici all’Università. Dal 2007 in Inghilterra e insegna attualmente  letteratura italiana all’Università di Oxford e scrive su  il “Corriere della sera” e “Il Sole 24 ore”.
Ha pubblicato saggi e traduzioni di Ovidio, Marco Aurelio, Catullo, Woolf, Hughes, Auden, Simi e i seguenti testi: Così ti ricordi di me,  Lo sconosciuto, Come è fatta una poesia? I baroni. Come e perché sono fuggito dall’università italiana, Rinascimento, Per una biblioteca indispensabile, Cinquantadue classici della letteratura italiana, Le parole perdute di Amelia Lynd, La vita non vissuta, Viva il latino. Storie e bellezze di una lingua inutile, Con Ovidio. La felicità di leggere un classico, Il tempo è mezza mela. Poesie per capire il mondo, Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo, Rinascere. Storie e maestri di un’idea italiana, Viva il greco.

 

Nei testi di Nicola Gardinii e in “Studiare per amore”, amore è desideranza allo stato nascente che svela il senso dello scrivere e lo studiare è un intra-vedere nelle cose e negli eventi un oltre: è la manifestazione di un atto che nasce da φιλία e principia dal thaumàzein: è l’archè: principio di tutte le cose.

L’apertura

«Seguir virtute e canoscenza» è possibile solo per «l’alto mare aperto» perché la meraviglia non si esaurisce in sé ma è tale solo se diventa libertà, apertura, accoglienza degli eventi e dell’imprevedibilità che costituisce l’esistenza.

L’incanto e la φιλία

In molti modi si può dire l’incanto ma nessun modo dice o può dire fino in fondo o racchiudere l’esperienza: la vita non si fa imbrigliare in alcuna definizione, la vita si vive.
La φιλία è di per sé una singolarità dei modi di essere e vivere.
Per parafrasare Aristotele, in molti modi si può declinare l’individuo e la vita che contemplano desideri, sogni, vittorie, sconfitte, gioia, dolore e ricordi che costituiscono per ognuno la coscienza, il pensare ed esperienze uniche, non replicabili.
Il nostro orizzonte è quello possibilità, delle scelte e dello scacco che fanno scoprire il senso del limite.

La sinestesia

La parola e la pittura con-vivono: è la sinestesia di linguaggio, colori, forme e suoni: le acque, le nuvole, le nubi, i sassi, sono lì davanti a noi la loro consistenza, forma, stabilità eppure cambiano e si trasformano.
Gli anni luce delle stelle si riannodano nei colori dei dipinti dell’autore, nelle luci delle sere o delle mattine, negli odori che affiorano dai ricordi, nei momenti dei giorni, nei silenzi della musica e della natura, nel volo degli storni in cui convive il chaos e il cosmos: il disordine e l’ordine: Parisi docet.

La scienza e l’arte

Ad un mondo che vuole ridurre tutto a calcolo, tecnica e classificazioni si contrappone un umano ancora non del tutto misurabile: l’individuo è indeterminato, imprevedibile, è singolarità irriducibile.
«La scienza e l’arte hanno in comune il fatto di riconoscere che la realtà è un insieme più complesso di quello che possiamo vedere» (Rovelli).
Esiste infatti uno spazio non conosciuto, non ancora osservato e verificato in quanto è ‘collocato’ al di sotto della regione di Planck dove si dispiegano le leggi della quantistica che rigettano le logiche della nostra mente e il comportamento degli oggetti del macromondo.

La realtà… irreale

La meccanica quantistica rimette in discussione le nostre pretese di conoscere la realtà.
La crisi dei fondamenti è più che… profonda anche in fisica e la scienza si approssima al vero che sempre si sposta un poco più in là del punto di arrivo.
Della realtà conosciamo solo una parte e cioè le particelle che, per giunta, si divertono a presentarsi e rapportarsi in modi singolari e inspiegabili.
Non solo le particelle non sono oggetti ma non si sa neanche quale spazio, occupino infatti sullo stato delle particelle possiamo solo pronunciarci in termini probabilistici e solo nel misurarle ne veniamo a conoscenza, un elettrone non è conoscibile prima di essere misurato «lo stato che si misura non è preesistente ma è creato nel momento della misurazione» (Faggin).
E’ impossibile conoscere contemporaneamente posizione e velocità di un atomo: interviene il principio di indeterminazione che va a confliggere con le nostre pretese di precisione ed oggettività relativamente allo stato di un sistema.

L’entanglement

Per di più, due particelle, se in un primo momento vengono a relazionarsi tra loro continuano a mantenere una connessione anche quando si ritrovano separate infatti nel misurare l’una, persistendo la distanza tra loro, anche l’altra viene ad essere investita di questa misurazione: le due particelle sono entagled e rappresentano uno unico stato quantistico ovvero sono una sola particella e misurare una particella comporta che un’altra abbia lo stesso valore anche se ormai è ‘distante’ dall’altra.
L’entanglement è paragonabile all’indecidibilità del teorema di incompletezza di Gödel in matematica ed al principio di indeterminazione di Heisenberg: un cambio di paradigma, come la teoria copernicana a suo tempo, della visione della natura.

L’in-visibile realtà

La sedia, dice Rovelli, per la quantistica non esiste esistono si danno solo relazioni tra cose ovvero non esiste uno stato d’essere degli oggetti che, nel profondo della materia, non si presentano
separati: la realtà è un tessuto di relazioni che intercorrono tra gli oggetti, la natura presenta un’organizzazione a noi invisibile, ed è strutturata come totalità.
I fisici non possono affermare di essere meno ‘evanescenti’ dei filosofi, non avvezzi alla rigorosità come da vulgata, infatti parlano di entità che si ipotizzano esistenti ma di cui non sanno l’esistenza e non sanno come e quando la dimostreranno, allora si può dire che i fisici sono metafisici?

Le domande e la risposta

«Nell’ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati. Certo, allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta» scrive Ludwig Wittgenstein.
Il pensiero, come la frontiera, ha con sé l’inesplorato, l’inconoscibile e richiede un più knowledge collaborativo e non l’inveterata hỳbris.

Conclusione

L’ incanto contro il disincanto del profetizzato da Weber attraverso l’in-canto del domandare, del dubbio perché come scrive Niels Bohr «ogni cosa che consideriamo reale è costituita da entità che non possono essere considerate reali».
La via maestra per tutto questo è l’amore per lo studio che «move il sole e l’altre stelle» e che ci fa vivere.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.