di Vincenzo Caccioppoli
Le elezioni sono appena finite anche se rimane ancora qualche sezione non scrutinate a Roma ( fatto assai controverso e su cui si attende che il comune faccia le sue approfondite verifiche e tragga poi le conclusioni su responsabilità eventuali), nei quartier generali dei partiti si verifica in maniera più approfondita ed a mente fredda il dato uscito dal voto popolare. Nella immediate ore successive al voto, appariva chiaro che i reali vincitori della contesa fossero Fratelli d ‘Italia, Avs è in una certa misura anche il Pd di Ely Schlein. Ma a guardare i freddi numeri, nel dettaglio, si scoprono alcuni particolari che certamente a molti saranno sfuggiti.
Non ci vuole certo una mente matematica ma appare chiaro che alcune considerazioni fatte da alcuni osservatori e politici, appaiono quanto meno forse un poco azzardati. Intanto occorrerebbe fare una analisi del vero impatto che sul voto ha avuto la segreteria del Pd e la leader di Fratelli d’Italia,Giorgia Meloni, riconosciuti ormai dopo la debacle di Conte e dei cinque stelle, come le due principali rivali in un contesto politico che alla luce dei risotti appare sempre più bipolare. Ebbene scorrendo i numeri del voto del 8 e 9 giugno scorsi, si può vedere come la premier, presente in tutte e cinque le circoscrizioni, abbia avuto un effetto dirompente sul voto per la sua lista, con oltre 2 milioni e mezzo di voti ottenuti. Giorgia Meloni ha staccato ampiamente, il primo degli “umani” del suo partito, e cioè Nicola Procaccini, eurodeputato uscente e copresidente del gruppo dell’Ecr, che nella circoscrizione centro ha raccolto oltre 120.000 preferenze. La stessa cosa non si può proprio dire della segretaria del Pd.
La Schlein che si presentava solo a centro e nelle isole ha raccolto invece poco più di 240000 preferenze, risultando solo la quinta più votata del suo partito. Insomma se effetto trascinamento doveva esserci e stato quello degli amministratori come Bonaccini, rivale per la segreteria,proprio con la Schlein e l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro (quasi 500000 voti nella circoscrizione sud). Se poi invece si va a vedere, nel dettaglio, il numero di voti di lista, la segreteria del Pd dopo le prime proiezioni ha salutato il voto in maniera trionfalmente dicendo che il suo partito era l unico che cresceva anche in termini di voto, facendo il paragone con le ultime elezioni politiche, che hanno comunque un sistema elettorale differente e non con le europee del 2019. «Il Partito Democratico è il partito che è cresciuto di più dalle scorse elezioni politiche, con cinque punti in più» ha detto la Schlein in conferenza stampa. Alle elezioni europee il PD ha preso il 24,1 per cento dei voti, percentuale pari a oltre 5,6 milioni di voti. Rispetto alle ultime elezioni politiche, il partito di Schlein è cresciuto sia in valori assoluti sia in valore percentuale: nel 2022 il PD ha preso il 19 per cento, cinque punti percentuali in meno, e quasi 5,4 milioni di voti per l’elezione della Camera dei deputati, considerando solo quelli espressi in Italia e non all’estero. Nel weekend tra l’8 e il 9 giugno ha quindi preso circa 200 mila voti in più.
Ma, come detto, se il raffronto viene fatto sulle europee del 2019, scorrendo i dati di You trend, beh la situazione è ben differente perché certifica come Fratelli d’Italia abbia guadagnato ben 5 milioni di voti in più, un risultato storico sia in termini relativi che generali. Ancora più considerevole il risultato ottenuto, considerando che è venuto dopo quasi due anni di governo, in una situazione geopolitica certo tutt altro che facile, e in un contesto europeo che infatti ha visto tutti i partiti al governo castigati, chi più chi meno, dal voto ( in Francia Macron ha addirittura sciolto le camere e in Germania i socialisti di Scholz hanno ottenuto il peggior risultato della storia).
Mentre il Pd avrebbe perso, sempre rispetto alle ultime europee ben 500000 voti e per il movimento cinque stelle invece la perdita di voti rispetto al 2019 arriva a meno 2 milioni. Insomma ecco allora che il trionfalismo della Schlein andrebbe contestualizzato e ridimensionato, proprio rispetto al suo rapporto con quello registrato da Fdi e d’ala premier Meloni, anche se innegabilmente il risultato del Pd non può che essere ritenuto positivo. Ecco perché allora forse alla luce di questi numeri non si può non essre d accordo con chi dice che la vera trionfatrice della competizione elettorale ha solo un nome: Giorgia Meloni, detta Giorgia.