La motivazione del fallimento del progetto del piccolo reattore modulare (SMR) più importante degli Stati Uniti non va ricercata soltanto nel fatto che la NuScale Power Corp ha perso il cliente Utah Associated Municipal Power System per esclusivi motivi economici.
È vero che le azioni che valevano 14,87 dollari, in agosto sono crollate di oltre l’85% chiudendo la scorsa settimana a 2,23 dollari e che il costo complessivo del progetto è passato da 5,3 a 9,3 miliardi di dollari, ma le motivazioni più importanti sono altre e giustificano il perché il nucleare smart non può esistere.
Innanzitutto, la potenza elettrica è di 77 mila Kw, corrispondente a un “calore da fissione” creato, di tre volte tanto ed essendo i moduli sei, la potenza termica totale è di 1,38 miliardi di watt. Questa era la potenza dello “small” di NuScale. La prima considerazione è che parliamo comunque di fissione nucleare e quindi della produzione di scorie, con tutte le conseguenze esso questo comporta.
Benché piccoli, i reattori necessitano sia in entrata che in uscita del trasporto di barre di combustibile.
Se i reattori sono molto piccoli e sparsi sul territorio ci saranno molti viaggi e frequenze elevate. Trasportare barre di combustibile implica l’adozione di un piano di sicurezza per incidenti e attentati, questi ultimi probabili data la radicalizzazione dello scontro etnico, religioso e di classe.
Nella grandi centrali nucleari, il problema del trasporto delle barre di combustibile non sussiste in quanto queste dispongono di depositi temporanei di scorie, collocati in un ambiente controllato entro l’area della centrale. Al contrario, è improbabile riuscire a creare per ogni piccolo reattore un deposito temporaneo.
Si sente sovente l’affermazione che gli SMR sono di “ultima generazione e a sicurezza intrinseca”, la qual cosa rimanda a un’inesistente “quarta generazione di reattori”.
La sicurezza intrinseca fa riferimento ai reattori nei quali, in caso di improvvisi aumenti di potenza nel nocciolo, la reazione di fissione a catena si interrompe da sola. Questo tuttavia non elimina il rischio di incidente perché un reattore, anche se spento, produce una grande quantità di calore, che va poi smaltito attraverso il circuito di raffreddamento alimentato da energia elettrica, che non può essere quella del reattore.
Se si blocca il raffreddamento ci possono essere esplosioni o fusione delle barre con molteplici pericolose conseguenze. Nel piccolo reattore è difficile che ciò accada perché tutto è confinato nel contenitore. Certo, non potrebbero succedere eventi come quello di Chernobyl, ma se succedessero si dovrebbero smantellare e smaltire scorie altamente radioattive. Quindi, l’affermazione “il nucleare pulito” è una grande bugia propalata senza sapere di cosa si parla.
Altrettanto equivoca è l’espressione “nucleare avanzato”, che significa che i refrigeranti sono diversi dall’acqua e in verità raramente usati (ad esempio elio, metallo liquido o sale fuso). La ricerca pubblicata su PNAS “Rifiuti nucleari da piccoli reattori modulari” ha dimostrato che gli SMR produrranno rifiuti più voluminosi e chimicamente reattivi, il che avrà un impatto sulle opzioni per la gestione e lo smaltimento delle scorie. Il Dipartimento dell’Energia USA era a conoscenza di analisi indipendenti che mettevano in dubbio la fattibilità economica e ambientale dei piccoli reattori modulari.
Altri problemi sono legati alla proliferazione delle armi nucleari che l’esportazione di piccoli reattori veloci presenta. Uno dei progetti SMR preferiti dal Dipartimento dell’Energia è il reattore veloce Natrium di Bill Gates, in gran parte un’imitazione del reattore veloce autofertilizzante Prism. È stato progettato per produrre plutonio, gran parte del quale sarebbe plutonio “superamabile” ovvero più facile da trasformare in armi rispetto di quello utilizzato nei reattori militari.
TerraPower, che sta sviluppando Natrium, dichiara di volerli esportare in tutto mondo. USA e Francia hanno già sperimentato il fallimento dei reattori autofertilizzanti: gli USA con il progetto “Clinch River Breeder Reactor” e i francesi con Super-Phenix (ENEL partecipava con il 33% e ancora oggi paghiamo lo stoccaggio e i costi di Super-Phenix). Per quanto riguarda la lotta al riscaldamento globale, la vittoria è possibile solo riducendo le emissioni di anidride carbonica nel modo più economico e rapido. Gli SMR non sono né rapidi né economici. Razionalmente, la sostituzione del gas naturale per le centrali a carbone, l’aumento dell’efficienza, la riduzione della domanda di energia, il miglioramento dei sistemi di trasmissione e stoccaggio dell’energia elettrica e lo sfruttamento delle energie rinnovabili dovrebbero avvenire ben prima della costruzione di nuovi impianti nucleari.