IL voto alle europee considerata la situazione eccezionale e grave, in cui versa l’ Unione europea a partire dalla crisi del 2008, dovrebbe indurre oggi più che mai , a recarsi alle urne.
IL voto alle europee oggi ha una forte valenza politica, indipendentemente dalla implicazione civica della partecipazione, a causa degli equilibri dei partiti europei diventati negli ultimi anni molto precari e oggi tali da modificare radicalmente rapporti di forza e indirizzi politici.
Prendendo con le molle i sondaggi perché i campioni non sono mai veramente rappresentativi risulterebbero, in crescita i partiti della destra più radicale all’interno del Parlamento europeo.
Una avanzata che inciderebbe sullo storico potenziale elettorato del partito popolare, dei socialisti e dei liberali che nelle Europee del 2019 hanno espresso il presidente della Commissione.
In gioco oggi c’è il riconoscimento della l’Unione europea come centrale nelle decisioni continentali, per competere con Cina, India, Stati Uniti, Russi.
Temi come l’immigrazione, l’ambiente, la rivoluzione digitale, necessitano di una politica internazionale espressa da una Unione coesa .
L’Europa o agisce di concerto , attraverso una linea condivisa, oppure è marginale e quindi ininfluente.
I voti determineranno le alleanze nel nuovo Parlamento.
I gruppi politici attualmente sono 7 e quello più numeroso è del Partito Popolare Europeo, che rappresenta il centrodestra moderato e al quale aderisce Forza Italia. IL secondo gruppo è quello dei Socialisti e Democratici, che si rifà ai valori della socialdemocrazia al quale aderisce il Partito Democratico. L’elettorato liberale è rappresentato dal gruppo Renew Europe , del quale fanno parte il gruppo di Calenda e quello di Renzi.
I Conservatori e Riformisti Europei (ECR) rappresentano un elettorato nazionalista e conservatore. Fanno parte di questo gruppo Fratelli d’Italia. A destra di ECR ci sono i sovranisti ed euroscettici di Identità e Democrazia, a cui aderisce la Lega, il Rassemblement National della Le Pen e l’Alternative fur Deutschland tedesca. A sinistra dei Socialisti ci sono i Verdi europei federati nell’Alleanza Libera Europea e poi, il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo. Infine ci sono i parlamentari come il Movimento 5 Stelle che non hanno aderito a nessun gruppo.
Principi e valori della Unione sono oggi sanciti nell’art. 2 del Trattato di Lisbona: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
Sono i diritti umani internazionalmente riconosciuti, e l’idea di Europa nata dal Manifesto di Ventotene, dalla resistenza al nazifascismo e dal Congresso de L’Aja del 1948.
La UE non sembra attuare l’art 2 richiamato a causa sta di una crisi di sistema che sta vivendo. E’ una crisi interna, politico-istituzionale, che mette a dura prova le relazioni tra gli stati membri e tra questi e le istituzioni sopranazionali europee.
È entrato in crisi il rapporto tra cittadini europei e istituzioni europee come dimostra, tra l’altro, la sempre più bassa partecipazione alle tornate elettorali per le elezioni del Parlamento europeo. Nel 1979 alla prima elezione, a suffragio universale e diretto il tasso di partecipazione elettorale fu del 63% (gli stati membri erano 9), alle elezioni del 2014 la partecipazione al voto è stata del 42,6% (gli stati membri erano 28). Nel 2019 il 50,66% (27 stati membri). Media italiana di voto 54%. Oggi le previsioni sono dagli esperti stimate inferiori al 50%!
L’opacità delle istituzioni intergovernative e la burocratizzazione di quelle sopranazionali contribuiscono ad aumentare la distanza che le separa dal cittadino europeo. Petizioni, comunicazioni alla Commissione, Mediatore europeo, Corte dei Conti UE, OLAF una vischiosa rete burocratica dalla quale il cittadino UE non ne esce. Alla crisi della democrazia rappresentativa si affianca anche una crisi della democrazia partecipativa.
L’iniziativa dei cittadini europei prevista dall’art. 11 del Trattato di Lisbona non ha avuto gli esiti sperati e lo stesso dialogo civile tra le istituzioni europee e le organizzazioni della società civile, pure previsto dall’art. 11, non ha fatto significativi passi in avanti.
Oggi in Europa è in atto una politica di restringimento degli spazi della società civile organizzata che opera per i diritti umani, lo sviluppo umano e l’inclusione.
La Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che con il Trattato di Lisbona ha finalmente assunto lo stesso valore giuridico dei trattati, è diventata un optional.
Con la crisi migratoria anche il principio dello “stato di diritto europeo” vacilla.
Il diritto d’asilo e l’accoglienza a coloro che fuggono da guerre, persecuzioni politiche, povertà, conflitti ambientali e climatici è lasciato alla volontarietà degli stati membri. L’economia sociale di mercato, uno dei pilastri dell’UE, finalizzata a ridurre le diseguaglianze e a dar vita a un welfare europeo nel quadro di una rinnovata e rafforzata politica di coesione economica, sociale e territoriale, è rimasta schiacciata tra le spinte neoliberista e le politiche conseguenti al fiscal compact. IL dogma dell’austerità espansiva ha fatto più vittime di una guerra.
È anche una crisi esterna, che riguarda il ruolo internazionale dell’UE e il funzionamento di quell’embrione di diplomazia europea rappresentata dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dal Servizio europeo per l’Azione esterna.
Domani potremmo poter assistere in relazione alle espressioni di voto a quanto annunciato da Ursula Von der Leyen, che con Weber leader del PPE tedesco condivide il partito e la nazionalità, che aveva fatto del Green deal (la riconversione ecologica) il segno della sua legislatura, ad accordi espliciti con l’ECR (Fratelli d’Italia, Vox e i polacchi del PiS) se riconfermata alla guida della Commissione europea.
I liberali, hanno realizzato l’avvicinamento all’ultradestra già in Olanda dall’Olanda dove il partito Vvd ha accettato di governare con l’estremista Geert Wilders. IL sommovimento in atto risulta anche nelle dichiarazioni di tre europeisti doc . Macron, Draghi e Letta in importanti discorsi istituzionali nei quali hanno preso atto della drammatica situazione di stallo dell’Ue. I tre, da protagonisti della costruzione europea, sono diventati i maggiori critici della UE attuale, che dimostra impotenza nel convulso scenario dei conflitti europei e in Medio Oriente oltre che sempre sull’orlo della crisi e della recessione economica.