In quell’impero austro-ungarico, che fu tale fino al 1918, quando la prima guerra mondiale ridisegnò l’Europa, s’aggirava un cittadino boemo di lingua tedesca che, pur essendo praghese, scelse Berlino come ultima dimora, prima che la tisi lo consumasse a soli 41 anni.
Franz Kafka una delle maggiori figure della letteratura del XX° secolo.
Pare che la scelta di Berlino, la sua biografia così riferisce, fosse dovuta alla fuga, almeno con la scusa di andarvi a morire, da un padre-tiranno potentissimo.
Praga, la città magica nell’immaginario collettivo e come titola un saggio del 1973 di Angelo Maria Ripellino, studioso di letteratura slava; si dice poi che Rodolfo II, sul trono ceco dal 1576, fece di Praga la capitale segreta d’Europa – non solo la capitale dei nobili, ma anche degli artisti, commercianti e studiosi, e soprattutto degli astrologi e alchimisti; la città d’oro che si illumina all’alba ed al tramonto per i tetti dorati.
Si dice anche, a proposito dei Kafka, che osservando le case che questa famiglia ebraica cambiò, nel corso degli anni, erano sempre nel perimetro della chiesa della Vergine Maria di Teyn, per cui lo scrittore ebbe a dire, o meglio a scrivere. ” Praga non molla…questa mammina ha gli artigli” riferendosi allo spazio angusto del centro di Praga “la Màla Strana” che è una preziosa bomboniera boema.
L’idea di scrivere su Kafka nasce dal fatto che tempo a dietro trovai nella mia libreria un fascicolo del 1983. Quasi trent’anni fa era il centenario della nascita del poeta scrittore e l’università di Bari, con il prof Giuseppe Farese, già docente di lingua e letteratura tedesca, fece una diversa celebrazione: un itinerario fotografico a Praga nei luoghi frequentati dal poeta, parole ed immagini in rigoroso bianco e nero, per non creare dissonanze con le immagini del poeta.
Riproduciamo le foto e non perché il diritto di copyright sia scaduto ma per dare risalto allo stesso lavoro del professore emerito; tenuto conto che trent’anni fa non c’era la possibilità di internet per esaltare queste enormi iniziative.
Kafka è Praga, per quanto fosse fosca e nebbiosa nelle immagini dei suoi racconti, la città lo ama.
Durante il periodo sovietico, io ebbi modo di andare diverse volte a Praga a trovare amici ceki.
La notte udivo il ticchettio della macchina da scrivere. Erano i ragazzi della primavera di Jan Palachk che, come se volessero mantenere una sorta di resistenza clandestina, di notte ricopiavano, ognuno cinque copie dell’originale, le “Metamorfosi” del loro Kafka, libro proibito nel regime comunista,
Una sorta di catena culturale che diffondeva la cultura, la prima rete.
Il video è rigorosamente in bianco e nero come volle lo stesso autore. Personalmente sono stato a Praga due anni prima del viaggio del professore che fa questo itinerario sulle orme di Kafka. Riconosco il ghetto ebraico e la casa di Franz Kafka.
Credo che ora, da una polverosa soffitta, questo lavoro del professore debba andare in rete.
Trent’anni fa il prof. Farese scriveva. ” …il mio itinerario praghese – kafkiano, le immagini che ne sono risultate e che ripercorrono le stazioni classiche di Franz Kafka fanciullo, adolescente, uomo – sono quasi tutte terse, prive di nubi e di atmosfera. Si avvicinano queste immagini a quelle di Praga reale di Kafka?
Difficile a dirsi, meglio affermare che esse rappresentano un tentativo nuovo di lettura che può certo essere confutato, ma che si sforza tuttavia di offrire un volto diverso dell’odiosa e amata città, nella cui chiusura spirituale Kafka aveva sempre identificato la matrice delle sue pene esistenziali.
Nessuna meraviglia, quindi, se nel 1920 egli poteva desiderare per Praga l’avverarsi di una terribile profezia: ” un giorno la città sarà annientata da un pugno gigantesco con cinque colpi in rapida successione”.
Con questo spirito godetevi il viaggio con Franz Kafka.
La Rete