Al Teatro Orfeo di Taranto ieri sera luci accese sul Barbiere di Siviglia del Taranto Opera Festival
Torna a Taranto la grande musica italiana! Primo appuntamento ieri sera con la stagione estiva del Taranto Opera Festival. Sulla scena, il Barbiere di Siviglia, capolavoro rossiniano, che, al suo esordio, ieri ha mietuto gli applausi e i consensi del pubblico tarantino. Si rinnova così una tradizione ormai consolidata sul nostro territorio, grazie all’operosità del Tof, da anni strenuo sostenitore dell’importanza e del significato dell’opera lirica nella valorizzazione culturale della nostra sofferta città. Luci accese dunque su questa opera che, dal 1816, anche nella sua complessità, diverte, coinvolge e fa sognare.
Il fascino del Barbiere rossiniano
Contestata al suo esordio, avvenuto al teatro Argentina di Roma nel lontano 1816, quest’opera buffa di Rossini, seppe conquistare poi anche i più tenaci sostenitori del genio musicale di Paisiello, anch’egli autore di un’opera omonima. Le trovate musicali di Rossini infatti, così singolari ed altamente espressive, seppero far dimenticare il Barbiere di Siviglia del grande musicista tarantino ed in breve il carattere innovativo della musica di Rossini ebbe la meglio sulle modularità sonore precedenti.
Il ‘crescendo’ rossiniano, pur con la sua sonorità ripetuta quasi in forma ossessiva, seppe trascinare il pubblico, coinvolgendolo nel turbine di un dinamismo, non solo scenico, ma anche sonoro. Rossini vinse con le sue geniali innovazioni musicali con quel chiasso musicale apparente, che in realtà espresse una grande potenza musicale soprattutto nei concertati. E l’esempio più palese ci è dato dal finale del primo atto con Mi par d’esser con la testa.
Ma la musica del grande compositore pesarese riesce comunque a caratterizzare la personalità di ogni singolo interprete, anche nei molteplici mascheramenti,. che danno ulteriore dinamismo all’azione scenica.
Il Barbiere di Siviglia di Taranto
Alla luce di queste premesse appare evidente come gli interpreti di questa opera buffa debbano avere grandi doti attoriali, oltreché interpretative, al fine di mettere in rilievo l’essenza stessa del libretto di Sterbini, musicato da Rossini. Ovvero la burla, la comicità di una macchinazione che fa comunque trionfare l’amore tra due giovani.
Si comprende quindi come gli interpreti siano fortemente caratterizzati nella loro personalità e, in virtù di questo, non convince, almeno sotto questo aspetto, la regia di Anna Aiello che ha dato invece una veste insolita agli attori. Quella di burattini,
Una veste che svilisce le loro identità, fortemente marcate dalla musica di Rossini, per ridurle, sia nella gestualità che nel trucco, a ruolo di marionette.
Una trovata che decisamente ha rappresentato l’unica ombra di questa messa in scena del Barbiere. Davvero convincente, sia sotto il profilo delle vocalità di tutti gli interpreti, sia sotto il profilo dell’eccellente direzione d’orchestra del maestro Lorenzo Bizzarri, già noto alla platea tarantina.
Voci straordinarie, come quella di Leonardo Galeazzi, nei panni di Don Bartolo, ma anche come quella di Paolo Ingrasciotta, nelle vesti di Figaro, hanno dato luce e vigore a quest’opera complessa dal punto di vista musicale e che necessita di grande competenza, non solo musicale, ma interpretativa.
E se Rosina, tipica donna del’700, ha brillato di nuova luce grazie ad una strepitosa Aleksandra Meteleva, non è stato da meno il tenore Alfonso Zambuto, nei panni del Conte D’Almaviva, la cui vocalità profonda e ricca di colore ben si presta all’interpretazione delle opere verdiane.
Insomma la bravura di tutti gli interpreti, i toni guizzanti della loro interpretazione, le luci e i colori di un valido impianto scenografico, hanno colmato le pecche di una regia talvolta discutibile, decretando il successo della rappresentazione.
E, ancora una volta, il nostro grazie va al Taranto Opera Festival che ha saputo riportare alla ribalta del capoluogo Jonico un patrimonio che il mondo c’invidia. L’Opera lirica.