Subito Polemica
È davvero incredibile come un provvedimento che mira a risolvere, almeno in parte, il problema delle liste d’attesa nei servizi ospedalieri possa diventare bersaglio di critiche da parte di chi, in passato, non ha mai mosso un dito per affrontare questo problema già ahinoi segnalato.
Alcuni politici, che hanno abbandonato i principi di solidarietà e universalità, gridano al “regalo ai privati”. Siamo nel terzo millennio e ancora confondono una struttura sanitaria privata con una accreditata. Le strutture accreditate , sia ospedaliere che territoriali, offrono un servizio sociale di pubblica utilità, sono più flessibili, meno burocratiche e, soprattutto, costano meno alle casse dei servizi sanitari regionali. Non è un regalo, è un risparmio per la comunità.
C’è chi fa tanto rumore senza nemmeno aver letto il decreto completo, che dovrà comunque passare attraverso l’iter parlamentare. Per affrontare seriamente il problema delle liste d’attesa, ecco alcuni concetti chiave da considerare:
- Potenziare il territorio: Rendere la medicina generale e specialistica più efficace ed efficiente.
- Promuovere l’appropriatezza prescrittiva: Evitare duplicazioni di richieste per esami diagnostici e seguire linee guida condivise.
- Aumentare le risorse umane: Più medici e infermieri, e migliorare l’equipaggiamento tecnologico.
- Regolamentare l’intramoenia: Stabilire un tetto di ore per l’attività privata dei medici ospedalieri, che dovrebbe avvenire fuori dall’orario di servizio e con agende dedicate. L’accesso all’attività intramoenia sarà garantito a chi svolge attività di abbattimento liste d’attesa
- Utilizzare strutture accreditate quando le strutture pubbliche non riescono a soddisfare le richieste.
- Piattaforma unica di prenotazione aperta anche ai liberi professionisti, favorendo la digitalizzazione e riducendo la burocrazia.
Le criticità nel decreto ci sono, ma le critiche che arrivano sembrano attacchi alla Croce Rossa. Tra le criticità, pensare che il personale dipendente possa aumentare le ore di lavoro, già oltre le 40 settimanali e lavorare la domenica, ammesso che non sia già in turno di guardia o reperibilità, è poco realistico. Gli specializzandi non possono sostituire gli specialisti senza riconoscimenti morali ed economici adeguati.
Non dimentichiamo che, recentemente, in Puglia molti primari si sono visti richiedere migliaia di euro per le ore straordinarie richieste ai collaboratori e regolarmente effettuate durante la pandemia. È dovuto intervenire il Presidente Mattarella per risolvere quella follia.
Giornalista scientifico ed Editorialista per il Corriere Nazionale, Corriere Puglia e Lucania.