In questi giorni abbiamo letto la notizia dell’istanza di riapertura delle indagini per Denise Pipitone, la bimba scomparsa a Mazara del Vallo il 1 settembre 2004. Gli esperti che hanno lavorato al caso sono consulenti che lavorano con molto riserbo, proveremo comunque a presentarvi qualche notizia su di loro.
Da qualche giorno tutta l’Italia ha appreso che l’istanza di riapertura delle indagini per il reato di sequestro di persona depositata presso la Procura della Repubblica di Marsala da Antonino Pipitone, il padre della piccola Denise, è fondata sul lavoro di tre esperti, tra cui la criminologa Antonella Delfino Pesce.
Il suo nome è già noto perché si è occupata di diversi casi criminali, tra cui di recente l’omicidio di Nada Cella.
Pochi però sanno che la Doc Delfino Pesce è laureata in medicina veterinaria con specializzazione in fisiopatologia, con Phd e incarichi universitari di ricerca in biologia molecolare.
Inoltre, si è anche laureata in scienza e tecniche psicologiche, ha maturato la specializzazione con master in criminologia e scienze psicoforensi; è responsabile di un laboratorio ricerca di biologia molecolare, ed esperta di genetica forense.
Proprio il suo lavoro per la tesi del master in criminologia ha portato alla riapertura del caso di Nada Cella, uccisa a Chiavari nel 1996; inoltre il suo studio dei fascicoli e la ricerca applicata sul campo hanno portato anche alla riapertura dei casi Montanari (1981) e Corigliano (1999). Sua è anche la relazione su cui è stata fondata l’opposizione alla archiviazione per il caso Giordano, un feroce omicidio commesso nel 1999.
Entrambi i genitori della Delfino Pesce sono stati professori di anatomia patologica all’Università di Bari: il papà Vittorio si occupò e diede una svolta decisiva al tragico caso delle tre bambine di Marsala che vennero uccise nell’ottobre del 1971, esaminando i materiali con cui erano stati avvolti i corpicini e comparandolo con quello rinvenuto nella disponibilità degli indiziati.
Il padre della Doc lavorò per creare i primissimi software morfometrici per l’analisi delle cellule tumorali e il riconoscimento facciale già alla fine degli anni 80. E’ stato consulente della parte lesa per l’omicidio di Palmina Martinelli e per quello di Pasquina Stramaglia (caso su cui è stato scritto il libro: “Quattro scienziati a caccia dell’assassino” di Sergio Angelillo). Era un uomo geniale e generoso, partì nelle squadre di soccorso all’indomani del terremoto dell’Irpinia, dopo di che la sua famiglia non seppe più nulla di lui per tre mesi, durante i quali temettero addirittura di averlo perso per sempre.
Antonella è nata in una isolata campagna vicino a Bari, vivendo sempre circondata dagli animali: asini, capre, cavalli e anche uno scimpanzè.
Approdò al caso di Nada Cella quasi per caso, ma il successivo incontro con la madre di Nada, ed il legame di stima e amicizia che si è creato con lei, è stato determinante per arrivare alla riapertura delle indagini.
Il suo metodo di lavoro criminologico non contempla solo lo studio accurato del fascicolo, ma si arricchisce di sopralluoghi sul campo, con incontri e conversazioni, spesso rivelatori, con i personaggi entrati a vario titolo nelle indagini.
Chi ha conosciuto Antonella Delfino Pesce ha spesso commentato che è una donna gentile ed empatica, probabilmente è proprio questo che fa la differenza.
Amante degli animali, esperta amazzone, persona fuori da ogni possibilità di catalogazione: speriamo e confidiamo che possa fare la differenza, assieme a Giuseppe Asaro e a Katia Sartori, gli altri due componenti del team che ha lavorato di recente sul caso di Denise Pipitone, per risolvere un giallo che da quasi vent’anni logora le famiglie della bambina, e tutti coloro che ancora credono nella giustizia.