La XX edizione di Sicilia en Primeur che si è tenuta a Cefalù, l’evento dedicato all’anteprima dell’ultima annata dei vini siciliani, ha confermato una tendenza del settore in regione: meno produzione totale, più qualità.
Infatti, il settore ha registrato un calo di oltre il 34% della produzione Doc e Igt nel 2023, ma ha riportato che i vini autoctoni sono sempre più ricchi, sia in gusto che in varietà. È l’identità del territorio siciliano, pieno di carattere, profili aromatici e con una particolare attenzione alla sostenibilità e all’ambiente.
Secondo il co-fondatore di Uva Sapiens, Mattia Filippi, i produttori siciliani hanno creato “vini rossi con una forte identità, bianchi con un profilo aromatico complesso.”
I grandi protagonisti della vendemmia del 2023 sono il vitigno performante Grillo, il Nero d’Avola, il Frappato e il Nerello Mascalese, tutti vini pronti a conquistare il mercato internazionale. Questa tendenza della produzione dei vini in Sicilia conferma che i produttori regionali si concentrano sui vitigni autoctoni, locali, e sul rispetto dell’ambiente.
Sempre di più, i consumatori cercano vini che non siano solo buoni, ma anche sostenibili. In regione, la fondazione SOStain Sicilia, promosso dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia, con il suo programma promuove la sostenibilità per la vitivinicoltura regionale. E sostenibilità non significa solo rispetto dell’ambiente, ma anche benessere dei lavoratori, salute dei consumatori e conservazione delle risorse naturali. Il Disciplinare di SOStain Sicilia ha 10 requisiti minimi da rispettare, che includono il controllo dei 4 indicatori fondamentali: aria, acqua, vigneto e territorio.
La riduzione dell’emissione di CO2 non è l’unico indicatore che individua un’azienda vitivinicola sostenibile. C’è anche la water footprint, cioè la gestione ottimale delle risorse idriche. Questo è l’indicatore acqua, importante soprattutto per i consumi durante i lavori in cantina, non in vigna. Per il vigneto, l’indicatore usato dai produttori è l’impatto ambientale delle pratiche di gestione, come la gestione del suolo e l’analisi degli aspetti legati alla biodiversità.
Per poter rispettare questi requisiti di sostenibilità, l’uso della tecnologia è fondamentale. Strumenti come i sensori e il GPS assistono i produttori di tutto il mondo nella raccolta di dati e nella prevenzione di rischi o malattie delle vigne.
Se strumenti “semplici” come il router permettono di avere una connessione ad Internet sempre e dovunque, le aziende vitivinicole e dell’agroalimentare in generale sfruttano anche tecnologie come il robot Wine Rover che analizza i vini attraverso olfatto e gusto per dare una valutazione della sua qualità. Oppure i sensori per l’enologia di precisione.
Usare la tecnologia permette alle imprese agroalimentari e del vino siciliane di diventare sempre più competitive, anche sul palcoscenico mondiale, e di conquistare nuovi consumatori. In fondo, i turisti arrivano in Sicilia anche per i suoi sapori e i suoi gusti, per godere di una tavola piena di eccellenze.
Secondo una ricerca di mercato dell’osservatorio, coadiuvato dai dati di Confcommercio, Booking, Mastercard e Mabrian, durante l’estate 2024 il 32% degli italiani sceglie vacanze ed esperienze a tema enogastronomico. E il 40% degli italiani e il 47% dei viaggiatori stranieri sceglie iniziative sostenibili, che supportano le comunità locali e le produzioni artigiane. Benessere e qualità sono i temi del turismo moderno, che predilige sempre più le esperienze invece degli acquisti di beni materiali. Nelle valige ci sono le bottiglie di Nero d’Avola, non più i magneti.
Per promuovere il gusto siciliano, iniziative come il Slow Food Day (18 maggio 2024) sono cruciali. Con oltre 100 eventi in tutta Italia, tra gli appuntamenti imperdibili in Sicilia ci sono la visita al pistacchieto dell’azienda I Lochi di Bronte e i laboratori nell’orto collettivo RiGenerareLab per imparare tutto su piante aromatiche, spontanee e coltivate.