Le prospettive di cooperazione al tempo di Giorgia Meloni e del neo-presidente Bassirou Diomaye Faye: parlano l’ambasciatore Ngor Ndiaye e il presidente di Esperienza Italia, Andrea Torracca
di Nico Perrone e Alessandra Fabbretti
ROMA – Senegal e Italia avanti insieme. Nello spirito del Piano Mattei presentato dal governo di Giorgia Meloni ma anche e soprattutto nel solco di un’amicizia cresciuta nel tempo. Anche attraverso le professionalità e i talenti delle diaspore, le comunità di origine straniera che vivono e lavorano in entrambi i Paesi. Andando oltre gli stereotipi e andando al punto: cosa si può fare insieme, con a Dakar il governo del nuovo presidente Bassirou Diomaye Faye, facendo tesoro dell’esperienza italiana e valorizzando risorse e ricchezze del Senegal. Si tratta di una promessa e allo stesso tempo di un impegno. A discuterne nella redazione dell’agenzia Dire, intervistati dal direttore Nico Perrone, sono l’ambasciatore del Senegal a Roma, Ngor Ndiaye, e Andrea Torracca, presidente dell’associazione Esperienza Italia.
SENEGAL. AMBASCIATORE NDIAYE: CON L’ITALIA RAPPORTO PRIVILEGIATO
“Il Piano Mattei per l’Africa per rafforzare sviluppo e cooperazione è un progetto importante, di cui ringraziamo la premier Meloni: il Senegal è un Paese prioritario per l’Italia, ma anche l’Italia è importante per noi: da anni coltiviamo relazioni privilegiate, oserei dire da quando abbiamo ottenuto l’indipendenza”. Parole di Ngor Ndiaye, ambasciatore del Senegal in Italia. Intervistato dal direttore dell’agenzia Dire, Nico Perrone, a poche settimane dall’insediamento di un nuovo governo, Ndiaye evidenzia: “Il Senegal è tra i Paesi più dinamici del continente in termini di cooperazione. Abbiamo un tasso di crescita che quest’anno è stimato intorno al 9%, abbiamo una democrazia vivace, caratterizzata da molteplici alternanze, la più recente delle quali a marzo scorso, quando si sono tenute le elezioni che hanno portato all’elezione di un presidente molto giovane, che ha 44 anni. Così, insieme al primo ministro, abbiamo due leader con meno di 50 anni. Significa che appartengono alla stessa generazione e questo faciliterà la cooperazione tra di loro”.
L’ambasciatore passa quindi in rassegna i settori prioritari: “Per noi sono agricoltura e agroalimentare in generale. Poi infrastrutture, pesca, trasformazione dei prodotti alimentari, trasformazione digitale e altri ambiti di cooperazione come sport e formazione; ambiti prioritari in cui cerchiamo di attirare gli investitori italiani”. Il Senegal vanta anche una forte e storica presenza di cittadini in Italia, tra le più importanti in Italia e forse in Europa. “Per noi è molto importante” conferma ancora Ndiaye, “la definiamo la ‘quindicesima’ regione del Senegal”, che sul proprio territorio ne ha 14. “È anche rappresentata nell’Assemblea nazionale attraverso 15 deputati eletti in Paesi di cinque continenti. Nell’Assemblea ci sono ben tre deputati di origine senegalese eletti in Europa, uno dei quali in Italia. Il mio Paese da sempre crede nelle risorse umane, considerate la nostra ricchezza principale. I nostri cittadini che lasciano il Paese per venire in Italia, lo fanno per studiare o lavorare, e acquisiscono conoscenze e competenze che poi condividono con il loro Paese“. Secondo l’ambasciatore, la maggior parte dei cittadini che espatriano “cercano di non tagliare i rapporti e, anche quando ottengono la cittadinanza, restano in contatto, diventando loro stessi investitori in Senegal, oppure accompagnano investitori e imprese italiane”.
Da questo punto di vista, il diplomatico informa che “come ambasciata stiamo lavorando per creare una Federazione che raduni tutti i senegalesi che vivono in Italia, che ci permetta di sviluppare dei progetti”. Ndiaye sottolinea: “La diaspora inoltre è presente a livello di tutte le iniziative di sviluppo. Il governo sta per mettere in campo anche una Banca della diaspora. Ci sono state diverse iniziative che puntano avvicinare la diaspora, attraverso ad esempio programmi di alloggio o riconoscimenti. Ricordo che durante la pandemia di Covid-19, quando c’è stato il lockdown e le persone affrontavano diversi problemi, tra cui la perdita del lavoro, il governo ha stanziato mille miliardi per sostenere i cittadini residenti all’estero”. Non solo. “Un alto tema che ci sta a cuore è l’equiparazione dei diritti sociali” dice Ndiaye. “Ci sono molti senegalesi che lavorano in Italia ma, una volta in pensione, non hanno accesso ai contributi. Abbiamo presentato un disegno di legge alle autorità italiane e speriamo che, con il nuovo esecutivo in carica, abbia un seguito positivo”.
SENEGAL. TORRACCA (ESPERIENZA ITALIA): PAESE RICCO E STRATEGICO
Per la prima volta si parla di Africa grazie al Piano Mattei. Bene che al primo punto ci sia la necessità di conoscere il continente, perché dobbiamo capire che ha già tutto e che dobbiamo cambiare il paradigma con cui lo osserviamo. Ad esempio, ha quattro volte la superficie agricola dell’Europa ed è il continente con più acqua sottoterra del mondo. Quanto al Senegal, abbiamo tanti progetti per le imprese, la parola chiave è l’autosufficienza alimentare”. A parlare è Andrea Torracca, presidente di Esperienza Italia, associazione che mette in contatto aziende italiane con altre realtà in tutto il mondo per rispondere a problemi e necessità che arrivano da città, comuni e territori italiani.
Nel corso di una intervista con il direttore dell’agenzia Dire Nico Perrone, a cui partecipa anche l’ambasciatore del Senegal, Ngor Ndiaye, si parte dal ruolo che il Senegal gioca per l’Italia e il recente Piano Mattei per l’Africa presentato a gennaio dal governo di Giorgia Meloni. “Che il Senegal sia strategico ce lo spiega la geopolitica” sottolinea Torracca. “La costa opposta, quella orientale, è colpita dal conflitto nel Mar Rosso, che sta mettendo in crisi anche le aziende italiane”. Ma il Paese che si affaccia sull’Atlantico si distingue per una solida democrazia e molte risorse: “Il 70% della popolazione è composta da giovani, ed è ricco di tutto”.
Di recente, ricorda il presidente di Esperienza Italia, “abbiamo firmato l’accordo per un progetto di sviluppo, perché vogliamo portare le imprese italiane a investire in Senegal” a partire dall’autosufficienta alimentare. “L’Africa vive un grande paradosso- continua l’esperto- perché importa alimenti base della propria cultura culinaria, come il riso, importato per quasi il 50%. I Paesi occidentali solo l’anno scorso ne hanno acquistato dall’estero un milione e 500mila tonnellate. Il nuovo governo è consapevole dell’importanza dell’autosufficienza alimentare, che vuol dire lasciare la ricchezza sul territorio, innescare altri processi come la trasformazione alimentare – il Senegal ad esempio produce tanto pesce e mango, che però poi deve buttare in grande quantità – e questo crea posti di lavoro per i giovani”. Per una realtà come Esperienza Italia, assicura Torracca, diventa allora fondamentale il rapporto con la diaspora senegalese. “È diventata la più grande d’Europa superando quella francese, è un dato importante” commenta. “Noi già ci collaboriamo. In Italia mancano cinque milioni di posti di lavoro, e stiamo facendo svariati progetti di formazione e integrazione del mondo del lavoro proprio con la comunità senegalese”.
Uno coinvolge una società di trasporti, un’altra un’azienda di carpenteria. “Stiamo lavorando anche a un istituto per il microcredito in Senegal– continua Torracca- per aiutare la progettualità dei giovani senegalesi in Italia, che intendono reinvestire sul loro territorio. Siamo in contatto con il più grande ente nazionale per il microcredito, che si è detto interessato ad aprire anche in Senegal”. Quanto ai progetti sul campo c’è l’Università del Made in Italy perché, dice Torracca, “la formazione è fondamentale”.
fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it