Il Segretario Generale della Uila Puglia, Pietro Buongiorno fa una riflessione a tutto tondo
In Puglia con l’avvento della stagione delle grandi raccolte torna in auge l’emergenza abitativa dei migranti, come sta avvenendo nei Comuni interessati dalla raccolta delle ciliegie, soprattutto in agro di Turi nel Sud Est Barese e Bisceglie nel Nord Barese. Turi e Bisceglie, per alcuni aspetti, vivono le stesse criticità in questo periodo, ma nei passati anni hanno scelto di affrontarle in modo diverso: Bisceglie riceverà circa 2.2 milioni di euro dal fondo relativo ai Piani urbani integrati per il superamento degli insediamenti abusivi in agricoltura; Turi ha scelto, per tramite della sua amministrazione, di rinunciare ai 4.8 milioni. Lo ricordo ai più: all’interno del progetto Piani Urbani Integrati era prevista per 200 milioni euro (114 per la sola Puglia) una specifica linea d’intervento riservata al recupero di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo.
Sappiamo che la nascita e lo sviluppo di insediamenti irregolari sono terreno fertile per l’infiltrazione di gruppi criminali, un fenomeno che contribuisce a rendere ancora più precarie le condizioni di vita dei lavoratori occupati nelle diverse filiere. L’intervento, infatti, era in esecuzione del piano strategico contro il caporalato in agricoltura e la lotta al lavoro sommerso varato nel 2020 ed è parte di una più generale strategia di contrasto al lavoro sommerso (in osservanza delle raccomandazioni della Commissione Europea) che comprende anche l’aumento del numero degli ispettori del lavoro e la recente sanatoria per i lavoratori agricoli e domestici irregolari.
Come organizzazione sindacale siamo per il rispetto delle regole e ci battiamo quotidianamente per l’affermazione di un lavoro agricolo di qualità rispettoso dei contratti e delle leggi sociali. Ritenevamo che i 114 milioni di euro previsti dal PNRR per il superamento degli inserimenti informali dei migranti in Puglia fossero un segnale di attenzione importante del Governo anche per dare risposte al fenomeno del Caporalato. Abbiamo partecipato, quindi, con interesse alle numerose riunioni che si sono svolte in Prefettura in questi ultimi anni ed abbiamo valutato positivamente l’approccio transdisciplinare della Regione che nell’affrontare un problema complesso legato all’emergenza abitativa dei migranti, ha coinvolto il Politecnico per supportare le amministrazioni comunali nella fase della redazione dei Piani Esecutivi nell’ambito dei Fondi del PNRR. Ciò non è bastato, evidentemente, vista la scelta di molti Comuni di rinunciare a fondi già assegnati. Tra questi annoveriamo proprio il Comune di Turi che ha deciso di non attivare progettualità da oltre 4 milioni di euro per superare in modo definitivo questa divisione netta tra i centri urbani e gli insediamenti di fortuna, una diatesi che non è solo fisica, ma anche culturale ed identitaria.
Come organizzazione sindacale siamo stati tra i primi, e forse gli unici, accanto ad una dichiarazione di plauso per gli stanziamenti, a rimarcare la necessità di supportare i Comuni a creare equipe di tecnici capaci di pianificare, gestire e realizzare questi progetti, già di per sè, complessi.
Come Uila abbiamo ribadito che bisognava partire dall’inclusione di queste persone dal punto di vista lavorativo, sociale, economico e giuridico. Per questo era importante anche parlare non solo di infrastrutture, ma anche di servizi investendo risorse per garantire un meccanismo di trasporti che consentisse a questi lavoratori di arrivare ai luoghi di lavoro in modo sicuro, un tema che è di fatto una delle scommesse più importanti per contrastare il fenomeno del caporalato. Anche oggi ribadiamo che si deve offrire alloggi, pensando a come intermediare domanda e offerta di lavoro ed al contempo permettere a questi braccianti di fruire di servizi indispensabili alla persona che consentano loro di vivere nella legalità ed integrarsi all’interno delle comunità di riferimento.
Ahinoi, la carenza di personale all’interno dei Comuni con le competenze necessarie a redigere i progetti hanno fornito l’alibi a molte amministrazioni per non presentare un progetto a valere sulla misura del PNRR; altre, come forse il caso di Turi hanno fatto delle scelte politiche, come si legge sui giornali, scelte che noto sono condivise anche da chi oggi si presenta come alternativa. Dunque, senza entrare in un dibattito elettorale, noto che ancora una volta si cade nel più becero campanilismo, la più classica della sindrome da Nimby (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”), ovvero “Non nel mio Comune”. Un approccio deleterio per tutti, per le comunità, costrette a fare i conti comunque con insediamenti abusivi, non monitorati, non regolamentati, e gli stessi lavoratori regolari che hanno tutto il diritto ad una accoglienza degna di tal nome.
Ormai il dato è tratto, si sono perse risorse importanti: si sarà costretti a lavorare nell’emergenza, salvo poi fare campagna elettorale sul nulla.