Mimmo Lastella
Carissimi lettori, carissime lettrici
In questi giorni, a Corato, si sta svolgendo la sagra della carne di cavallo, evento organizzato dal comune, in collaborazione col Gal (gruppo d’azione locale alta murgia).
Tale evento, predisposto per la prima volta in città, ha suscitato l’indignazione e lo sgomento di sedicenti animalisti; i quali sostengono che tale sagra rappresenta una sorta di sacrilegio nei confronti di un animale, brutalmente ucciso per ricavarne la carne, carne che secondo la narrazione mainstream e medico-scientifica facente parte del supremo ordine mondialista tecno-sanitario, per intenderci quello che ha imposto i vaccini anti-Covid, è portatrice di tumori al colon.
Orbene, sulla brutalità della macellazione dell’animale, possiamo essere anche d’accordo, come pure che, se mangiata in quantità industriale, possa essere portatrice di malattie anche gravi ed oncologiche, ma con il dovuto rispetto del pensiero altrui, in questo caso del pensiero animalista, non si può esimere dall’affermare che, la carne di cavallo, è una prelibatezza tutta nostrana, facente parte della tradizione culinaria pugliese e più in generale del meridione D’Italia.
Rinomata, è la sua cottura al ragù, secondo l’antica tradizione, cotta a fuoco lento sulla legna ardente, con un fil di fiamma “nà vambugghi’ in vernacolo coratino.” Le antiche massaie, la mettevano a cuocere al mattino presto, in pentoloni posizionati sulle fornacelle, in strada, tale procedura, emanava un gradevole odore, si sentiva nell’aria che era domenica, essendo la pietanza domenicale per antonomasia, preceduta da un bel piatto di orecchiette condite col suo sugo. “Jè l’dor’ dù ragù”, recitava il ritornello di un brano degli Acquarata, scritto in vernacolo dal poeta coratino Gerardo Giuseppe Strippoli.
E che dire, se la si assaggia arrostita sui carboni ardenti sempre sulla fornacella? E dulcis in fundo, è una delle poche carni che si può degustare anche cruda, condita con un po’ di limone e del sale. Famosa, è la salciccia di cavallo cruda, oppure quella d’asino, accompagnata da un buon bicchiere di vino.
Queste, sono le prelibatezze del nostro sud.
Onore e gloria alla carne di cavallo e anche quella d’asino e aggiungo tutte le carni naturali commestibili, altro che la carne sintetica sponsorizzata dall’Unione europea e compagnia cantante.
Per una volta, d’accordo col ministro Lollobrigida.
“scrittore e blogger”.
ph quattrocalici.it