La cattedrale di Altamura non è un impianto tutto federiciano. La storia ci insegna che le cattedrali in genere hanno richiesto molti decenni per essere completate come da progetto, con modifiche in corso d’opera.
Il corpo di fabbrica centrale è senza dubbio di epoca federiciana, mentre le due estremità sono state realizzate in tempi diversi: il portale nel 1350 (Casa d’Angiò) la parte posteriore nel 1490 (Ferdinando I d’Aragona).
Gli stemmi posti lì testimoniano le datazioni.
Inoltre, ogni stemma, attraverso lo scudo, è configurabile in un preciso arco di tempo.
L’imponenza della fabbrica, con i due campanili che svettano verso il cielo, è davvero straordinaria; emana un fascino che stordisce il turista che si che lascia catturare dall’emozione. Davanti a tale capolavoro non si sottrae ad immortalarla nei suoi scatti fotografici ripresi da più angolazioni.
Gli elementi che sublimano il corpo di fabbrica sono gli stemmi, ovvero le armi araldiche, i sigilli di chi nel tempo ha dato il consenso e finanziato i lavori di abbellimento del sacro edificio.
Lo scrivente si interessa di araldica da circa 50 anni, le cui ricerche sono confluite in molte opere, tra cui:
1.Altamura, la Regina della Murgia/Schena Ed./Fasano/1985;
1.Altamura Nobilissima/Schena Ed./Fasano/1995
2.Il codice segreto della nobiltà/Schena Ed./Fasano/2010;
3.Gravina Nobilissima/Favia/Modugno/2014;
4.Polignano Nobilissima/Arti Grafiche Pecoraro/Altamura/2017
5.Spinazzola, tra passato e presente/Arti Grafiche Pecoraro/2018;
6.Altamura, palazzi nobiliari/Arti Grafiche Pecoraro/2024
9.Altamura, le masserie del territorio/Arti Grafiche Pecoraro/2024
In queste pubblicazioni sono stati raccolti e catalogati gli stemmi che sono presenti in palazzi, chiese e masserie. Un lavoro certosino che dà giustizia e dignità a questa disciplina: l’araldica oggi è interpretabile come la grafica degli scalpellini, degli araldisti.
Il portale è senza dubbio l’opera più rappresentativa che caratterizza la cattedrale di stile gotico-romanico.
I due stemmi presenti al centro della cuspide del portale rappresentano a sinistra guardando, l’arma araldica della Regina Giovanna I d’Angiò di Napoli, campo di gigli con 3 lambelli pendenti e Regina nominale di Gerusalemme con la Croce potenziata ; e quello di destra del Principe Filippo di Taranto, del ramo d’Angiò, campo di gigli attraversato da una banda, e Despota di Ròmania (lo stesso stemma è del figlio Luigi, sposato con la predetta regina, entrambi cugini); quindi committenti e finanziatori del portale.
Gli altri stemmi posti al di sopra del portale rappresentano: al centro l’imperatore Carlo V (Aquila bicefala con ali spiegate sormontata da corona a 5 fioroni, tenente lo scudo con gli artigli. Scudo recintato dal collare del “Toson d’oro”; ai lati le imprese delle colonne d’Ercole col motto: “PLUS ULTRA”).
Questo stemma è un capolavoro di araldica; il meglio conservato in Puglia.
A sinistra lo stemma del Viceré di Napoli, Pietro da Toledo (Scudo sormontato da corona regia; arma: d’azzurro e d’argento di tre pezzi in palo, disposti in tre file verticali, scaccate).
A destra lo stemma del Prelato Vincenzo Salar, nominato vescovo dal Viceré Pietro da Toledo con l’approvazione di Carlo V. Sotto, l’iscrizione logorata dal tempo racconta le tappe della chiesa “nullius” di Altamura, ovvero indipendente dal Papa.
Un altro stemma poco noto e per questo mai affrontato dai numerosi storiografi altamurani, è quello collocato tra due finestroni accanto alla torre dell’orologio, a forma di testa di cavallo, rappresentato da tre rose: 2 sopra e 1 sotto databile alla seconda metà del 1200. Finora non è stato possibile attribuirlo a nessuno per mancanza di indizi. Però una ipotesi si è fatta strada nella mia mente.
Probabilmente il Vescovo Pietro di Gravina in Puglia (1280), chiamato per consacrare la chiesa palatina a lavori ultimati, iniziati nel 1232, per non inimicarsi ulteriormente il clero altamurano, pensò di collocare il suo stemma (2 rose sopra, 1 sotto) senza aggiungere il cappello vescovile. Una teoria azzardata, in attesa di ulteriori ricerche.
L’interno della cattedrale a tre navate esprime il suo massimo splendore con il soffitto a cassettone realizzato nel 1850 sotto il vescovato di Mons. Giovanni Falconi, il quale svecchiando altari e sepolcreti, aggiunse il suo stemma e quelli dei regnanti che avevano vissuto la temperie della chiesa palatina: Casa Savoia, d’Angiò, d’Aragona, Farnese-Borbone, Carlo V, Papa Pio IX.