La maternità e la sua celebrazione.

Dal Mondo – La seconda domenica di maggio di ogni anno anno è il giorno in cui si celebra la festa della persona più da tutti amata, ossia la mamma! 

La festa della Mamma ha antiche origini che risalgono all’epoca greco-romana. In particolare, durante il periodo primaverile e, nello specifico, nel mese di maggio erano organizzate feste in onore di antiche civiltà e numerose divinità femminili deputate a proteggere e consacrare la fertilità della donna. 

E’ pur vero che l’idea di dedicare una giornata alla celebrazione ufficiale della figura materna si ebbe solo nel lontano 1870, grazie a due giovani donne. Le pacifiste, nonché femministe, Anna M. Jarvis e Julia Ward Howe, le quali vi proposero anche una data, ossia il 10 maggio, con l’intento di lodare la maternità a livello internazionale. 

Tale data fu modificata nei primi anni del Novecento per conto del presidente americano Wilson, che decise di posticiparla di qualche giorno facendola ricadere alla seconda domenica del mese di maggio. Col tempo, questo fu considerato il giorno ideale per la celebrazione della figura materna e vanne mantenuto tanto negli Stati Uniti, quanto in altre nazioni nel mondo, tra cui anche in Italia. 

Ma chi è madre o chi può rivestire questo importantissimo ruolo?

La “mamma” è colei che accudisce, nutre e dà amore e affetto ai suoi figli, quasi a dimostrare di possedere un’eredità culturale, valoriale e archetipica, che si trasmette di generazione in generazione.

Oggi, però, la figura materna sembra sempre più discostarsi dall’immagine della donna angelus e regina del focolare domestico delle epoche precedenti; questa si è dovuta re-inventare sia rispetto ai bisogni comunitari e sociali, più spesso vincolati ad un contesto prettamente globalizzato, sia verso i suoi desideri di donna e di partner: ad esempio, i ruoli genitoriali si alternano, la donna coltiva la propria cultura e professionalità e sviluppa molteplici e più ardite competenze. 

Insomma, la maternità odierna è comprensiva non solo della capacità generativa e biologica, bensì del coinvolgimento emozionale e psicologico della stessa donna oltre che delle dinamiche sociali in cui la medesima è collocata, poiché il senso di genitorialità non è più imposto, bensì è legalmente tutelato dai diritti e dai bisogni di realizzazione femminile oltre che non necessariamente vincolato all’atto di procreazione fine a se stesso. 

La “mamma perfetta” fortunatamente non esiste! 

Seppur per essere riconosciute in questo ruolo è fondamentale possedere almeno tre differenti abilità, quali la cura, il supporto fisico e valoriale e l’accogliere le angosce e le paure della propria prole, le donne non devono più subire le stereotipie e i pregiudizi culturali legati alla aspettative e tradizioni delle comunità di appartenenza. 

Nei casi più estremi, però, quel delicato rapporto madre-figlio è reso vulnerabile dagli atteggiamenti esasperati messi in atto dalla donna medesima; si possono, infatti, riscontrare sia degli attaccamenti ansioso-ossessivi verso i propri figli, tanto da generare insicurezze e sfiducia in questi ultimi, oppure trascuranti e disinteressati verso i piccoli, tanto che questi cresceranno in uno stato di perenne rabbia e con enormi difficoltà a relazionarsi con terze persone, tra cui amici e futuri partner affettivi. 

In alcune donne, si assiste anche al senso di colpa, che queste provano a causa del giudizio severo che si auto-impongono e per il timore di non essere abbastanza capaci dopo essersi confrontate con le altre mamme. D’altra parte, essere madri significa anche essere un modello positivo per i propri figli, i quali, soprattutto nei primi anni di vita, tenderanno a imitare i comportamenti della figura di attaccamento primaria.

D’altro canto, anche le mamme hanno bisogno di essere capite e aiutate. 

In primis, il principale consiglio per disinnescare questo circolo vizioso è quello di mantenere salda la rete sociale composta da amici e famigliari con i quali potersi confrontare e ricevere supporto. Se la difficoltà percepita dalla donna tende a degenerare e provocare profondi stati depressivi e di angoscia, allora, sarebbe consigliato rivolgersi a una figura professionale, proprio come un terapeuta; lo psicologo, dunque, renderebbe la madre capace di riconoscere sia i propri punti di forza sia i propri limiti e rivendicare coraggiosamente il proprio ruolo. 

E ancora, la mamma dovrebbe dedicarsi del tempo e degli spazi per sé.

Il concetto di tempo personale acquisisce rilievo, se si considerano i ritmi intensi e l’impossibilità di godere di poche ore di “libertà” quotidiana; di conseguenza, è importante ritagliarsi, durante la giornata, del tempo per degli hobby oppure per la lettura di un buon libro. 

A ciò si potrebbe aggiungere anche la pratica meditativa e gli esercizi fisici, entrambi utili per il mantenimento dell’equilibrio psico-fisico della persona. 

Inoltre, risultano importanti i rapporti di amicizia e con persone che stanno vivendo situazioni simili alle proprie, affinché siano evitati il senso di isolamento, lo scoramento interiore e lo stato di solitudine. 

E infine, le mamme dovrebbero essere il più comprensive possibili con sé stesse oltre che abbastanza realistiche e non punirsi per dei futili errori.

Ogni mamma è speciale e per tale va rispettata e come sostenuto anche da Honorè de Balzac “il cuore di una madre è un abisso profondo, al fondo del quale si trova sempre il perdono” e, a mio personale avviso, anche l’amore per la vita.

Augurissimi splendide mamma del mondo!

 

 

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