Il libro di oggi ci butta dentro la storia, chi scrive è Jim Garrison, procuratore distrettuale di New Orleans, che fu incaricato di seguire le indagini per l’uccisione di John Fitzgerald Hennedy avvenuta il 22 novembre 1963 a Dallas
Un uomo, Lee Harvey Oswald, viene subito arrestato perché ritenuto colpevole, folle e solitario, dell’omicidio.
L’America è angosciata e vuole in fretta conoscere la verità e piangere in pace.
Il libro in soffitta diventa un thriller, un’indagine mozzafiato, piena di colpi di scena e lotta di potere.
Il procuratore scopre che a sparare non è stato un uomo solo e che, anzi, molti e molto in alto avevano interesse a bloccare la politica di Kennedy che intendeva porre fine alla Guerra Fredda e all’intervento in Vietnam.
Garrison non la passerà liscia, è deriso pubblicamente, con un attacco da parte dei media e della politica, l’inchiesta da lui promossa finisce nelle sabbie mobili della burocrazia e del potere centrale.
L’opera e la figura di Jim Garrison sono state impersonate dall’attore Kevin Costner nel film JFK – Un caso ancora aperto di Oliver Stone, tratto appunto dal libro.
Il film emoziona ed il regista è un duro osservatore della storia. Ma il libro è pieno di notizie, riferimenti e val la pena di leggerlo.
Ci sono interi capitoli dedicati a Lee Harvey Osvald il presunto killer, perché è proprio, anche in questo personaggio, che si costruisce il cosiddetto capro espiatorio, come spiega l’autore nella sua inchiesta.
Un inchiesta che arriva fino in fondo, svegliando un America che ruggisce ai piani alti di Washington e comincia il declino del procuratore.
Il libro è dedicato a tutti i membri dello staff della procura del distretto di New Orleans, molti dei quali scomparsi senza aver mai smesso di lottare per arrivare alla verità, a loro è mancato il tempo necessario come è mancato allo stesso autore che è scomparso nel 1992.
Un libro della nostra soffitta che riproponiamo alla lettura perché è proprio grazie a questi uomini tenaci, magistrati del mondo, che dobbiamo il fatto che non si debbano più accettare mezze verità, soprattutto in vicende storiche, perché la storia si fa e non si scrive a piacimento.
LA RETE